Il transato eCommerce B2B in Italia nel 2017 ha avuto un valore pari a 335 miliardi di euro: è uno dei dati rilevati dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2B della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno dal titolo Fatturazione elettronica, nuovo impulso per il Digital B2B svolto a pochi mesi dall’introduzione della Fatturazione elettronica obbligatoria tra privati.
“Nel 2017 — ha commentato Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b – il valore dell’eCommerce B2B ha avuto un incremento dell’8% rispetto al 2016. È stata raggiunta una cifra significativa, ma che rappresenta ancora soltanto il 15% degli scambi complessivi fra le imprese italiane, mentre appare maggiore l’incidenza dell’eCommerce B2b di aziende italiane verso imprese estere, pari a 130 miliardi (il 26% del transato totale verso l’estero).
Who's Who
Riccardo Mangiaracina
Ci attendiamo che la fatturazione elettronica obbligatoria determini un impatto positivo sulla futura crescita di questi valori”.
Sono 130mila le imprese che nel 2017 hanno adottato soluzioni di eCommerce B2B; queste sono connesse da 470 Extranet che supportano le relazioni con clienti (40%), fornitori (56%) o entrambi (4%). Il 14% delle Extranet attive è utilizzato anche per gli scambi commerciali con l’estero. Cresce anche l’uso di sistemi EDI (Electronic Data Interchange) per lo scambio elettronico di documenti, con 165mila documenti (+10%) scambiati da 13mila imprese (+8%), di cui un terzo sono fatture.
Accanto alle tecnologie come EDI ed Extranet, stanno però emergendo anche soluzioni più flessibili e innovative dal punto di vista organizzativo, come quelle di collaboration in modalità Software as a Service, usate dal 23% delle imprese, se si considerano le relazioni con i fornitori (mentre sistemi EDI e Extranet sono adottati dal 25% e dal 22%), e dal 15%, se si considerano i rapporti con i clienti (contro il 18% EDI e il 18% Extranet).
L’obbligo della Fatturazione Elettronica, un impulso alla digitalizzazione. Ma quali dubbi?
Nei diversi contesti aziendali, in cui, come vedremo, in maggior o minor misura vi sono ancora freni alla digitalizzazione, gli analisti dell’Osservatorio si aspettano che la normativa sulla Fatturazione elettronica obbligatoria, che scatterà dal 1 gennaio 2019, avrà un impatto positivo sull’incremento dell’impegno delle aziende sull’innovazione.
L’indicazione generale è chiara: oltre al mero risparmio economico (gli analisti dell’Osservatorio hanno stimato un beneficio derivante dal passaggio alla fatturazione elettronica che oscilla tra i 7,5 e gli 11,5 euro per fattura per coloro che emettono almeno 3mila fatture all’anno, e tra gli 1,8 e i 3,7 euro a fattura per le aziende che hanno volumi inferiori) ci si deve focalizzare sulle ripercussioni più ampie della normativa.
Non ci si può limitare a intendere l’obbligo di fatturazione elettronica come un problema esclusivamente amministrativo: è stato più volte sottolineato durante il convegno che per cogliere i concreti, e più consistenti, benefici legati alla fatturazione elettronica bisogna passare dal concetto di gestione dei documenti a quello di gestione di flussi di dati, potendo contare infatti su dati già strutturati alla fonte, perché appunto, provenienti da fatture che rispondono tutte agli stessi requisiti. A conferma di ciò si è calcolato che i risparmi derivanti dalla digitalizzazione dell’intero ciclo dell’ordine-pagamento oscillano tra 25 e 65 euro a ciclo.
Cosa stanno facendo quindi concretamente le aziende? Il 50% delle grandi aziende e il 34% delle PMI percepiscono l’obbligo come un’opportunità per ottimizzare i processi aziendali. Tutte concordano sul fatto che il gestionale ricopra un ruolo fondamentale: il 39% delle grandi aziende e il 32 % delle PMI lo adeguerà al fine di ottemperare all’adempimento della normativa. La quasi totalità delle imprese ha già compiuto una scelta riguardo al “make or buy” (produrre una soluzione internamente o acquistarla dall’esterno) per adempiere alla fatturazione elettronica; solo il 5% delle grandi imprese e il 9% delle Pmi non hanno ancora deciso come approcciare l’obbligo normativo. Le percentuali di ricorso all’outsourcing sono pari a 34% riguardo alle grandi aziende e 21% alle più piccole.
