Secondo i dati di Beecham Research, presentati da Saverio Romeo, Principal Analyst della società di ricerca, i due mercati principali che si svilupperanno nei prossimi anni – l’area di riferimento è Europa e Nord America – saranno quelli dei trasporti e dell’energia. I relatori dell’M2M Forum, evento interamente dedicato al tema Machine to Machine che si è svolto a Milano lo scorso maggio, confermano queste previsioni e aggiungono commenti anche su altri settori dove l’IoT sta avendo interessanti sviluppi, citando in particolare la domotica e il vending. Ecco alcune considerazioni emerse durante la manifestazione.
“eCall” fa crescere l’Automotive – Secondo i relatori è uno tra i mercati più caldi, che si prevede essere più redditizio nei prossimi anni. Anche la ricerca svolta dall’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano conferma questa tendenza: arriva infatti dallo Smart Car il 31% del valore di mercato delle soluzioni IoT relative all’anno 2013 in Italia (quest’ultimo pari a 900 milioni di euro), con una crescita del +35% rispetto al 2012. Una forte spinta l’ha data e la darà eCall, il progetto della Commissione europea che mira a portare assistenza rapida agli automobilisti in caso di incidente stradale attraverso una scatola nera installata a bordo del veicolo (d’obbligo per le vetture omologate dal 2015 in poi) capace di trasmettere alle agenzie di emergenza locali le informazioni del sensore d’impatto dell’airbag e con queste le coordinate della collisione. Ma le applicazioni in questo campo sono numerosissime, a partire dai semafori intelligenti fino al car sharing basato su app per la geolocalizzazione delle auto disponibili, al trafic alarm M2M tra autovetture, ecc.
Nuove possibilità nel campo del vending – Meno sviluppato rispetto ad altri, ma in forte crescita e con grande potenziale è il settore del vending: attualmente tutte le macchine automatiche che vendono prodotti alimentari e non, sono stand-alone e chi esercisce il servizio non ha idea di quale sia lo stato della macchina e degli approvvigionamenti; la loro remotizzazione permetterebbe di ottimizzare i rifornimenti, fare manutenzione predittiva. E soprattutto studiare del marketing mirato: se il pagamento venisse integrato con tecnologie quali l’Nfc, la macchina potrebbe riconoscere il cliente offrendogli un servizio personalizzato e promozioni mirate.
Smart metering: la gestione di energia e gas diventa consapevole – I modelli stanno cambiando e si punta, sul versante energia, a un nuovo modo di produrre e distribuire elettricità, uno scenario dove gli utenti, nodi attivi di una “smart grid”, non sono più solo consumatori, ma anche – attraverso prima di tutto i pannelli solari – produttori di energia che possono vendere, se in eccesso, acquistare da altri utenti, se insufficiente (li si può chiamare “prosumer”, nome derivato dai termini producer e consumer). “Il sistema domestico sta diventando un sistema energetico. Non solo il consumatore diventa attivo, anche i luoghi dove abitiamo cambiano, si trasformano sempre più in strutture complesse studiate per ottimizzare al massimo i consumi. Quello a cui andremo incontro nel futuro sarà una specie di frattale: avremo un sistema energetico complesso che si ridisegna su scala sempre piu piccola fino all’utente” ha commentato Stefano Besseghini, Amministratore Delegato di Rse-Ricerca sul Sistema Energetico, chiamando in causa la domotica come ulteriore settore da tenere sotto osservazione: secondo i relatori (e nuovamente le ricerche del Politecnico lo confermano) avrà un forte sviluppo nei prossimi anni, ed è stato frenato finora dalla mancanza di standard che fossero in grado di garantire l’interoperabilità tra le applicazioni.
Case e smart grid con i livelli di funzionalità descritta sono ancora scenari in costruzione, ma le basi sono già state gettate: lo smart metering elettrico, che permette di misurare, controllare e gestire la produzione e il consumo di elettricità da remoto, in Italia è ormai diffuso. Adesso è il turno del gas: il processo è partito due anni fa con la sostituzione dei contatori legati alle realtà industriali; quest’anno tocca a quelli dei privati. “Nel 2018 il 60% di tutti i contatori residenziali del gas in Italia per legge dovranno essere connessi”, ha detto Tony Spizzichino, Senior Sales Director Italy & South Eastern Europe di Telit Wireless Solutions, che ha proseguito spiegando come il comitato italiano Gas (Cig) abbia scritto le specifiche su come il progetto dovrà essere declinato; si prevede che entro quest’anno il 3% dei contatori sarà già “intelligente”.
Il tema dello smart metering che riguarda energia, gas ma, lo ricordiamo, può avere impatti positivi anche per la distribuzione e il consumo dell’acqua, è il segnale più tangibile di uno spostamento verso un ecosistema che fa del risparmio e della sostenibilità la sua bandiera. Ma come deve modificarsi il consumatore per essere in linea con questo cambiamento? Quello che a più voci è stato ricordato, è quanto sia importante tener presente i limiti dell’utenza: le innovazioni tecnologiche in grado di abilitare l’accumulo di energia autoprodotta tramite il fotovoltaico, quelle che permettono di offrire all’utente informazioni rispetto ai propri consumi, e in generale tutte quelle che sottendono alla creazione degli smart grid, sono sistemi che possono raggiungere alti gradi di complessità; questo aspetto non deve ricadere sul consumatore: “Di fronte a un aumentare della quantità dei sistemi, che diventano numerosi e complementari, è necessario fare in modo di nascondere tale complessità all’utente che non vuole averne evidenza”, dice Besseghini, secondo cui è sbagliato presupporre che il consumatore sia virtuoso, e come tale disposto a gestire sistemi che non abbiano un utilizzo intuitivo.
Simile è il pensiero di Luigi Gabriele, responsabile degli Affari Istituzionali e Regolatori dell’Associazione Consumatori Codici: “Il consumatore italiano assomiglia più ad Homer Simpson che non a Superman: è un soggetto influenzabile, che non analizza puntualmente il proprio utilizzo energetico, legge le bollette solo quando sono particolarmente alte, e dovendo scegliere l’operatore a cui affidarsi, segue una spinta emotiva data da una convenienza più o meno reale”. Una condizione favorita dalla mancanza di un’informazione di qualità – semplice, chiara, puntuale – su cui basare le proprie scelte. L’IoT potrebbe rimediare offrendo strumenti che consentano agli utenti di prendere coscienza di come si producono i propri consumi e il valore che ciascuna azione ha in termini di sostenibilità energetica (ma anche di gas e di acqua) – per esempio, semplicemente, fornendo dei dati tramite panel intelligenti applicati agli elettrodomestici. Quando questo si realizzerà il fantasma di Homer Simpson potrebbe forse allontanarsi per lasciar spazio a un utente che “armato di dati” potrebbe migliorare le proprie abitudini di consumo e orientarsi con cognizione di causa nel mercato dell’offerta.