Sette ore di diretta, 55 relatori coinvolti (tutti collegati da remoto), 18 casi live, 1.600 partecipanti unici collegati, 4.300 accessi totali: sono questi i numeri del recente evento IBM Cloud on Air.
Il convegno dedicato alle soluzioni sulla nuvola di Big Blue, realizzato in collaborazione con Digital 360, nasceva come evento in streaming ma prevedeva la diretta dagli IBM Studios di piazza Gae Aulenti a Milano con la presenza fisica dei relatori all’interno dell’IBM Garage, ma è stato convertito a tempo di record con la partecipazione dei relatori tutti rigorosamente da remoto e una presenza in studio di tecnici, staff e giornalisti ridotta all’osso, nel rispetto delle disposizioni contro Covid-19.
Grazie alla resilienza dell’organizzazione e al sostegno di tutti gli speaker, sono state trasmesse 26 sessioni tematiche, con una media di 700 partecipanti connessi per ciascuna. Il risultato è stato frutto di un lungo lavoro dietro le quinte: due giorni e due notti di full immersion per riorganizzare l’agenda, definire la regia e predisporre i collegamenti, con il supporto di 50 litri di caffè!
In questo articolo e in quelli correlati, alcuni spunti emersi durante il Convegno.
L’Italia non si ferma grazie al digitale
In apertura, il discorso di Andrea Rangone, CEO di Digital360, è un’incitazione al “non arrendersi”. “Viviamo un momento particolare – afferma -, dove impera la regola del “restiamo a casa”. Tuttavia, è doveroso anche non fermarsi per scongiurare il collasso della nostra economia. Con il digitale si può, come dimostra l’organizzazione di questo evento online”.
L’amministratore delegato prosegue quindi sui temi caldi dell’IBM Cloud on Air: “Dobbiamo vivere questi anni come stra-ordinari, perché veicolo di una nuova rivoluzione industriale, la Quarta, che segna una forte discontinuità rispetto al passato”.
Le nuove tecnologie digitali stanno infatti trasformando la società e l’economia: persone e imprese devono capire e abbracciare il cambiamento, pena l’esclusione. “Molte aziende – continua Rangone – stanno cavalcano l’onda, ma alcune faticano a comprendere le logiche in divenire e stanno rimanendo indietro. Ecco perché, a latere delle competenze sui nuovi strumenti, serve un cambio di mindset imprenditoriale”.
Secondo il CEO, bisogna sperimentare, applicando il principio del learning by doing, per conquistare un futuro che non procede linearmente, ma per salti.
“Se il digitale pervasivo è il motore della rivoluzione – conclude -, il cloud rappresenta il fattore sottostante e abilitante di tutte le tecnologie esponenziali, a partire da Artificial intelligence, blockchain e Internet of Things”.
Cloud journey: il viaggio inarrestabile delle aziende italiane
L’agenda procede con una panoramica sull’adozione del cloud in Italia. Moderata da Andrea Frollà, Tech Journalist di La Repubblica – Affari&Finanza, la discussione vede lo scambio di opinioni tra esperti del settore e vendor tecnologici.
Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico Osservatorio Cloud & ICT As a Service del Politecnico di Milano, fornisce il quadro economico di riferimento. “Dal 2009 – spiega – sono seguite tre diverse ere: la sperimentazione iniziale, dove la nuvola era percepita meramente come fonte di risparmio per l’aggiunta di risorse estemporanee; la fase del software as-a-service soprattutto in ambito office automation; l’adozione attuale con un tasso di crescita a doppia cifra, che vede l’Italia in linea con i Paesi di riferimento”.
Secondo le stime del Politecnico, nel 2019 la spesa in Public Cloud è aumentata del 25% e il mercato del Virtual & Hosted Private Cloud (ovvero dei servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni) ha ottenuto riscontri significativi. Tuttavia, da tenere sotto stretta osservazione è l’Hybrid Cloud, in rialzo del 10% per un fatturato di 550milioni. Il futuro infatti sembra orientarsi con decisione verso i nuovi ambienti ibridi e multicloud, dove convivono nuvole pubbliche e private di vendor differenti.
Mainetti sintetizza le ragioni sottostanti alla crescente popolarità della nuvola e i vantaggi per le imprese. “Il cloud – asserisce – contribuisce a rendere agile sia il business sia le operations, erogando servizi di qualità fruibili da qualsiasi utente con tecnologie di facile impiego”.
Alessandro La Volpe, Vice President IBM Cloud & Cognitive Software di IBM Italia, continua il ragionamento, ma avverte che per cogliere i benefici della nuvola serve pianificare un percorso di adozione strutturato.