Vi sono ancora dubbi, infine, riguardo alla scelta del fornitore per gestire la fatturazione elettronica e in relazione alla modalità con cui relazionarsi con le controparti più piccole. A quest’ultimo proposito, risulta importantissimo il ruolo di ciascuna azienda come parte attiva nella propria filiera nel divulgare conoscenza e, quindi, nel farsi promotore di innovazione nel proprio settore.
Il processo di digitalizzazione nelle imprese italiane
Secondo quanto emerso nelle ricerche condotte durante l’Osservatorio, circa la metà delle imprese nazionali investe meno dell’1% del proprio fatturato in progetti di digitalizzazione (59% delle grandi imprese e 45% delle PMI). È interessante notare che ben l’85% delle Pmi italiane ha dichiarato di non aver usufruito negli ultimi due anni delle diverse agevolazioni proposte dai recenti Governi per promuovere la propria trasformazione digitale. I motivi riguardano: la mancanza di requisiti necessari (34%), la complessità delle procedure di accesso (30%) e la scarsa conoscenza delle iniziative stesse (15%).
Tutto questo nonostante, dicono gli analisti, durante le interviste alle organizzazioni coinvolte nell’Osservatorio, emerga la consapevolezza della necessità di innovare per essere più competitivi.
Entrando più nello specifico è emerso che, nel 2017, il 42% delle grandi aziende italiane ha attivato progetti collaborativi per gestire e scambiare documenti, dati operativi, strategici e indicatori di prestazione con fornitori e clienti.
Nelle relazioni con i fornitori, i processi maggiormente interessati dalla collaborazione di filiera sono il controllo della supply chain (58% delle grandi aziende che hanno attivato una collaborazione), la comunicazione e il marketing (36%), lo sviluppo e l’introduzione di nuovi prodotti (33%) e la pianificazione della produzione (23%).
Anche se con percentuali differenti, la situazione non è molto diversa nelle relazioni con i clienti, sempre all’interno della filiera B2b: il 45% delle grandi aziende ha attivato progetti di controllo della supply chain, il 34% di marketing e comunicazione, il 27% di sviluppo di nuovi prodotti e il 26% di pianificazione della produzione.
Gli ambiti dei progetti di eSupply Chian Collaboration – Fonte: Politecnico di Milano
Il quadro cambia se si considerano le differenze tra le grandi aziende e le piccole e medie imprese. Per le prime, gli investimenti in progetti di digitalizzazione B2B e dematerializzazione ricoprono un ruolo di primo piano, con solamente l’1% di esse che dichiara di non essere intenzionata a introdurre queste iniziative nei prossimi due anni. Tali progetti risultano, invece, al quarto posto tra le priorità di investimento delle PMI, che preferiscono concentrarsi sullo sviluppo di nuovi prodotti o servizi (36%), sul rafforzamento della forza vendita (18%) e sull’approccio a nuovi mercati (16%). I benefici che derivano dalla digitalizzazione della supply chain, infatti, dipendono fortemente dai volumi di documenti in gioco, minori nel caso delle aziende di minori dimensioni.
Tra i progetti B2B prioritari per le aziende emerge la digitalizzazione dei processi interni (per esempio soluzioni come Gestione Elettronica Documentale, ERP, Conservazione Digitale), indicata dal 36% delle grandi imprese e dal 37% delle PMI. Seguono le soluzioni per la digitalizzazione del ciclo dell’ordine (29% delle grandi imprese e 18% delle PMI) e lo sviluppo di soluzioni collaborative con fornitori o clienti (16% delle grandi imprese e 13% delle PMI).
La ricerca di efficienza a breve termine e la necessità di restare competitivi sul mercato sono le ragioni principali che spingono le grandi aziende a puntare su progetti di digitalizzazione (indicate rispettivamente dal 23% e dal 22% del campione). Per una PMI, invece, sono fondamentali la facilità d’uso della soluzione implementata (34%) e la spinta normativa (21%).
Al contrario, le barriere che ostacolano maggiormente la digitalizzazione nelle grandi aziende sono le resistenze al cambiamento del personale interno (24%), la diversità delle procedure operative di clienti e fornitori (18%), che obbligherebbe le grandi imprese a sviluppare soluzioni personalizzate, e l’assenza di una visione condivisa sul digitale (17%). Il principale ostacolo alla digitalizzazione riconosciuto dalle PMI, invece, è la scarsa diffusione di competenze digitali fra il personale incaricato di gestire i processi di innovazione (20%).