La nuvola si conferma come piattaforma per la trasformazione digitale delle imprese, diventando il motore di sopravvivenza e ripartenza durante la pandemia di Covid-19.
Non stupisce quindi che l’interesse delle aziende per il modello as-a-service sia in crescita continua, come dimostrano i numeri dell’evento IBM Cloud On Air – Public Cloud del 20 maggio, organizzato in collaborazione con la testata ZeroUno del Gruppo Digital360 e la mediapartnership di Radio24.
Il convegno (oltre 4 ore di diretta streaming dall’IBM Garage di Milano) ha raccolto 1.100 iscrizioni, contando una platea di circa 500 partecipanti connessi durante l’intera mattinata per un totale di 1.200 accessi alla piattaforma.
L’agenda si è rivelata vincente, alternando 20 relatori connessi da remoto (esperti del settore e tecnici Ibm), 6 casi utente e 5 demo, con la possibilità da parte degli utenti di interagire con gli speaker e richiedere incontri one-to-one.
Il livello di engagement si è mantenuto alto per tutta la durata della “maratona”: piu’ di 70 domande tramite chat e 30 richieste di iscrizione alle sessioni tecniche pomeridiane, vera grande novità del format. Gli hashtag associati all’evento ovvero #ibmcloudonair, #startibmcloud e #ibmcloud hanno raccolto un totale di 1.751 tweets, raggiungendo un numero di impressions su Twitter pari a 4.488.455.
Sono cifre significative che fanno riflettere sulla crescente importanza della nuvola nelle strategie di evoluzione del business, soprattutto in relazione al disegno di ambienti hybrid e multicloud. L’evento si è concentrato infatti sulle opportunità offerte del cloud pubblico e sulle metodologie per costruire rapidamente ecosistemi It ibridi, caratterizzati da apertura, integrazione e sicurezza, sfruttando le tecnologie di IBM Cloud.
L’ascesa del Public Cloud tra le imprese italiane
Durante la mattinata, gli analisti del Politecnico di Milano hanno condiviso i numeri sul mercato italiano del cloud (che ha sfiorato il tetto di 2.800 milioni di euro nel 2019) e portato all’attenzione dell’audience i benefici della nuvola pubblica in termini di scalabilità, flessibilità e sicurezza.
“Il cloud è realtà – proclama Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano -. Su un campione di 199 grandi aziende italiane, l’89% già utilizza o ha intenzione di adottare nel prossimo anno servizi in public cloud”.
Tra i principali vantaggi ricercati dalle aziende con il passaggio alla nuvola, si annoverano: agilità del business e dei sistemi It, velocità di delivery, qualità e usabilità dei servizi, sicurezza e affidabilità.
“In Italia – sottolinea Mainetti – la crescita del cloud è a doppia cifra (+18% nel 2019 rispetto all’anno precedente), con la componente Public che gioca da padrone (+25%) rispetto ai segmenti Virtual Private Cloud e Data Center Automation. Oltre tre quarti delle aziende sta optando per una strategia ibrida e quasi un quarto orchestra servizi pubblici di più fornitori in ottica multicloud”.
Il cloud per superare l’emergenza Coronavirus e avviare la ripresa
Nonostante la recessione annunciata, Mainetti prevede nel 2020 un ulteriore aumento degli investimenti destinati alla nuvola, che si è rivelata fondamentale durante l’emergenza Coronavirus e rappresenterà il motore tecnologico della ripresa. Viene infatti da chiedersi come sarebbero stati i mesi di confinamento senza il cloud, che supporta le soluzioni di collaboration, le piattaforme di streaming come Netflix e così via.
“La pandemia – ha aggiunto Mariano Corso, co-founder e membro Scientific Board degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – si è trasformata in un grande test per le aziende, messe alla prova sotto il profilo della preparazione tecnologica e organizzativa”. Basti pensare infatti alla necessità di attrezzarsi rapidamente per consentire l’attivazione dello smartworking. “Chi aveva già investito nel cloud – sottolinea – è partito avvantaggiato, poiché la nuvola rappresenta l’infrastruttura abilitante per il lavoro connesso. Insomma, il cloud non è soltanto un’opportunità competitiva, ma un fattore di sopravvivenza”.
Proseguendo sul tema, Enrico Pagliarini, giornalista di Radio 24, evidenzia la crescente popolarità del cloud tra le imprese nazionali, anche di piccole dimensioni. “In futuro – puntualizza – ci sarà un ricorso sempre maggiore alle soluzioni di Public Cloud. Tuttavia, permane un po’ di confusione sul concetto di architettura ibrida con la proposta dei vendor che non sempre è allineata all’effettiva percezione delle aziende. Poca comprensione vige anche sulle applicazioni più avanzate e complesse abilitate dal cloud (ad esempio, le soluzioni di artificial intelligence). Ecco perché sarebbe preferibile un approccio al cloud più graduale e consapevole, anche se la pandemia ha accelerato i tempi di adozione”.
