Il ridisegno della rete come sistema nervoso intelligente alla base del business è stato il tema dell’Executive Dinner organizzato da ZeroUno in collaborazione con InfoVista dal titolo “Software-defined Wan: le applicazioni disegnano il networking per una migliore user-experience”.
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DIBATTITO – Disegnare la SD-Wan per la user experience: metodologie ed esperienze |
“Nel contesto di digitalizzazione di impresa – ha esordito Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno – il network diventa sempre più strategico per il business e fondamentale per il corretto smistamento di applicazioni e servizi. Serve una rete intelligente e adattiva rispetto alle specificità degli utenti e alle conseguenti priorità applicative. Bisogna per questo capire come ottenere la migliore governance su reti sempre più complesse e ibride, ma in grado di garantire la qualità di servizio per l’utente finale. Il tutto senza trascurare gli elementi legati alla sicurezza”.
“Per 40 anni – ha spiegato Antonio Capone, Full Professor, DEIB e Director, Politecnico – il networking si è basato sul principio delle funzioni distribuite, che devono agire di concerto pur avendo un’elaborazione locale. Il modello funzionava insomma in orizzontale, dove la necessità era sincronizzare il comportamento delle applicazioni all’interno dei dispositivi. In questo contesto, i fornitori hanno creato piattaforme sostanzialmente chiuse, con alcune interfacce standard per consentire ai clienti eventuali personalizzazioni”. Tra le maggiori criticità del paradigma classico, la proliferazione di apparati di rete (Firewalls, DPI, NAT ecc.) e di protocolli standard nati per risolvere applicazioni specifiche, nonché la difficoltà di indirizzare il traffico attraverso la funzione corretta.
L’innovazione Software-Defined
Quali sono quindi le novità introdotte dal paradigma Software Defined Network (SDN)? “Cambia la prospettiva, da orizzontale a verticale. La rete rimane fisica e distribuita con apparati di switching, che diventano però programmabili grazie all’astrazione del piano dati e a un sistema operativo di rete (controller/orchestrator), con il compito di offrire una vista complessiva sul network e programmare da remoto i dispositivi”.
Come abilitatore della rete software defined, nel 2009 si è affermato il protocollo OpenFlow, che permette la comunicazione tra control e data plane grazie a tabelle di inoltro, dove per ogni tipologia di traffico viene definito l’instradamento. Il paradigma SDN, poiché permette di gestire centralmente il forwarding plane dei dispositivi di rete sia fisici sia virtuali, si presta all’utilizzo nel nuovo contesto di datacenter virtualizzato e orientato al cloud.
Nelle reti di comunicazione geografiche, dove l’eterogeneità e la complessità delle connessioni rappresenta una sfida ulteriore per la qualità del servizio e la user experience da garantire, il paradigma software-defined trova interessanti ritorni di flessibilità sul medio-lungo periodo, oltre ai vantaggi di abbattimento dei costi e controllo centralizzato da unica dashboard: “Grazie all’agilità, si possono immaginare nuovi servizi, mentre la facilità di configurazione permette maggiore autonomia dai vendor”, ha evidenziato Capone. Tra le funzionalità dell’SD-Wan, Capone ha elencato: la resistenza ai guasti, con meccanismi di monitoraggio che permettono di dirottare il traffico su switch/router alternativi in caso di failure sui dispositivi primari; controllo, analisi e classificazione dei flussi di traffico, con definizione di policy; definizione del service changing e delle regole di sicurezza; orchestrazione dinamica della rete, che permette di gestire il traffico in base alla tipologia di applicazioni (ad esempio utile in scenari Byod).
“Il paradigma SDN oggi si sta diffondendo velocemente nel mondo delle reti geografiche, rivoluzionando progettazione, gestione e funzionamento delle reti” ha concluso il professore.