“Si parla di cloud di una decina di anni – dichiara -, ma i veri vantaggi si concretizzano nel momento in cui si procede alla modernizzazione delle applicazioni: non basta semplicemente migrare i software sulla nuvola per ottenere i ritorni auspicati”. La capacità di integrare tecnologie diverse, vecchie e nuove, e di automatizzare i processi di gestione all’interno degli ecosistemi cloud rappresenta un altro fattore imprescindibile. “Solo così è possibile costruire una piattaforma dati aperta e garantire la portabilità delle informazioni, a supporto delle applicazioni utili all’azienda”.
Mainetti e La Volpe concludono con qualche battuta sui trend del futuro: edge computing e 5G saranno la chiave delle applicazioni IoT di prossima generazione, ovviamente con il substrato delle architetture cloud.
Il cloud a piccoli passi e con un partner esperto
Un punto di vista appassionato è offerto da David Orban, Founder & Managing Partner, Network Society. “Viviamo tempi di rapido cambiamento tecnologico – racconta -: è un’accelerazione continua dove la più grande risorsa è il talento umano”.
Per stare al passo, le aziende hanno a disposizione piattaforme che non richiedono grandi investimenti iniziali, ma possono essere ampliate progressivamente con l’aggiunta di funzionalità. Tuttavia – ammonisce Orban – questo concetto di flessibilità tipico delle soluzioni modulari va esteso anche all’approccio mentale. Bisogna infatti essere pronti ai cambi di rotta e al fallimento, evitare di affidarsi a lunghi piani quinquennali, collaborare orizzontalmente appianando le gerarchie.
“Il cloud – prosegue Orban – è alla portata di tutte le aziende, con vantaggi trasversali indipendentemente dal settore e dalle dimensioni. Non ci sono ostacoli all’adozione, ma rimane solo la barriera psicologica nel volere affrontare le prime mosse”.
Per vincere le riluttanze, Orban evidenzia l’importanza di affidarsi a professionisti competenti, che sappiano guidare le aziende nel cloud journey, soprattutto quando si affrontano questioni complesse come la sicurezza. Si potranno così abilitare tutte le potentissime applicazioni di artificial intelligence che poggiano sulla disponibilità dei dati in cloud.
La nuvola raccontata dai protagonisti Red Hat e VMware
I riflettori si spostano su Red Hat, recentemente acquisita da IBM per 34 miliardi di dollari, con l’obiettivo di costruire una Next Generation Platform e proseguire nell’avanzata verso il mercato dell’hybrid cloud. Al centro dell’acquisizione infatti c’è la piattaforma applicativa per container OpenShift.
“Le community rappresentano il volano dell’innovazione – dice Rodolfo Falcone, Country General Manager della società per l’Italia – e Red Hat ha basato sull’open source tutta la sua proposta tecnologica. La partnership con IBM sarà sicuramente di reciproco beneficio e avvantaggerà anche i nostri clienti. Amplieremo il nostro portfolio, a partire da una soluzione di multicloud management, già in fase di sviluppo. IBM certificherà tutte le sue applicazioni software sulla nostra piattaforma OpenShift e molte sono già disponibili”.
L’intervento successivo vede la partecipazione di VMware. Come ricorda La Volpe, IBM è il maggiore fruitore di tecnologie VMware tra le It company e il principale public cloud provider di soluzioni VMware in termini di volumi gestiti, con oltre 2.000 clienti.
“Il cloud – afferma Raffaele Gigantino, Country Manager di VMWare Italia – è un modello operativo, pilastro della rivoluzione digitale, che permette alle aziende di essere flessibili, avere un time-to-market accelerato ed essere più vicini ai propri clienti. Il cloud ibrido consente alle aziende di attuare il ‘perform while transform’, per prepararsi al futuro continuando a essere produttive”.
Tuttavia, per abbracciare il nuovo paradigma organizzativo, le aziende devono tenere come punti saldi le competenze e la formazione. In questo scenario, la responsabilità dei vendor è fornire tecnologie senza rischio di lock-in commerciale ed economico.
“Una piattaforma che opera su qualsiasi cloud, indipendentemente dal tipo e dal fornitore – evidenzia Gigantino -, garantisce quella libertà di scelta indispensabile per competere nel mercato attuale”. In chiusura, Gigantino porta all’attenzione su un altro elemento chiave per abilitare il cloud, ovvero la capacità di governance sui costi e sull’allocazione delle risorse IT.