Il cloud di IBM: aperto, sicuro e pronto per le imprese
Nel dibattito iniziale sulle opportunità derivanti dalla nuvola, interviene Alessandro La Volpe, Vice President Cloud&Cognitive Software di IBM Italia, che sintetizza la vision aziendale nell’ambito dell’offerta cloud. “Le aziende necessitano di una piattaforma ibrida che permetta di accogliere sia i processi di modernizzazione applicativa sia i software cloud-native, integrando nuvole pubbliche e private con soluzioni on-premise. Serve quindi un’architettura aperta e multicloud, priva di qualsiasi lock-in e in grado di supportare tecnologie di terze parti. Infine, l’intelligenza artificiale deve essere pervasiva all’interno della piattaforma cloud, supportando e automatizzando i processi”.
Come afferma La Volpe, il recente lancio di IBM Satellite, la tecnologia che permette di fruire dei servizi di IBM Cloud da qualsiasi “location” (una nuvola pubblica, nel data center aziendale o a livello di edge), si inserisce nella strategia di Big Blue per la costruzione di un cloud flessibile e interoperabile, in grado di restituire agilità al business.
Le successive presentazioni degli esperti di Big Blue mettono al centro le caratteristiche della proposta IBM Cloud, sottolineando tre pillar fondanti: open innovation (nessun rischio di lock-in), security leadership (l’esperienza storica della multinazionale sulle tecnologie di sicurezza trova una naturale applicazione nell’offerta cloud); enterprise grade (le soluzioni fornite si adattano per soddisfare le esigenze tipiche aziendali e di ciascun settore). “Le aziende – sottolinea Elena Sangalli, Public Cloud Sales Manager IBM – si trovano ad affrontare un mondo It sempre più complesso ed eterogeneo, con richieste differenti sotto il profilo infrastrutturale, della virtualizzazione e applicativo. Necessitano quindi di un ambiente cloud capace di garantire la portabilità dei servizi, l’agilità per qualsiasi workload specifico, la sicurezza estesa a tutto l’ecosistema ibrido”.
RedHat OpenShift su IBM Cloud
Il primo grande tema portato sotto i riflettori è la tecnologia OpenShift di RedHat disponibile su IBM Cloud, che grazie a un approccio ingegnerizzato mette immediatamente a disposizione degli sviluppatori una piattaforma tecnologica basata su container. Come sottolinea Maurizio Luinetti, Executive Architect di IBM, OpenShift offre non soltanto vantaggi operativi (come l’automazione delle attività di installazione e gestione), ma anche benefici sotto il profilo dell’innovazione, poiché rende disponibili ai programmatori tutta una serie di servizi per accelerare la messa in produzione delle applicazioni e nuove funzionalità.
La recente acquisizione di RedHat è stata motivata dalla volontà di costruire un ambiente ibrido privo di lock-in, ricorrendo alle tecnologie aperte. OpenShift infatti è basato su Kubernetes, la piattaforma open source per l’automazione delle operazioni nei container, che però è stata portata all’enterprise grade grazie all’aggiunta di oltre 200 tecnologie.
Una demo mostra alla platea connessa come sia facile e veloce rilasciare cluster Openshift con un semplice click da IBM Cloud.
Applicazioni Cloud Native e i Cloudpaks
Le sessioni successive sono dedicate allo sviluppo di applicazioni cloud native, ovvero basate su microservizi, ottimizzate per girare sulla nuvola e progettate con metodologie DevOps. IBM offre agli sviluppatori tutti gli ingredienti necessari per la realizzazione di app cloud native: innanzitutto l’expertise con la proposta di starter kit e metodologie basate su best practice; la piattaforma IBM Cloud che offre tutta una serie di funzionalità digitali per comporre rapidamente applicazioni innovative; la Open Toolchain ovvero un insieme di strumenti in cloud per lo sviluppo, il deployment e il monitoraggio applicativo.
Un altro punto di attenzione durante l’evento di Big Blue sono stati i Cloudpaks, ovvero soluzioni software caricate in contenitori che permettono di spostare velocemente le applicazioni aziendali in qualsiasi cloud. Ogni pacchetto include il middleware IBM e i servizi software comuni per lo sviluppo e la gestione. I Cloudpaks vengono eseguiti negli ambienti dove opera OpenShift e sono ottimizzati per Red Hat OpenShift on IBM Cloud.
