Le aziende lungimiranti, nella definizione dell’employee experience, sempre più spesso stanno adottando politiche analoghe a quelle che le vedono impegnate nel potenziamento della customer experience. Un cambiamento che interessa soprattutto la scelta di strumenti digitali per rendere l’esperienza dei dipendenti fluida e soddisfacente come quella proposta ai clienti. Anche perché i dipendenti sono anch’essi clienti, seppure di aziende diverse da quella in cui sono impiegati. Le loro abitudini di consumatori, che gli permettono di prenotare un viaggio o di fare un acquisto con pochi click, passando facilmente da PC a smartphone, hanno aumentato le aspettative sulle tecnologie di cui usufruire anche nella vita lavorativa. Mentre, però, sul versante della customer experience le innovazioni stanno procedendo a gonfie vele, su quello dell’employee experience il percorso è meno spedito. Tanto che il fenomeno del cosiddetto “shadow IT”, cioè del ricorso a software non approvati dall’azienda, è l’escamotage con cui gli utenti cercano di supplire in autonomia alla carenza di strumenti performanti per il loro lavoro.
L’importanza dell’onboarding per l’employee experience
Fra le tante criticità che si possono citare come ostacolo a una employee experience guidata dalle giuste tecnologie, Deloitte riporta uno studio recente in base al quale il 70% dei lavoratori è costretto a inserire gli stessi dati in più sistemi per svolgere le proprie mansioni. Lo studio fa capire che la farraginosità nell’onboarding è una delle cause dei rallentamenti che si riverberano nell’employee engagement e, di conseguenza, nei livelli di produttività.
Così come accade nell’assicurare un customer journey efficace in tutte le fasi di acquisto, l’itinerario del dipendente deve essere il più semplice possibile durante la sua giornata tipo. Questo significa che, quando oggi si parla di implementare un digital workspace a supporto dell’employee experience, è essenziale che sia employee-centric, invece che process-driven come solitamente accade. In altri termini, il digital workspace che le aziende devono puntare a realizzare ha maggiori chance di diventare un progetto di successo se la sua costruzione ruota attorno alle esigenze dei lavoratori.
Un digital workspace che va bene anche per il BYOD
Al primo posto di queste esigenze si colloca il tema dell’accessibilità a dati e informazioni aziendali, poiché rappresenta una variabile che ha impatti sulle tempistiche e sull’operatività. Per questo il digital workspace concepito in ottica employee-centric va considerato come punto di raccordo di tutti i digital tool del dipendente. Il suo principale beneficio, infatti, è quello di mettere a disposizione un’interfaccia unica che consente l’onboarding prima dell’avvio di qualsiasi attività. Senza, perciò, dover ricorrere a una pluralità di password, l’utente si autentica una sola volta per accedere con le proprie credenziali all’ecosistema di app che gli occorrono, a prescindere dal device che utilizza.
Anche in caso di device BYOD (Bring Your Own Device), l’employee experience non verrebbe in alcun modo compromessa, in quanto tutti i dispositivi e il parco applicativo rientrerebbero sotto il controllo del medesimo digital workspace. Un’opportunità per l’end user, a cui viene offerta ampia possibilità di scelta a fronte di un catalogo aziendale a cui poter attingere in modalità self-service.
Employee experience e monitoraggio delle prestazioni
Affinché la libertà di opzione sugli strumenti digitali non sfoci nell’arbitrio dello shadow IT, il dipendente, tramite i più moderni digital workspace, può esercitarla all’interno di una cornice di modelli e applicazioni preventivamente autorizzati dall’azienda.
I device personali non fanno eccezione, giacché la loro attendibilità è resa tale mediante l’installazione di un profilo in grado di separare app e dati aziendali dalle applicazioni adoperate per scopi privati. Con il duplice vantaggio di ricevere aggiornamenti e patch over-the-air in automatico e di un monitoraggio costante svolto tramite una console appannaggio dell’IT.
Il monitoraggio, fra l’altro, non riguarda soltanto i profili di sicurezza e compliance, ma anche il livello delle prestazioni e qualsiasi altro indicatore che possa influire sulla qualità dell’esperienza utente. Quest’ultima funzionalità, in definitiva, contribuisce a garantire un’employee experience positiva perché risolve i problemi di usabilità tempestivamente o, addirittura, è in grado di prevenirli in maniera proattiva prima che si manifestino.