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Qualcomm e Google mettono RISC-V negli smartwatch del futuro

Open, oltre che più flessibile e scalabile, lo standard RISC-V è la chiave per aprire il mercato e potenziare il livello di innovazione e libera competizione. I vantaggi cominciano a interessare anche le big che lo prima lo consideravano un rivale o un “player minore” dell’ecosistema

Pubblicato il 09 Nov 2023

Immagine di kentoh su Shutterstock

É da decenni che esiste RISC-V, ma solo negli ultimi anni sta iniziando a far breccia nel mercato. Lo indicano tanti segnali, l’ultimo arriva da Qualcomm che, di recente, ha scelto di adottarlo all’interno di una sua collaborazione con Google nel campo dei dispositivi indossabili.

Al di là delle singole strategie aziendali delle due big, si tratta di un ulteriore passo avanti per questo open standard. Con un tocco di ottimismo, si può intravedere una svolta anche per l’intero settore dei wearable, dove potrebbero aprirsi nuovi spazi di innovazione e di libertà di competizione.

CPU a basso consumo e alte prestazioni per indossabili

Malgrado i suoi ampi impatti sul sistema, l’annuncio di Qualcomm è molto circostanziato. Riguarda in particolare l’adozione dell’ISA RISC-V per una piattaforma Snapdragon Wear di prossima generazione. L’azienda non vende wearable ma chip, per cui ciò che realizzerà è un core RISC-V custom, adatto a dispositivi indossabili che finiranno negli smartwatch e in altri simili device prodotti da altre società. Da Google, per esempio, che da parte sua ha preso l’impegno di affinare il proprio sistema operativo affinché permetta a questo speciale chip di funzionare bene, sia sotto il profilo delle prestazioni che dei consumi.

Entrambe le aziende sono al lavoro, sia dal punto di vista tecnologico che di business, per garantire che le applicazioni e un robusto ecosistema software per RISC-V siano disponibili per un lancio commerciale previsto a livello globale.

L’obiettivo più strategico e lungimirante che si nasconde dietro a questo annuncio è quello di ampliare il numero di prodotti all’interno dell’ecosistema per sfruttare le CPU personalizzate a basso consumo e ad alte prestazioni.

Il futuro di RISC-V, ora accolto anche dalle big

La notizia “wearable” di Qualcomm va affiancata a quella del suo recente investimento in una nuova azienda finalizzato a far progredire lo sviluppo dell’hardware RISC-V. Una mossa congiunta di più big tech, in verità, condivisa con “le colleghe” Bosch, Infineon Technologies, Nordic Semiconductor e NXP Semiconductors. L’obiettivo comune è quello di spingere l’acceleratore su RISC-V, consapevoli di dover e poter valorizzare paradigmi tecnologici che incoraggino una innovazione aperta e libera.

Investire in RISC-V per queste realtà significa democratizzare lo sviluppo di core completamente personalizzati, consentendo a un numero sempre maggiore di aziende di entrare nel mercato, con conseguente aumento dell’innovazione e della concorrenza.

L’apertura, la flessibilità e la scalabilità di RISC-V promettono vantaggi all’intera catena del valore, dai fornitori di silicio agli OEM, ai provider di dispositivi commerciali e ai consumatori. Da “rivale minore” delle soluzioni ARM, quindi, questo standard aperto e in espansione anche tra i VIP del mercato sta muovendo rapidi passi avanti verso una maturità quasi insperata, dopo tanti anni trascorsi nell’ombra. All’interno di questo percorso di crescita, l’annuncio di Qualcomm e Google rappresenta un passaggio importante, perché ne fa intuire un uso più consumer e diffuso rispetto agli impieghi che l’hanno visto protagonista finora.

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