Milano è la capitale dell’innovazione per Google, e proprio a Milano, al Google Cloud Summit 2018, la società vuol condividere con la folta platea di partecipanti all’evento quelli che considera i contenuti più importanti sul tema della nuvola.
“Google è l’Internet provider più importante al mondo – esordisce nel keynote di apertura Fabio Fregi, Country Manager Italy di Google Cloud – e sta facendo, anche nel settore aziendale, esattamente lo stesso percorso che l’ha portato ad essere il primo nel mondo consumer. Abbiamo investimenti enormi sull’infrastruttura, di dieci miliardi di dollari l’anno; le regioni della Google Cloud Platform attive nel mondo sono 15, e viene aperto un nuovo data center al mese. Questo è il ritmo a cui stiamo procedendo”.
Sul versante delle applicazioni di collaborazione, molto importante per la società, oltre quattro milioni di clienti e aziende nel mondo si affidano alla soluzione G Suite, mentre la potenza di fuoco nel mercato delle imprese è sostenuta dalle partnership globali con SAP, Cisco e Salesforce. Fregi indica anche i quattro filoni tecnologici chiave su cui concentrare l’attenzione, e poi approfonditi nel summit: come creare intelligence a partire dai dati; come modernizzare l’infrastruttura IT; come accelerare lo sviluppo applicativo; come trasformare il proprio business con Google Cloud.
Non c’è business senza security
Tre miliardi di smartphone, quasi due miliardi di utenti che fanno shopping online, 2,5 milioni di terabyte di dati raccolti al giorno, sono i numeri che rappresentano l’opportunità commerciale di oggi, spiega Greg DeMichillie, Director Cloud CTO Office di Google: opportunità che, per essere colta, richiede però trasformazione: “Oggi non è più solo questione di fare le cose più velocemente e a costi più bassi, ma di farle in modo diverso”. Il messaggio è disinvestire in tradizionali risorse di elaborazione e storage non chiave, investire in tool analitici per incrementare le vendite, e innovare il business, usando applicazioni cloud native per migliorare l’agilità dei processi.
C’è però un problema di fondo, da affrontare ed è la sicurezza: qui l’imperativo è, potremmo dire, ‘rendere la security sicura’, cioè costruire infrastrutture fidate (trusted). Per raggiungere tale obiettivo, Google ha applicato sulla propria infrastruttura un approccio di ‘difesa in profondità’ (defense in depth), strutturato a tutti i livelli (utente, boot del sistema, applicazione, rete, storage, operation, hardware), rafforzato da algoritmi di cifratura applicati in maniera predefinita, e tecniche di protezione che usano il cloud per bloccare le minacce sul nascere. Del resto, ricorda DeMichillie, sottolineando la professionalità d’avanguardia del provider, sono stati i ricercatori del team Project Zero di Google a portare alla luce davanti al mondo l’esistenza di vulnerabilità come Meltdown e Spectre.
AI alla portata di tutti con AutoML
Una volta costruite fondamenta e infrastrutture fidate e solide, è possibile passare alla raccolta e all’analisi dei dati, per estrapolare ‘insights’ utili a migliorare l’attività di business. E qui l’enfasi della presentazione di Alison Wagonfeld, Chief Marketing Office di Google Cloud, è tutta puntata su AutoML, il servizio da poco introdotto e basato su un workflow in grado di semplificare il training degli algoritmi di machine learning.
“Il tradizionale workflow di machine learning è complicato e richiede profonde competenze – spiega Wagonfeld – mentre Google è riuscita a semplificarlo e a ‘democratizzarlo’, sviluppando AutoML”. Un modello alla portata anche delle piccole e medie imprese, che possono adottarlo in breve tempo.
Al Google Cloud Summit, Google ha anche mostrato la validità dei propri progetti, attraverso le testimonianze di importanti clienti, tra cui Enel, Wind Tre, Azienda Zero.