Prospettive

Europa e Italia di fronte all’AI, esperienze e prospettive

Europa, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese, diseguaglianze e problemi ambientali. L’intelligenza artificiale è chiamata a dare risposte, in svariati ambiti, alle grandi questioni che ci riguardano da vicino, non come rimedio universale, ma attraverso le sue potenzialità ancora inespresse. A fare il punto sullo stato dell’arte e gli scenari futuri, quattro ospiti di una delle tavole rotonde organizzate in occasione del convegno di presentazione dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano

Pubblicato il 14 Apr 2020

Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano 1

Qual è il ruolo dell’Unione europea e quale quello della pubblica amministrazione nel governo dei progetti incentrati sull’intelligenza artificiale e nella generazione della domanda? Sono stati questi alcuni degli interrogativi rivolti agli ospiti della tavola rotonda “Scelte per l’AI a supporto del sistema Paese”, uno dei tanti momenti di lavoro promossi durante il convegno Artificial Intelligence: Learn to fly!. Il convegno, nel presentare gli ultimi risultati dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, ha radunato attorno a sé numerosi protagonisti e stakeholder affinché i numeri dell’Osservatorio si arricchissero del punto di vista di quanti stanno portando avanti in Italia e in Europa iniziative connesse al mondo dell’intelligenza artificiale. A condurre la tavola rotonda, Giovanni Miragliotta e Nicola Gatti, Direttori dell’Osservatorio, che hanno invitato a parlare per primo Massimo Craglia, Senior Expert Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, nonché coordinatore di AI Watch, l’Osservatorio Europeo sull’intelligenza artificiale nato, come recita l’atto istitutivo, con lo scopo di “seguire sistematicamente gli sviluppi relativi all’AI, per esempio le iniziative politiche negli Stati membri, l’adozione dell’AI e il suo impatto sul mercato del lavoro”.

Il ruolo dell’Europa a supporto dei progetti di intelligenza artificiale

“C’è una grande competizione a livello globale – ha risposto Craglia – e l’Europa, non solo la Commissione, si è resa conto che nessuno Stato membro ha la forza di competere con Cina e Stati Uniti, ma dobbiamo farlo insieme. Per questo nel 2018 tutti gli Stati membri hanno siglato un accordo per lavorare insieme sull’intelligenza artificiale”. Sulla base di questo accordo, è stato varato un Piano coordinato sull’intelligenza artificiale, seguito da misure specifiche che prevedono investimenti sull’AI per un importo pari a circa 20 miliardi all’anno per il prossimo decennio.

foto Massimo Craglia
Massimo Craglia, Senior Expert Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea e coordinatore di AI Watch

Le linee che ispirano i criteri di investimento riguardano soprattutto dati e infrastruttura su due versanti: attenuare la dipendenza dalle architetture cloud non europee, legare più strettamente digitale e ambiente. Anche l’istituzione dell’Osservatorio AI Watch rientra nel Piano del 2018. La sua creazione ha avuto l’intento di “verificare quanto gli Stati membri effettivamente investono e soprattutto qual è l’impatto di questi investimenti”, ha ricordato Craglia, aggiungendo che una delle attività del Centro Comune di Ricerca consiste nel fare rete con gli Osservatori nazionali, compreso quello del Politecnico, giudicato dal Senior Expert uno dei migliori esempi per gli altri Paesi europei. “Oggi la battaglia sull’intelligenza artificiale – ha concluso – non è sugli algoritmi, ma è su chi controlla i dati. Quando si parla di sovranità tecnologica e sovranità dei dati, l’importante è che tutti noi, come individui, cominciamo a essere più consci di quanto di noi stessi stiamo regalando ad altri”.

L’automazione, un processo di trasformazione anzitutto culturale

La parola è poi passata a Giulia Celi, Financial Services Market Leader presso Machine Learning Reply, per comprendere, a fronte delle risorse messe in campo dall’Unione europea, quale sia attualmente il livello di maturità delle imprese chiamate a utilizzare l’intelligenza artificiale come risorsa strategica. “L’intelligenza artificiale sta provocando e provocherà sempre di più una rivoluzione nel modo di lavorare delle aziende” ha sottolineato Celi. E non si tratta di una rivoluzione che attiene soltanto ad alcune applicazioni ormai tradizionali come i motori di recommendation o i modelli di prediction. “Uno dei casi d’uso più comuni è quello che va ad automatizzare task manuali e ripetitivi. Mi riferisco, in particolare, all’attività di help desk di primo livello: rispondere alle FAQ, categorizzare e indirizzare le richieste o, banalmente, anche il data entry, cioè l’inserimento di grandi volumi di dati all’interno dei sistemi di elaborazione. È chiaro che se si va a sostituire il lavoro routinario umano con dei bot, si ottengono degli evidenti benefici in termini di costo e di efficienza”.

foto Giulia Celi Reply
Giulia Celi, Financial Services Market Leader presso Machine Learning Reply

Ciò non toglie che permangano perplessità e resistenze, sia a livello dei dipendenti, timorosi che i bot possano rubare loro il lavoro, sia tra le organizzazioni, che devono capire come ricollocare il personale sollevato dalle precedenti mansioni. “È fondamentale, contestualmente all’analisi della soluzione tecnica, la definizione di un piano di change management che vada proprio a individuare le criticità e le possa mitigare. In questo senso, ha un ruolo focale il top management”. Anche il compito delle aziende di consulenza “non può esaurirsi nel design della soluzione tecnica, ma deve guidare il cliente verso la trasformazione. Una trasformazione, appunto, che non può essere solamente tecnologica, ma soprattutto culturale”. Un esempio concreto, tratto dall’ambito assicurativo, è quello della gestione del sinistro. Pur potendo essere automatizzato tutto il processo, che è formato da diversi touchpoint, con uno dei clienti seguiti da Giulia Celi si è deciso di mantenere centrale l’interazione con un addetto umano almeno nelle prime fasi, per poi affidare al bot l’upload della documentazione e funzionalità analoghe.

