L’acronimo Ajax (Asynchronous JavaScript and Xml) è diventato celebre nel 2005 grazie all’uso che ne ha fatto Google sia in Maps sia in Gmail sia in Suggest. In questi mesi stanno uscendo le prime piattaforme di sviluppo specificamente pensate per Ajax e si stanno formando le prime startup.
Ajax è un nuovo metodo di costruire applicazioni interattive su Internet con interfaccia su browser. Concettualmente, non è nulla di nuovo. Le tre componenti fondamentali (Html per la presentazione dei dati, JavaScript per la loro manipolazione e Xml per lo scambio) erano in circolazione da tempo. In effetti, era già in circolazione un’altra combinazione di queste tecnologie, il Dhtml, a cui Ajax assomiglia parecchio. Il problema dell’Http a cui prima Dhtml e adesso Ajax hanno tentato di por rimedio è quello della continua dipendenza dal server. Un’applicazione web visualizza una pagina, prende degli input, spedisce gli input al server, e poi riceve una nuova pagina (che in molti casi è semplicemente la stessa pagina o una pagina leggermente modificata). Lo spreco è sia in orizzontale (parte delle informazioni trasmesse dal server sono già sul client) sia in verticale (sono necessari continui rimandi al server). Inevitalmente, chi costruisce queste applicazioni tende a minimizzare (non massimizzare) l’interazione con l’utente.
Le applicazioni Ajax invece fanno riferimento a un motore Ajax che risiede sul client. Questo motore smaltisce autonomamente le richieste che può smaltire e invia al server in maniera asincrona soltanto le richieste che è davvero necessario gestire a livello di server. Fra le controindicazioni una delle più ovvie è che si rischia di perdere l’interazione intuitiva con il browser. Per esempio, il bottone per tornare alla pagina precedente, a cui ormai siamo tutti abituati: in un’applicazione Ajax non è per nulla chiaro cosa succede quando uno preme “Back”… La risposta dei centri informatici delle grandi aziende è stata finora tiepida (in altre parole, il mercato è ancora minuscolo), ma l’interesse fra gli addetti ai lavori è invece molto elevato. L’etica delle applicazioni Ajax richiede che funzionino su qualsiasi browser (eccetto Opera, che non supporta adeguatamente le tre tecnologie di base). Siccome si parla di una manciata di applicazioni, la stragrande maggioranza di quelle esistenti sono state di fatto realizzate da Google (che, per inciso, non le chiama Ajax, e in realtà non usa ancora Xml). È difficile prevedere che impatto avrà Ajax. I tre guru che hanno parlato alla prima conferenza del settore (Derek Powazek della Technorati, Eric Costello della Flickr, Dustan Orchard della Odeo) hanno invitato a cercare con Google le loro prossime pagine, che saranno tutte realizzate con metodologia Ajax.
La nuova metodologia è stata presentata come un’alternativa a Macromedia Flash. Grande scalpore ha suscitato la notizia che Flickr avrebbe deciso di abbandonare Flash a favore di Ajax (notizia in realtà non confermata dalla società, ma molto ripetuta sui blog dei fans di Ajax).
Naturalmente Ajax rappresenta anche un’alternativa a Microsoft .Net, ma ovviamente nessuno per adesso considera realistico proporre una migrazione da .Net alle piattaforme prototipali di Ajax.
Applicazioni web più indipendenti dai server
Stanno nascendo le prime startup basate su Ajax, un nuovo metodo per costruire applicazioni interattive su internet con interfaccia su browser
Pubblicato il 05 Apr 2006
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