Si diffonde l’Internet of Things

Ciascuno di noi convive con migliaia di oggetti intelligenti; la possibilità di interconnetterli apre la strada all’affermarsi di un nuovo paradigma, quello dell’Internet delle cose. Proprio per analizzarne lo stato dell’arte, individuarne gli ambiti applicativi, il loro grado di maturità, di diffusione e le opportunità per imprese, Pubblica Amministrazione e singoli individui è nato il nuovo Osservatorio Mip, Internet of Things. Ecco alcuni primi risultati di analisi dei fenomeni.

Pubblicato il 05 Set 2012

L’Internet delle cose si basa sulle opportunità che derivano dagli oggetti intelligenti che, senza che ce ne rendiamo conto, ci circondano. Si tratta di oggetti dotati di identità, che possono essere localizzati, che hanno capacità di elaborazione e di interazione con l’ambiente circostante. Il salto in più è la loro capacità di interconnettersi, attraverso una rete che deve possedere caratteristiche come standardizzazione e apertura, raggiungibilità, accessibilità, multifunzionalità per consentire agli oggetti di poter scambiare le informazioni possedute, raccolte o elaborate e poter eseguire attività di conseguenza. Nasce così il nuovo paradigma, l’Internet delle cose.

Gli ambiti applicativi sono innumerevoli con impatti significativi e, auspicabilmente, positivi sulle attività di imprese e pubbliche amministrazioni e sulla vita delle persone. L’Osservatorio Internet of Things (IoT) della School of Management del Politecnico di Milano ha fatto il punto sulla situazione in Italia a partire dalla presenza di circa 3,9 milioni di oggetti interconnessi tramite rete cellulare, con una crescita del 13% rispetto al 2010, a cui vanno aggiunti 34 milioni di contatori elettrici che comunicano tramite onde convogliate, utilizzando cioè la modulazione del segnale elettrico con cui sono alimentati.

Alessandro Perego, responsabile scientifico dell'Osservatorio Internet of Things

“L’Internet of Things possiede un potenziale applicativo sterminato e certamente inciderà progressivamente sul tessuto economico e sociale di ogni Paese – afferma Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things – La velocità di diffusione nei diversi ambiti applicativi però non sarà omogenea, ma condizionata da fattori tecnologici e competitivi articolati. Tutti gli oggetti, infatti, possono diventare ‘intelligenti’ connettendosi alla rete e scambiando informazioni su di sé e sull’ambiente circostante, ma questo processo non avverrà in tutti gli ambiti con la stessa velocità: dipenderà infatti dall’esistenza di soluzioni tecnologiche consolidate, dagli equilibri competitivi dei mercati e, in definitiva, dal bilancio tra il valore dell’informazione e il costo di creazione della rete di oggetti intelligenti”.

Molti sono gli ambiti di applicazione potenziali; si va dall’autovettura che dialoga con l’infrastruttura stradale per prevenire incidenti, agli elettrodomestici di casa che si coordinano per ottimizzare l’impegno di potenza; dagli impianti di produzione che scambiano dati con i manufatti per la gestione del loro ciclo di vita, ai semafori che si sincronizzano per creare un’onda verde per il passaggio di un mezzo di soccorso; dai dispositivi medicali che si localizzano nel presidio di un pronto soccorso, agli sci che inviano informazioni sullo stato della neve e moltissimo altro ancora.

340 applicazioni: mature, sperimentali, embrionali

L’Osservatorio ha individuato alcuni degli ambiti in cui più probabilmente si affermerà l’Internet delle cose; fra questi: Smart City, Smart Home, Smart Energy, Smart Environment, Smart Car, eHealth, ma ce ne sono molti altri.

L’Internet of Things non è dunque più un’ipotesi futuribile ma prevede concrete applicazioni già funzionanti anche se spesso in stadio di pilota. L’Osservatorio ne ha identificate 340 solo in Italia che ha classificato sulla base del grado di maturità individuando gli ambiti applicativi più consolidati, quelli sperimentali e quelli ancora embrionali.

Gli ambiti applicativi più consolidati riguardano nella maggior parte dei casi soluzioni semplici, con oggetti dotati di una sola funzione specifica e che rispecchiano solo in parte le caratteristiche di apertura e raggiungibilità che caratterizzano l’Internet of Things. Ne sono esempi i sistemi di antintrusione e la videosorveglianza, la gestione delle flotte aziendali, la tracciabilità di oggetti di valore come apparecchiature elettrobiomedicali e la manutenzione di dispositivi e impianti, il monitoraggio del traffico cittadino tramite telecamere e la localizzazione dei mezzi utilizzati per il trasporto pubblico. Tra le soluzioni consolidate se ne evidenziano alcune già vicine al paradigma Internet of Things, caratterizzate cioè da una maggiore raggiungibilità degli oggetti e da funzionalità di elaborazione dati in locale. È il caso dei contatori intelligenti per la misura dei consumi elettrici, le soluzioni domotiche per l’energy management, per la sicurezza delle persone e la gestione di scenari ambientali, i servizi di infomobilità e i box Gps per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida.