Un focus particolare è stato dedicato all’IBM Cloud Pak for Security che permette di integrare facilmente strumenti di sicurezza differenti e di terze parti per ottenere insight sulle minacce negli ambienti multicloud ibridi.
La virtualizzazione di VMware sale sul cloud
Gli esperti di IBM offrono una panoramica anche sulle partnership con gli alleati VMware e SAP, leader di mercato rispettivamente nelle soluzioni di virtualizzazione e nei sistemi di Enterprise Resource Planning.
Le macchine virtuali rimarranno un elemento fondamentale all’interno dei nuovi ecosistemi ibridi ancora per lungo tempo. Innanzitutto perché la modernizzazione del parco applicativo verso nuovi modelli architetturali basati su microservizi richiederà anni e la spostamento dalla virtualizzazione ai container avverrà gradualmente. Inoltre, la maggioranza delle imprese ha costruito ambienti di virtualizzazione maturi, spendendo risorse, predisponendo workload specifici e dotandosi di competenze.
L’obiettivo delle aziende è quindi preservare gli investimenti e ritrovare sulla nuvola le stesse tecnologie che sono abituate a gestire in ambienti on-premise, potendo contare su una migrazione semplice dei workload e su una piattaforma cloud sicura.
Big Blue soddisfa le esigenze dei clienti con una duplice offerta: IBM Cloud for VMware Solutions su infrastrutture multi-tenant (Shared) per una maggiore scalabilità e flessibilità, e single-tenant (Dedicated) per più elevati livelli di isolamento, sicurezza e compliance.
IBM mette a disposizione delle aziende la consulenza necessaria per affrontare il cloud journey in maniera efficace, spaziando da più immediate soluzioni Lift & Shift a percorsi di ottimizzazione dei workload.
SAP in cloud, come migrare le applicazioni core
L’offerta di IBM Cloud dedicata alle soluzioni SAP è il coronamento dell’impegno di Big Blue nel fornire un’infrastruttura e servizi declinati a livello enterprise, pronti per soddisfare le esigenze delle imprese che intendono migrare sulla nuvola anche le applicazioni core.
I fattori che spingono le aziende a portare in cloud la piattaforma gestionale sono molteplici e spaziano dalla volontà di ridurre i costi e la complessità gestionale al desiderio di aumentare le performance e la resilienza fino alla necessità di colmare il gap delle competenze e gestire la crescita aziendale con un’impianto tecnologico facilmente scalabile.
Big Blue offre ai clienti soluzioni di Infrastructure-as-a-Service certificate SAP con tre opzioni differenti (su server bare-metal, su macchine virtualizzate con VMware, su partizioni degli IBM Power Systems in cloud) che lasciano al cliente la piena libertà di gestione della propria applicazione.
In alternativa, IBM fornisce anche l’opzione dei Managed Services per sgravare il cliente da qualsiasi onere di gestione e manutenzione dell’applicazione SAP. Big Blue mette a disposizione infine servizi consulenziali e metodologie collaudate per effettuare la migrazione verso il cloud di piattaforme SAP on-premise, disegnando percorsi efficaci per il passaggio a SAP S/4Hana da precedenti versioni.
L’affidabilità degli IBM Power System nel cloud
La diretta streaming è stata anche occasione per esplicitare i vantaggi e descrivere le caratteristiche tecniche dell’offerta Power Systems Virtual Server on IBM Cloud, che permette alle aziende di fruire in modalità as-a-service delle macchine ad elevate prestazioni di Big Blue basate su sistemi operativi Aix, IBM i e Linux.
La tradizionale affidabilità dei server Power Systems viene quindi resa disponibile con diverse configurazioni come soluzione IaaS dai datacenter IBM di Dallas, Washington. Francoforte, Toronto e Londra.
Gli amministratori IT hanno così la possibilità di estendere la propria infrastruttura on-premise e spostare i carichi di lavoro Power System su cloud pubblico, disegnando ambienti ibridi con tutti i vantaggi di contenimento dei costi, scalabilità e velocità di delivery.
IBM Cloud: sicuro per tradizione e grazie al keep your own key
Tra le note conclusive, i relatori hanno posto l’accento sulle caratteristiche di sicurezza della piattaforma cloud di IBM.
Big Blue ha infatti una lunga tradizione come provider ai vertici del settore per l’offerta di soluzioni di sicurezza. Le stesse tecnologie oggi vengono trasposte all’interno dei datacenter dedicati all’erogazione dei servizi cloud, focalizzandosi su differenti domini per la protezione end-to-end dei dati, che includono soluzioni per la sicurezza fisica, delle reti e applicativa, nonché strumenti per la cyber security, il threat management, la gestione delle identità e degli accessi. L’alto numero di certificazioni ottenute da IBM si pongono a ulteriore garanzia della sicurezza e dell’affidabilità dei suoi ambienti cloud.
