Attualità

La thinking economy, secondo SAP

L’intelligenza artificiale a misura d’impresa e le sfide tecnologiche per aumentare l’automazione dei processi, semplificare le interfacce utente e innovare il business. Le sfide del futuro raccontate da SAP Italia al tradizionale Executive Summit di Cernobbio

Pubblicato il 14 Mar 2018

luisa arienti sap

CERNOBBIO – L’intelligenza artificiale darà contributi al business d’impresa? A questa domanda è stato dedicato il SAP Executive Summit tenuto nei giorni scorsi a Villa d’Este, a Cernobbio, alla presenza di circa 400 tra CEO e delegati d’imprese italiane. Un evento che cade a 30 anni dalla creazione della filiale italiana di SAP, e dedicato alla “Thinking Economy” ossia alle trasformazioni che, entro 10 anni, determineranno i 150 miliardi di oggetti connessi in rete, costringendo le aziende d’ogni settore a muoversi in un universo di macchine sempre più intelligenti e pensanti. Luisa Arienti, AD di SAP Italia, fa appello alla domanda “Can machine think?” espressa da Alan Turing in un famoso articolo del 1950 per spiegare come agenti intelligenti, robot e software stanno prendendosi carico di attività che erano appannaggio dell’essere umano.

luisa arienti sap
Luisa Arienti, AD di SAP Italia

“Come riconoscere immagini, capire una conversazione, rispondere a domande su contenuti specifici, fino alla capacità di elaborare strategie e tattiche”. Un mondo che i futurologi hanno descritto anche con visioni apocalittiche. “Con l’AI vogliamo essere innovativi ma prudenti. Latori di un approccio realistico che esalti la sinergia uomo-macchina per svolgere compiti con sicurezza”. Arienti cita i dati di una recente ricerca PWC sull’impatto dell’AI sull’economia globale: +2.9 triliardi di dollari entro il 2021, +15,7 triliardi $ entro il 2030. Una crescita che, grazie a grandi investimenti, vedrà in testa la Cina con una crescita del 26%, seguita dagli USA (14%) e dall’Europa (da +9 a +12% a seconda dei Paesi). SAP ha commissionato ad Ambrosetti una ricerca sui CEO delle medie e grandi aziende italiane per conoscere quali esperienze e sfide si aspettano nel futuro. “Dai dati preliminari (la ricerca si concluderà a maggio, ndr) il 77% dei CEO ritiene che l’AI contribuirà alla crescita e alla competitività aziendale – precisa Arienti -. Il 51% dei rispondenti dice anche di non conoscere bene impatti e benefici. Per questo – continua la manager – è importante il ruolo di SAP per aiutare le imprese ad evolvere e avvalersi di ciò che la tecnologia può fare”. Circa 10 anni fa SAP presentava la tecnologia di elaborazione in-memory Hana, “che ha permesso di creare applicazioni di nuova generazione nel campo dell’analisi di dati e transazioni – spiega Arienti -. Oggi siamo pronti con sistemi e applicazioni che permettono di realizzare la thinking economy”. Per bruciare la nuova tappa, SAP ha fatto shopping di tecnologia negli ultimi anni. L’ultima, del gennaio scorso, riguarda la società francese Recast. AI che opera nel campo delle chatbot vocali. “Significativa aggiunta alla piattaforma SAP Leonardo che supporta funzioni di machine learning e blockchain. Con il machine learning è possibile umanizzare le interfacce utente e facilitare la collaborazione con le macchine, creare opportunità per migliorare la vita delle persone”.

Vizi e virtù dell’AI

Stuart Russell, professor of electrical engineering and computer sciences UC-Berkeley, è intervenuto al SAP Executive Summit per offrire una panoramica di ciò che dobbiamo aspettarci. L’AI cambia molte cose, a cominciare dall’assunto, oggi indiscusso, che i dati siano il lubrificante d’impresa.

stuart russel berkeley
Stuart Russel, professor of electrical engineering and computer sciences UC-Berkeley

“Il machine learning riduce i requisiti. Più c’è apprendimento e meno dati servono”, spiega. L’attuale focalizzazione sull’elaborazione di big data potrebbe non essere una questione nel futuro”. Al pari di altre tecnologie, l’AI rischia di essere al centro di pericolose bolle. “E’ successo negli Anni 80, molto prima che la tecnologia fosse matura per le applicazioni – continua Russell -. Rischiamo oggi un’analoga disillusione se, per esempio, i veicoli a guida autonoma si dimostrassero non sicuri per le persone”. Ci sono traguardi tecnologici ancora da superare nel campo della comprensione del linguaggio, dell’integrazione del machine learning con la conoscenza e dei sistemi decisionali. “Mentre da una parte l’AI promette di mettere a disposizione l’intelligenza che serve per far crescere il PIL e la nostra civiltà, dall’altra solleva l’incubo su sistemi da guerra automatizzati o sul rimpiazzo del lavoro delle persone”. Per Russell, per essere utile, l’AI dev’essere impiegata per gli scopi che realmente desideriamo, o in ambiti dove è possibile superare alcune delle abilità umane. All’evento SAP, Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi, ha toccato i temi dell’innovazione e della trasformazione che vivono le imprese, nel superamento del vecchio modello fordista. “Si è passati dal supply-driven all’user driven dove contano la domanda e i dati analitici per conoscere il comportamento di cittadini, consumatori, dipendenti. Un cambiamento che riguarda tutti i settori, sanità, beni di consumo, b2b… che non si limita all’apertura di nuovi canali digitali, ma richiede perfetta integrazione nell’esperienza d’acquisto, comprendendo anche la ‘fisicità’ di un negozio”. Molti lavori sono destinati a sparire e molte aziende dovranno cambiare il loro modo di agire, focalizzarsi sull’innovazione. “Gli executive che un tempo si occupavano di precisi compiti dovranno essere innovatori dei processi, servirsi di competenze logiche e critiche e sempre meno di ricette precostituite. In un mondo del lavoro condiviso con le macchine, il coding potrebbe diventare il nuovo inglese”.

Adaire Fox-Martin, executive board member di SAP South Europe, ha poi accennato al problema del processo di trasformazione che costringe molte aziende a far convivere vecchio e nuovo assieme.“La tecnologia ha sbloccato il valore dei dati, la potenza di elaborazione e abbreviato il ciclo d’innovazione del software, ma serve poter cambiare processi rapidamente. Aspetto che SAP conosce e sa come gestire”. La consumerization ha portato nuove interfacce nel mondo professionale. “Il focus dell’AI è aumentare le capacità umane nel fare business”, spiega Fox-Martin. L’interpretazione della voce è un aspetto significativo, assieme alle capacità di machine learning e alle applicazioni di tipo embedded. “Abbiamo la tecnologia AI che serve per elaborare eventi, identificare fenomeni significativi”. La manager SAP sottolinea l’importanza della partnership con Google, annunciata a Davos a metà gennaio, per raccordare la piattaforma SAP, “che supporta il 65% di tutte le transazioni business che avvengono nel mondo, con la potenza delle piattaforme iperscalabili. Questo permette di usare l’AI per comprendere e collegare i processi di business”. Fox-Martin accenna a 11 algoritmi già scritti e altri 14 in sviluppo per applicazioni d’impresa intelligenti. “Le abbiamo sviluppate immaginando lo scenario tra due o più anni, con nuove interfacce utenti supportate da sistemi conversazionali. L’intelligent enterprise è una sfida che si vince con piattaforme aperte che permettono di cooperare”.

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