PMI e pubblica amministrazione alle prese con le sperimentazioni AI

Non sono solo i grandi gruppi a poter sfruttare i benefici dell’intelligenza artificiale. Laura Vergani, Customer Project Manager di Progetti e Soluzioni, lo ha rimarcato nella sua relazione: “Anche una piccola e media impresa può farcela e può farcela grazie all’intervento pubblico”. L’intervento pubblico, nella fattispecie, è stato “a valere sul FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) di Regione Puglia per la sperimentazione di tecnologie innovative nell’ambito della pubblica amministrazione”.

foto Laura Vergani
Laura Vergani, Customer Project Manager di Progetti e Soluzioni

La sperimentazione si è concentrata, oltre che sul territorio pugliese, su alcuni Comuni dell’area lombarda. “La nostra è una piccola e media impresa leader tra i fornitori della PA per quanto riguarda servizi verticali di digitalizzazione. Abbiamo fatto una serie di partnership sia con l’università, sia con startup che sviluppassero insieme a noi il progetto, sia con un’impresa di grandi dimensioni come Teorema, attiva nell’ambito della digital transformation e nello sviluppo di tecnologie AI”.

L’obiettivo è quello di realizzare un supporto tramite virtual assistant che accompagni il cittadino che pone delle istanze alla PA. “Sappiamo dalla letteratura scientifica e da qualsiasi indice, come il DESI europeo, che uno dei problemi principali in Italia è che il cittadino tecnologicamente avanzato, quando interagisce con la pubblica amministrazione, regredisce”. Per rispondere a questo problema Progetti e Soluzioni ha provato a lavorare su “due binari: da un lato, una user experience molto facilitata, utilizzando gli strumenti che il nuovo Dipartimento per l’Innovazione digitale ha messo a disposizione di chiunque voglia sviluppare servizi pubblici; dall’altro, appunto, inserendo l’intelligenza artificiale. Oggi siamo all’inizio, in una fase di sperimentazione di una delle attività più critiche e onerose, quella della raccolta dei dati, in particolare per gli aspetti legati alla loro protezione per essere GDPR compliance. Contiamo di partire con la sperimentazione vera e propria sugli enti locali entro l’estate”.

L’intelligenza artificiale e le sue quattro capacità dinanzi alle sfide globali

A tirare le fila della tavola rotonda è stato sollecitato Piero Poccianti, Presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, che ha esordito evidenziando l’importanza che “il mondo della ricerca e il mondo delle imprese si parlino”, un dialogo che anzitutto servirebbe a fugare le preoccupazioni che tuttora l’intelligenza artificiale suscita al di fuori degli addetti ai lavori, soprattutto dal punto di vista della possibile perdita di posti di lavoro. I dati dell’Osservatorio del Politecnico sono lì a dimostrare che si tratta di una paura infondata, visto che il 96% degli intervistati che hanno già implementato soluzioni di AI ha dichiarato di non aver rilevato effetti misurabili di sostituzione del lavoro umano con le macchine.

Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano 1
Piero Poccianti, Presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, durante l’Osservatorio Artificial Intelligence, Milano 20 febbraio 2020

“Credo che stiamo dando la colpa di una serie di cose all’intelligenza artificiale, ma la colpa è della nostra intelligenza. Noi diventeremo probabilmente 9 miliardi e mezzo e abbiamo un livello di diseguaglianza che sta aumentando in modo impressionante”. Alla diseguaglianza economica e sociale, Poccianti ha sommato l’annosa questione del livello di inquinamento. Sfide di portata globale rispetto alle quali bisogna “cambiare l’approccio per cui usiamo l’intelligenza artificiale per stare meglio”, in cui il benessere, secondo il Presidente dell’associazione, non va associato più all’incremento del PIL. “Ci sono varie iniziative in tale direzione, di cui una della Commissione Europea, che è Beyond GDP. Ritengo che puntare verso un’economia circolare e farsi dare una mano dall’intelligenza artificiale possa essere una soluzione. Non è semplice, perché si tratta di cambiare il mondo. Qualcuno diceva: fermate il mondo, voglio scendere. Noi non possiamo fermarlo. Dobbiamo andare avanti, crescere, non decrescere. Ma dobbiamo decidere che cosa vogliamo far crescere”.

E, a conferma del fatto che l’AI non vada intesa come una sorta di deus ex machina, Piero Poccianti ha citato le quattro prerogative dell’intelligenza artificiale su cui insistere: “la capacità di percepire, di imparare, di astrarre e di ragionare. Abbiamo macchine che oggi sono capaci di percepire, sono capaci di imparare, ma non sanno astrarre, fare analogie né spiegare il proprio comportamento. Però abbiamo macchine che sanno ragionare. Probabilmente dobbiamo mescolare le varie tecnologie fra di loro e arrivare a macchine che sappiano fare tutt’e quattro queste cose”.

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