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Wearables (dispositivi indossabili): cosa sono, applicazioni ed esempi

Dai popolari smartwatch ai meno usati smart glasses, passando per una serie di device che trovano applicazione nello sport, nella medicina, nei processi industriali e in svariati altri casi d’uso. In comune, l’“indossabilità”, l’intelligenza e la capacità di connettersi in un ampio ecosistema. Guida al mondo degli wearables per come li conosciamo oggi e per come potrebbero cambiare nel prossimo futuro

Pubblicato il 16 Dic 2021

wearables

L’universo dei dispositivi indossabili o wearable devices oggi si presente particolarmente ricco e vivace. Si tratto di un mercato che, secondo Gartner, ammonterà a 81,5 miliardi di dollari nel 2021, con un aumento del 18,1% rispetto ai 69 miliardi di dollari del 2020. Sono soprattutto gli smartwatch a guidare questo trend. E il fatto che, a detta di Gartner, “i consumatori si affidano a questi dispositivi per il lavoro a distanza, le attività di fitness, il monitoraggio della salute e altro”. Una cosa è certa. Gli oggetti che popolano la tecnologia riconducibile nell’ambito dei dispositivi indossabili sono sempre più numerosi. E questo si ricava dal significato e dalla storia degli wearables.

Cosa significa wearables

La caratteristica principale di un werable device è, anzitutto, la sua “indossabilità”. È una peculiarità che consente a un dispositivo elettronico di essere portato addosso da una persona per ottenere differenti scopi. Dall’acquisizione di informazioni in tempo reale al rilevamento di parametri biometrici per motivi sanitari.

La seconda caratteristica, perciò, è che questa tipologia di dispositivi possiede una certa “intelligenza”. Ha una capacità evoluta di gestire o acquisire i dati alla stessa stregua di uno smart device impiegato nella domotica o in processi industriali di ultima generazione.

La terza prerogativa dei sistemi wearables è la loro possibilità di connettersi e di dialogare con altri dispositivi. Essi si collegano attraverso tecnologia wireless o Bluetooth, fino a entrare a far parte di un ecosistema in cui l’utente rimane al centro. Questa caratteristica colloca i dispositivi indossabili nella più ampia famiglia dell’Internet of Things (IoT). Settore che comprende l’insieme della sensoristica e delle architetture che estendono il mondo del web anche agli oggetti.

Storia e nascita dei dispositivi indossabili

Generalmente si fa risalire l’invenzione degli indossabili a Claude Shannon e Edward Thorp. Essi, agli inizi degli anni Sessanta, realizzarono un werable computer grande quanto un pacchetto di sigarette per calcolare con anticipo dove si sarebbe fermata la pallina di una roulotte. Il loro congegno non sarebbe stato visto di buon occhio nei casinò di Las Vegas. Quindi, lo miniaturizzarono affinché potesse essere nascosto in una scarpa.

Al di là di questo tentativo pioneristico, la storia dei dispositivi indossabili è stata legata fin dal principio a quella degli orologi. Noti produttori come Seiko e Casio negli anni Settanta del secolo scorso cominciarono a corredare di funzionalità aggiuntive (cronometro e calcolatrice in primis) i loro orologi da polso.

Bisogna poi arrivare alla fine degli anni Ottanta per trovare i primi apparecchi acustici e agli anni Novanta per la webcam indossabile. Il 2000 inaugura il boom degli wearables, a cominciare dall’avvento dei lettori MP3 e dagli auricolari Bluetooth. Da qui una nuova generazione di prodotti e la nascita stessa delle aziende che li commercializzavano.

GoPro, con le sue action cam resistenti agli urti e all’acqua, viene fondata nella prima metà del 2000. E FitBit lancia nel 2008 sul mercato il precursore dei moderni fitness tracker.

Applicazioni dei dispositivi indossabili

Da allora le applicazioni abbinate alle varie consuetudini della vita quotidiana hanno segnato una crescita esponenziale, tanto da rendere perfino difficile mappare in maniera completa tutti i contesti d’impiego dei dispositivi indossabili.

Si possono, tuttavia, tracciare delle tendenze che attualmente manifestano una certa maturità, come quelle che si riferiscono all’ambito sportivo e a quello della salute.

Contemporaneamente è anche possibile rinvenire una vocazione sempre più spiccata all’incrocio di settori merceologici differenti. Infatti, vi sono le big tech che producono in autonomia oggetti appartenenti al mondo wearable. Inoltre, si registra l’interesse del comparto moda all’integrazione di dispositivi nei capi d’abbigliamento o quello del manufacturing per casi d’uso specifici legati ai processi produttivi.

Ambito sportivo

Uno dei dispositivi indossabili di maggiore successo è, come sottolineato all’inizio, lo smartwatch. In realtà, quest’ultimo possiede una versatilità tale che gli consente di inglobare wearables di livello inferiore, come lo smartband, cioè il braccialetto elettronico dedicato al fitness.

