Esistono quattro aspetti fondamentali, che devono essere considerati quando oggi si discute di Application Performance Management.
1. APM non significa più avere a che fare con le applicazioni – si tratta piuttosto di impostare una strategia che riguardi le prestazioni digitali, che inizi e finisca con gli utenti finali e che comprenda la capacità di capire e offrire quello di cui hanno bisogno in un momento specifico.
2. La visibilità rispetto alle prestazioni non deve avere gap: i dati incompleti non hanno più senso.
Le organizzazioni devono poter tenere traccia di ogni transazione, 24×7 e 365 giorni all’anno. La comprensione delle esperienze degli utenti rispetto all'intera catena di distribuzione delle applicazioni comporta la scelta di un vendor che abbia la capacità di catturare ogni contatto, ogni click, per ogni transazione, ogni utente, 24×7 per applicazioni native, applicazioni web a pagina singola e applicazioni mobili ibride. Non si tratta più solo di garantire che le applicazioni non incorrano in problemi ma di fornire informazioni significative che possano guidare le decisioni; dati fruibili e preziosi per tutti i membri dell'organizzazione – sviluppo, test, OPS e business.
3. Bisogna sempre pensare in termini di DevOps, non "solo OPS”. Significa che è necessario partire dallo sviluppo perché le prestazioni sono un gioco di squadra che inizia proprio in quella fase. L'obiettivo è rilasciare le applicazioni in modo più rapido, garantendo una migliore qualità nella produzione. Una nuova generazione di APM deve “fare goal” in termini di performance, garantendo cicli di rilascio abbreviati in modo affidabile.
4. La fiducia nelle prestazioni delle applicazioni deve arrivare prima del roll-out di una nuova app o versione e decisamente prima dell’utilizzo da parte dell’utente reale. Se questo avviene, si può essere tranquilli che nessun utente incorrerà in un’esperienza d’uso deludente. Unendo in modo affidabile i test sintetici e la capacità di sfruttare una rete distribuita virtuale di utenti a livello globale (come quella di Dynatrace) non sarà più necessario che un’organizzazione “incroci le dita” quando effettua un roll-out. Si potrà già sapere, in modo certo, che la prestazione sarà impeccabile.
Da sempre, prestiamo particolare attenzione alla natura dirompente della trasformazione digitale, comprendendo cosa comporti per le aziende in tutti i settori, e soprattutto le sue implicazioni per il mercato dell’APM. In particolare, in Dynatrace siamo stati in grado di prevedere e anticipare il passaggio dalla focalizzazione sulle applicazioni a quella sull'esperienza degli utenti.
Lo stile di vita omnichannel sempre più connesso rappresenta una forza sempre in evoluzione e sempre presente. Sta rimodellando il significato stesso di APM, costringendo le aziende a sforzarsi di comprendere come l'esperienza dei loro utenti si possa confrontare con quella dei concorrenti, e a farlo prima ancora che utenti reali usino la loro app mobile o sito. Chiamatela pure la “rinascita del test sintetico!”.
Il 2014 è stato un anno importante per Dynatrace, la separazione da Compuware ci ha permesso di diventare maggiormente agili e flessibili e di concentrarci esclusivamente sulle soluzioni che forniscono informazioni in tempo reale e una visibilità rispetto ai servizi digitali – e agli utenti – immediata e sfruttabile da tutti i membri dell'organizzazione. Da poco abbiamo annunciato la fusione con Keynote che ci permetterà di rendere ancora più rapida la nostra capacità di innovare e distribuire soluzioni di digital performance management più affidabili sul mercato portando l’esperienza digitale verso livelli mai raggiunti prima. Questo è il nostro impegno in un mondo che cambia.