Nel corso dell’Executive Cocktail Digital Tranformation: che cosa abbiamo imparato dall’esperienza, organizzato da ZeroUno in collaborazione con Citrix, Martin Kelly, Vice President World Wide Infrastructure & Service Delivery di Citrix, ha illustrato l’applicazione pratica del concetto di digital workplace che ormai si coniuga con quello di mobile workplace. La condivisione dell’esperienza di Citrix, azienda storica di soluzioni per la virtualizzazione dei desktop, il networking, la sincronizzazione e condivisione di file e la gestione della mobilità aziendale, ha consentito ai presenti di confrontarsi sulle problematiche e i vantaggi che derivano dall’implementazione di una strategia di digital workplace.
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
IL DIBATTITO – Smart working: It e business trattano alla pari | |
LA SOLUZIONE – Citrix: framework metodologico e soluzioni per il mobile workspace |
Lo smart working e il modello bimodale
“Il tema del mobile workspace, così come quello più in generale dello smart working – ha esordito Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno -, è legato al ripensamento tecnologico e organizzativo in corso nelle aziende e si può riferire molto bene al modello bimodale dell’It transformation, che prevede simultaneamente lo sforzo di presidiare l’evoluzione delle architetture It, con il passo del maratoneta, e l’attenzione a rispondere, con il passo del velocista, alle esigenze quotidiane che provengono dal business”.
Tutto questo in un contesto di relazioni fra modo di lavorare e tecnologie che si è profondamente mutato negli ultimi anni. “Il nostro viaggio nella digital transformation in senso di smart working – ha introdotto Martin Kelly, Vice President World Wide Infrastructure & Service Delivery Citrix – è iniziato nel 2007 con l’avvio di una strategia Bring Your Own Device (Byod) lanciata dal nostro Ceo durante un evento corporate. L’obiettivo era dare risposta a una serie di cambiamenti. Il primo era che la nuova forza lavoro, nata in un’epoca in cui la tecnologia era già pervasiva, chiedeva di poter usare device e applicazioni che era abituata a utilizzare nella vita quotidiana. Ma motivare solo con un cambio generazionale la necessità di introdurre innovazioni come il workplace digitale sarebbe semplicistico. In realtà abbiamo voluto prendere atto anche del tramonto di una serie di vecchie assunzioni. La prima è che il lavoro si svolga all’interno di un ufficio, mentre in realtà un numero sempre maggiore di persone lo conduce in mobilità. Un’altra è che le tecnologie business debbano essere connesse in modalità wired invece che wireless, tipo di connettività oggi in crescita. Un’altra ancora è che l’It aziendale sia prevalentemente on-premises, quando in realtà assistiamo alla crescita impetuosa del cloud. E ancora che le business application siano soprattutto grandi software monolitici: nei fatti assistiamo alla crescita dell’utilizzo di micro-applicazioni”. Collegato con questo fenomeno, emerge il trend a cercare nuove applicazioni non solo all’interno di suite già installate in azienda, ma da app store gestiti dall’It aziendale con tanto di cataloghi.
La predisposizione all’innovazione non ha età
Marco Planzi, Associate Partner Organization Design and Innovation Management di P4I – Partners4Innovation, società di consulting del gruppo Digital 360, alla luce della sua esperienza diretta nella relazione con l’It e gli utenti aziendali, ha confermato questi trend. Ma ha anche messo in luce che, a fronte di essi, “alcune aziende decidono di affrontare il problema, cercando di capire come sfruttare questi trend tecnologici e di approccio ad essi da parte degli utenti aziendali [che secondo Kelly portano alle aziende molti benefici, fra i quali notevoli risparmi nella gestione dell’It e degli spazi fisici di lavoro, ndr], mentre altre restano alla finestra accampando una serie di scuse. Fra queste l’età media degli utenti, che li porterebbe a non essere interessati alle novità tecnologiche o in grado di utilizzarle appieno. In realtà, ormai la maggior parte delle persone, indipendentemente dal dato anagrafico, è già digitale nella vita quotidiana. Sulla base delle nostre ricerche, almeno il 20% dei lavoratori è ‘digital ready’. Se i responsabili di business e gli It manager desiderano abbracciare la digital transformation, si possono individuare queste persone e chiedere loro come ridisegnerebbero gli spazi di lavoro, oppure se sarebbero disposti a fare da ‘beta tester’ di nuove applicazioni sul luogo di lavoro o fuori”. L’adozione dello smart working e del mobile workplace è oggi soprattutto una questione di flessibilità mentale.