MILANO – “Il data center è un esempio di integrazione modulare, flessibile e culturale”, dice Andrea Marini, Executive Consultant, IBM Services introducendo il suo intervento a IBM Think (vedi l’articolo IBM Think: il CIO da solo non ce la può fare), l’evento che ha messo in campo tecnologie, soluzioni e servizi di IBM a supporto della trasformazione digitale delle imprese.
Dello stesso servizio fanno parte anche i seguenti articoli:
- IBM Think: il CIO da solo non ce la può fare
- Il data center esteso per abilitare la service composition
- Integrazione e orchestrazione: la chiave di volta della cyber resiliency
Come spiegherà molto chiaramente Marini, il tema dell’infrastruttura fisica del data center, sebbene fondamentale, ha sempre interessato poco gli “informatici”: “Il data center è un ‘oggetto’ molto particolare perché lo sviluppo informatico di questi ultimi anni ha le sue fondamenta su elementi che ai più, nel mondo dell’informatica, sono sconosciuti: dagli impianti elettrici, ai sistemi di raffreddamento ai sistemi per gestirli; sono fondamentali nella realizzazione di un data center che, dal punto di vista informatico, possa supportare la potenza di carico richiesta, i picchi ecc.”.
Questa premessa ci aiuta a capire come l’esperienza, fatta di competenze diverse, maturata nella progettazione di data center, rappresenti una palestra importante nell’offerta di servizi di gestione delle facility, tema questo cruciale perché “L’efficacia e l’efficienza del business dipendono dalla capacità di adattamento e di crescita modulare delle infrastrutture fisiche e dei sistemi, a supporto delle operazioni”, spiega Marini (figura 1).
I dati che derivano dalle diverse componenti di un impianto sono una fonte molto importante per comprenderne il funzionamento, e per abilitare sia la manutenzione preventiva sia l’individuazione e l’erogazione di nuovi servizi, aspetti fondamentali della digitalizzazione in ottica Industria 4.0: “Si tratta di una miriade di informazioni che nella maggior parte dei casi rimane nascosta, non viene utilizzata né valorizzata”, dice il manager IBM, che prosegue: “Il processo cognitivo per utilizzare questi dati prevede delle fasi che, indipendente dal fatto che si utilizzino o meno strumenti informatici, sono sempre le stesse: osservare e comprendere i fenomeni identificando le variabili interne ed esterne; sulla base di queste variabili esaminare i fenomeni nel loro complesso e realizzare modelli descrittivi; utilizzare questi modelli per prevedere i comportamenti, spiegare i fenomeni e prendere decisioni consapevoli”, spiega Marini che però aggiunge: “Ma quando la complessità aumenta, gli impianti da considerare sono più di uno, vogliamo magari capire perché, ad apparente parità di condizioni, un sito produttivo consuma più di un altro…ecco che le nostre capacità umane non sono sufficienti, abbiamo bisogno di una capacità cognitiva aumentata”.
La risposta di IBM a queste necessità è Integrated Facilities Automation and Augmented Analytics (figura 2): “Una soluzione che prevede una serie di strati che si sviluppano partendo dai dati dei sensori e salgono fino ai livelli più alti, implementando i quali si possono analizzare i dati storici del comportamento delle varie componenti dell’impianto, confrontarli con il comportamento attuale per prevedere anomalie, abilitando quindi una manutenzione preventiva che consente di evitare malfunzionamenti”.
Il caso dell’Azienda Trasporti Milanesi
Marini porta quindi l’esempio di ATM che ha realizzato un importante progetto di innovazione tecnologica e di integrazione indirizzato alla realizzazione di un’unica sala operativa al posto delle tre che nel corso degli anni erano andate a comporre l’infrastruttura di controllo sulla movimentazione dei mezzi.
IBM ha realizzato l’integrazione tra i sistemi di telecomunicazioni e le applicazioni a supporto della sala operativa, gli strumenti utilizzati dagli operatori di sala per gestire le metropolitane. Si tratta di un‘attività ad ampio spettro che spazia dalla gestione delle telecamere di controllo situate presso le banchine, alle reti radio per il colloquio tra operatore di sala e autisti.
“Il progetto della nuova sala di controllo – spiega Marini – ha segnato un importante salto tecnologico con l’abbandono definitivo di sistemi di telecontrollo di tipo elettromeccanico in favore di un processo integrato e interamente governato da computer, l’utilizzo di videowall ad alta risoluzione in sostituzione dei tradizionali quadri sinottici, consentendo la gestione contemporanea e coordinata delle linee metropolitane, nei suoi aspetti fondamentali quali Elettrificazione, Traffico e Viaggiatori”.
A differenza di quanto avveniva in precedenza, le postazioni operatore associate a queste tre funzioni nella nuova sala operativa sono intercambiabili e la configurazione richiesta, con tutte le applicazioni associate, viene caricata in base alle credenziali di accesso. “Questo – conclude Marini – consente di sfruttare al meglio l’utilizzo del personale, soprattutto nelle fasce di traffico meno intenso. Per un’applicazione come quella del controllo del traffico e delle videocamere, l’aspetto della visualizzazione rappresenta una componente essenziale e critica”.