Entrambi prevedono funzioni di base quali cardiofrequenzimetro, contapassi, monitoraggio sonno e stress, ossigenazione del sangue e rilevamento automatico dell’attività. Inoltre, possono essere impostati per discipline sportive che vanno da quelle indoor (tapis roulant, vogatore, yoga ecc.) a quelle all’aria aperta come corsa, ciclismo e nuoto.

Per gli amanti del trekking, poi, oggi esistono dispositivi che possono essere inseriti nelle suole delle scarpe. Connessi allo smartwatch o allo smartphone, esis sono in grado di tracciare il tragitto, lo sforzo, le calorie consumate, la pendenza e i chilometri percorsi.

Ambito medico

Gli wearable devices che stanno prendendo piede in campo healthcare si ispirano a principi analoghi a quelli adoperati per il fitness. Permettono ad esempio di rilevare i parametri vitali dei pazienti. Possono, anche, essere messi a disposizione del personale medico ai fini di un monitoraggio costante. Idealmente, queste informazioni potrebbero integrarsi con la cartella clinica elettronica, ma per adesso si tratta di una possibilità fattibile solo tecnicamente. La normativa europea in materia di tutela della privacy, giustamente, non ne agevola certo l’adozione.

Altre funzionalità, come quella del man-down che allerta gli operatori in caso di caduta o malore di un ospite di una struttura sociosanitaria, non hanno alcun vincolo giuridico. Stesso discorso vale per i sistemi che avvertono qualora chi li indossa si allontani da un’area ritenuta sicura. L’unica difficoltà, a prescindere dal tipo di segnale associato al wearable, è dettata dalla docilità o meno dell’assistito. Egli, magari non sempre nel pieno delle sue facoltà, può non volere addosso un oggetto elettronico.

Smart glasses

Gli smart glasses, gli occhiali “intelligenti”, rientrano a pieno titolo tra i dispositivi indossabili. La loro prima versione, i Google Glass, è stata un totale insuccesso perché non ha trovato un mercato pronto ad accogliere il concetto allora avveniristico di realtà aumentata. Nel panorama industriale contemporaneo stanno invece trovando felice applicazione.

L’uscita degli occhiali nati dalla collaborazione tra Facebook e Ray-Ban è in dirittura d’arrivo. Inoltre, gli HoloLens 2 di Microsoft e i Google Glass Enterprise Edition 2 sembrano aver imboccato la strada giusta dentro le fabbriche o dovunque bisogna mettere in condizione l’operatore di lavorare a mani libere. Non solo, quindi, gli stabilimenti produttivi, ma anche settori come la medicina, dove offrono uno strumento per la formazione virtuale, o come la difesa. Non a caso Microsoft ha siglato quest’anno un accordo del valore 21,88 miliardi di dollari con l’esercito americano per la fornitura di 120 mila headset basati sulla tecnologia HoloLens.

Esempi di wearable technology

Realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista contribuiscono a potenziare strumenti come gli smart glasses. Esse rappresentano tecnologie indipendenti che prescindono dall’indossabilità dei device su cui sono veicolate. Un esempio di tecnologia che, invece, è strettamente collegata agli wearables è la tecnologia NFC (Near Field Communication).

Evoluzione del metodo di autenticazione con radiofrequenza RFID, consente la trasmissione di dati bidirezionali senza contatto tra due dispostivi che si trovano a poca distanza l’uno dall’altro.

Il suo maggiore utilizzo al momento riguarda i pagamenti contactless. Quest’ultimi, secondo i dati degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, nel 2022 dovrebbero arrivare a valere tra 0,5 e 1 miliardo di transato. A decretare la popolarità di questo modello di pagamento è la circostanza che basti avvicinare il dispositivo indossabile al POS del negozio per effettuare la transazione. Il che risulta molto comodo soprattutto per importi che non superano la soglia per cui è richiesto l’inserimento del PIN.

Il futuro della wearable technology

La tecnologia degli wearable devices è destinata a progredire in seguito specialmente ai progressi nella miniaturizzazione. Questo è almeno il parere di Gartner. Quest’ultima la considera uno dei fattori di maggiore influenza nel mercato dei dispositivi indossabili. E prevede che entro il 2024 le capacità di miniaturizzazione evolveranno al punto che il 10% di tutte le tecnologie wearables diventeranno “discrete” per l’utente. Cioè non invasive.

Già adesso gli smart clothes, i vestiti con tecnologia integrata, sono una realtà. In futuro i dispositivi indossabili potranno prendere la forma di stampati, cerotti intelligenti e perfino di oggetti ingeribili. Questa loro “discrezione”, a detta di Gartner, farà in modo che siano accettati anche da quegli end user tradizionalmente riluttanti. È il caso dei pazienti anziani, che potranno beneficiare di applicazioni mediche d’avanguardia invisibili, o quasi, senza che questo richieda una particolare attenzione da parte di chi li indossa.

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