Come ribadiscono gli esperti IBM, le opzioni di sicurezza vengono declinate sulle caratteristiche del workload specifico (mission-critical, cloud native e così via) e sulle peculiarità del settore per soddisfare le esigenze tipiche di compliance (ogni comparto infatti deve assolvere a precise normative, che stanno diventando via via sempre più stringenti).
Un concetto importante a ulteriore garanzia di sicurezza riguarda il “keep your own key”: le chiavi per la crittografia dei dati utilizzate nelle comunicazioni tra applicazione client e applicazione server sono ad esclusiva gestione del cliente, che può conservarle all’interno dei suoi ambienti on-premise senza necessità di portarle nel cloud di Big Blue; pertanto non sono tecnicamente accessibili da nessun amministratore IBM.
Il metodo di IBM per abilitare l’innovazione
In chiusura, si è parlato dell’IBM Garage come spazio fisico e soprattutto punto di incontro tra le aziende e gli esperti di Big Blue per collaborare su iniziative di innovazione digitale, nonché della metodologia adottata da IBM Global Technology Services nell’affrontare i progetti legati a RedHat, che partendo dall’assessment iniziale, permettono di spostare i workload su ambienti cloud aperti, quindi costruire applicazioni innovative, infine ottimizzare e gestire con facilità gli ecosistemi ibridi multicloud.
Qualche sottolineatura importante è stata data sull’esclusivo metodo dell’IBM Garage (parte di una rete internazionale di 17 centri) per lo sviluppo dei progetti digitali. Il primo incontro conoscitivo di circa tre ore permette di esplorare i processi di business e le tecnologie in essere, identificando le aree prioritarie di intervento (ad esempio, il ridisegno di una procedura per aumentare l’efficienza oppure l’introduzione di una nuova soluzione per creare disruption). Seguono due giorni di Design Thinking per la pianificazione del progetto, quindi lo sviluppo in tempi brevi per lo sviluppo dell’applicazione.
Lo stesso metodo viene mantenuto “in chiave digital” anche in questo periodo di riapertura graduale, seguito all’esplosione della pandemia: agli incontri fisici si sostituiscono i collegamenti con le tecnologie di collaboration.
La testimonianza delle aziende italiane
Il format dell’IBM Cloud On Air si caratterizza per la ricchezza dei casi utente portati sotto i riflettori a testimoniare l’efficacia delle soluzioni proposte da Big Blue. Nell’edizione dedicata al Public Cloud sono stati presentati ben cinque progetti in videopillole.
Luciano Guglielmi, Cio di Arnaldo Mondadori, racconta l’esperienza di una migrazione verso SAP S/4Hana effettuata tramite il PaaS di Big Blue. Oltre 400 applicazioni SAP sono state trasferite nel datacenter IBM di Francoforte e fruite senza sperimentare nessun problema di latenza.
Enrico Bortolan, Project Manager di SMC, spiega il progetto sviluppato in collaborazione con IBM per la realizzazione in cloud della piattaforma Open Space Square che consente la collaborazione aziendale da remoto, 24/7 e da qualunque dispositivo.
Enrico Del Vecchio, Direttore Commerciale di HT-High Technology, partner storico di IBM in ambito SAP, sottolinea come il cloud di Big Blue, flessibile, sicuro e garantito da Sla, permetta alle aziende di ridisegnare ambienti ibridi in grado di ospitare applicazioni innovative, con alti livelli di scalabilità.
Alessandro Bottin, Cto di Prysmian, società specializzata nella produzione di cavi per applicazioni nel settore dell’energia e delle telecomunicazioni, sintetizza la collaborazione con IBM volta a trasferire e consolidare i sistemi informativi aziendali sulla nuvola di Big Blue a seguito di un’importante acquisizione. Il progetto include anche l’adozione di SAP S/4HANA su IBM Cloud.
Infine, Alessandro Collina, Responsabile Demand ICT Modello Dati e Innovazione IT di Hera, fornisce un esempio applicativo per il modello IBM Garage. La società, specializzata in servizi ambientali, idrici ed energetici, ha infatti sviluppato con gli esperti di Big Blue una soluzione che permette di valutare la qualità dei rifiuti, grazie a modelli analitici, algoritmi di machine learning e funzionalità di riconoscimento delle immagini.
Insomma dalla teoria alla pratica, IBM Cloud si conferma un acceleratore per i progetti di digital transformation delle aziende, offrendo nuove opportunità competitive e di ripresa.