Gli ambiti sperimentali di Internet of Things in Italia presentano invece ancora poche applicazioni già operative e molti progetti pilota. Ne sono esempi le soluzioni basate su tecnologie Rfid (Radio Frequency Identification) per la gestione della supply chain (Smart Logistics) che si affermano ancora con difficoltà. Le soluzioni di telemonitoraggio dei pazienti (eHealth) che consentono di ridurre il ricorso all’ospedalizzazione, contraendo i costi e al contempo migliorando la qualità di vita e cura dei pazienti, sono disponibili ma si riscontra una certa lentezza nel passare dai pilota ai progetti esecutivi. Per quanto riguarda i contatori intelligenti, attualmente vi è una netta prevalenza del settore elettrico per la trasmissione di dati di consumo da parte dei concentratori e delle cabine secondarie, con oltre 34 milioni di Smart Meter che comunicano tramite onde convogliate ossia la modulazione del segnale elettrico con cui sono alimentati. Per le altre utility, per le quali è ancora marginale il contributo, l’Osservatorio prevede una forte crescita nei prossimi anni, sulla spinta delle regolamentazioni previste a livello europeo o già deliberate in ambito gas e calore. È il caso della delibera della Regione Lombardia (IX/2601 novembre 2011) per il calore o dell’obbligo di messa in servizio di Smart Meter per la telelettura e la telegestione dei contatori gas definito fin dal 2008 dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG). L’attuazione è a buon punto per gli utenti industriali ma ha trovato difficoltà di applicazione (non di tipo tecnologico ma organizzativo ed economico) per le utenze domestiche, che rappresentano solo un terzo dei consumi, ma ben il 98% delle utenze.

Casi di applicazioni in Italia e nel mondo

Per maggiore concretezza, riportiamo di seguito alcuni esempi di applicazioni consolidate riportati dall’Osservatorio. La novità degli esempi non si basa tanto sulla presenza di singole tecnologie particolarmente innovative ma sulla capacità di far comunicare in modo semplice, tramite reti intelligenti, sensori, attuatori e sistemi informatici centralizzati, che rappresenta alla fine il cuore dell’Internet of Things. Octotelematics offre servizi basati sull’installazione a bordo dell’autoveicolo di box Gps/Gprs per raccogliere informazioni sul traffico e rilevare incidenti da cui determinare profili di guida con finalità assicurative. Tarasconi Trasporti effettua il monitoraggio della flotta tramite localizzazione satellitare (box Gps/Gprs) che, in collegamento con i sistemi aziendali consente l’aggiornamento costante e automatico dei piani di viaggio. Gambling Machine impiega sistemi IoT per localizzare la macchina su cui si gioca, rilevare anomalie nel gioco e bloccarla in caso di rilevazione di irregolarità. Il caso più diffuso è infine, come già accennato, quello dei contatori intelligenti di Enel, utilizzati per il telecontrollo, la telegestione e la disabilitazione. Su questo fronte la copertura del territorio è ormai praticamente conclusa e la frontiera della ricerca si è spostata sull’offerta di funzionalità aggiuntive, soprattutto nell’ottica di sviluppo delle Smart Grid, trainato, da un lato, dalla generazione alternativa di energia elettrica (da fonti rinnovabili come il fotovoltaico) e dall’altro dal rifornimento di energia elettrica a veicoli elettrici ed altri apparati mobili. In quest’ultimo ambito diversi i progetti pilota fra cui, oltre a quello Enel a Isernia, il progetto Acea e Toshiba a Roma.

Molti i progetti nel mondo. In Germania è ad esempio stato creato uno stabilimento (Smart Factory KL) che funge da laboratorio per i progetti di fabbrica intelligente; in Israele è stato lanciato un progetto, in collaborazione con l’Italia, per sfruttare l’intelligenza a bordo dei veicoli per la diffusione di alert su traffico e viabilità; in Gran Bretagna è stata creata una rete di telemonitoraggio fra ospedali, cliniche e abitazioni private per agevolare la cura nelle zone rurali; negli Usa il Chicago Fire Department ha installato sensori wireless in prossimità o all’interno dei rivelatori di fumo negli edifici che comunicano con i sistemi di rilevazione interni ai mezzi dei vigili del fuoco per facilitare i soccorsi in tempo reale. Ancora, in Israele, grazie a rilevatori intelligenti di condizioni ambientali (umidità, temperatura…) che trasmettono i dati a un sistema centralizzato è possibile migliorare le tecniche agricole, in particolare ottimizzare l’irrigazione in una situazione di scarsità idrica.

Tornando all’Italia l’Osservatorio evidenzia, come sopra descritto, la presenza di numerosi progetti in cui gli oggetti hanno un certo grado di intelligenza e trasmettono in rete informazioni in loro possesso; “Le soluzioni – afferma Perego – sono però spesso realizzate con tecnologie proprietarie e basate su applicazioni chiuse e dedicate. L’evoluzione verso l’affermazione del paradigma IoT non può certo prescindere da queste soluzioni, ma si dovrà lavorare per ottenere apertura e standardizzazione, come garanzia per un’adeguata diffusione”. Per le aree dove anche le sperimentazioni sono ancora scarsamente diffuse, sarà invece fondamentale una migliore comprensione del valore generato e la ridefinizione, in alcuni casi, delle strategie di comunicazione verso i potenziali utenti.

“L’iniziativa privata è indispensabile per portare innovatività, creatività e, al contempo, velocità nella selezione degli ambiti più promettenti”, sottolinea Perego. Ma un ruolo chiave nello sviluppo dell’Internet of Things dovrà essere svolto anche dal soggetto pubblico. “In molti ambiti il soggetto pubblico agisce come ente regolatore, imponendo l’adozione di soluzioni ritenute di valore per il sistema paese. In altri casi effettua a livello centrale un’azione di indirizzo delle iniziative attraverso lo stanziamento di fondi straordinari destinati a enti pubblici locali e aziende private. Infine, vi sono alcuni ambiti in cui il pubblico è direttamente il committente”, conclude Perego. Insomma: un ruolo sempre più centrale.

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