Nell’era digitale, la connettività resiliente è un vero e proprio pilastro di qualsiasi attività d’impresa. Tuttavia, il concetto è soggetto a un forte livello di personalizzazione: se è vero che alcuni processi non possono mai fermarsi, non tutti sono mission-critical o soggetti a stretti vincoli di compliance. È dunque fondamentale che l’azienda possa contare su un uptime elevatissimo e, al tempo stesso, su una flessibilità che si traduce (anche) nell’ottimizzazione dei costi. Vediamo come fare.
Connettività: il punto di partenza è la ridondanza
Com’è noto, la connettività resiliente si basa sul concetto di ridondanza, ovvero sull’impiego di due o più percorsi di rete alternativi che garantiscono la continuità operativa in caso di guasti o interruzioni. L’approccio si basa solitamente su tecnologie d’accesso complementari, come fibra dedicata e wireless 5G, su fornitori multipli per avvalersi delle relative reti di accesso e di trasporto, su configurazioni ad hoc e su una gestione dinamica del traffico, al punto da poter indirizzare la singola applicazione o processo su una linea dedicata in funzione degli specifici requisiti di performance.
Il punto di partenza è la personalizzazione. “Si parte sempre da un’analisi approfondita delle specifiche esigenze del cliente – spiega Brian Turnbow, Circle Lead Technology di CDLAN -. Quando un’azienda ci contatta per problemi di downtime, iniziamo esaminando l’infrastruttura di rete disponibile, e questo ci permette di valutare quali opzioni di accesso ridondato sono realmente disponibili in ogni sede e come possiamo integrarle per garantire prestazioni e livelli di uptime necessari”.
La personalizzazione si estende all’approccio alla ridondanza: Brian Turnbow spiega che la maggior parte delle aziende opta ancora per una classica configurazione attivo-passivo, in cui una linea funge da principale e l’altra da backup automatico; questo accade perché la configurazione attivo-attivo, certamente più moderna e smart, richiede che l’infrastruttura di rete del cliente sia predisposta a gestire un traffico bilanciato su due linee, cosa non sempre possibile.
Verso la flessibilità di SD-WAN
La configurazione attivo-attivo è quella che garantisce il miglior bilanciamento tra prestazioni, resilienza effettiva ed efficienza, poiché come detto si basa su un’orchestrazione avanzata del traffico sulle singole linee attive, a prescindere dalla tecnologia e dal carrier.
“In una configurazione “attivo-attivo,” – spiega Brian Turnbow – la gestione del traffico richiede apparecchiature specifiche, come firewall di ultima generazione o soluzioni SD-WAN, in grado di applicare le cosiddette steering rules. Queste regole permettono di indirizzare il traffico per singola applicazione o workload, o persino a livello di dispositivo o gruppi di dispositivi. Ad esempio, è possibile configurare il sistema per instradare specifiche applicazioni ad alta priorità sulla linea primaria, mentre i workload di minore importanza possono essere deviati sulla linea secondaria”. I benefici sono netti e non riguardano solo la resilienza in senso stretto, bensì un’ottimizzazione generale delle risorse, con conseguente perfetto bilanciamento tra performance di rete e sostenibilità economica.
Connettività resiliente come servizio gestito
Per definizione, il compito di qualsiasi partner di connettività è quello di disegnare e implementare soluzioni su misura. La scelta della tecnologia in funzione delle esigenze del cliente, l’approccio alla resilienza, i carrier coinvolti, la scelta e la configurazione degli apparati sono soltanto alcune delle attività necessarie per garantire quel mix di resilienza e flessibilità richiesto dalle aziende moderne.
Un altro aspetto centrale è la gestione della connettività, e anche qui il partner ha un ruolo chiave. Per esempio, Brian Turnbow spiega che CDLAN offre una soluzione di router gestito, con failover e failback automatici sulla base delle condizioni della rete ed eventuali imprevisti, ma anche “un servizio di monitoraggio proattivo. Una volta avviata la soluzione, il nostro sistema di monitoring entra in azione per tenere sotto controllo le performance delle linee, rilevando in tempo reale l’occupazione della banda e lo stato di salute delle connessioni”. L’obiettivo è sì quello di anticipare eventuali criticità e di preservare la continuità operativa, ma anche di valutare l’efficienza della connessione, soprattutto nel caso di impiego di soluzioni e di paradigmi avanzati come SD-WAN, che offrono una flessibilità sconosciuta ai modelli tradizionali ma anche più complessità gestionale, da cui la necessità di competenze dedicate.