Attualità

Corona virus e smart working as a service. Cosa ci insegna l’emergenza

L’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni a causa del corona virus ha rilanciato il valore del lavoro agile e connesso. Ma qual è la situazione in Italia e come si può abilitare lo smart working in sicurezza e tempi rapidi? Ne abbiamo parlato con Davide Capozzi, Innovation Services Director di Wiit

Pubblicato il 27 Feb 2020

coronavirus italia

Se c’è una cosa che l’emergenza di questi giorni (con le limitazioni alla mobilità che il contagio da corona virus impone) sta insegnando a tutto il pianeta è il valore di poter lavorare dove si vuole o, nella fattispecie concreta, dove si è costretti a stare.

I fatti sono noti: per limitare la diffusione del contagio, molte aziende, su input delle Regioni, hanno attivato la carta smart working, seguendo di fatto quanto accaduto, appena poche settimane prima, in Cina. Si può dire che l’emergenza che tutto il mondo, e in particolare l’Italia, sta affrontando proprio in questi giorni abbia non solo acceso i riflettori sulle modalità di lavoro agili, ma gli abbia dato un nuovo significato: da strumento dedicato a chi è sempre in movimento e ha bisogno di accesso ai sistemi aziendali a una necessità assoluta e improrogabile. Ma soprattutto, una necessità per tutti.

Smart working: più cultura che tecnologia

Insomma, lo smart working è improvvisamente diventato un tema di estrema attualità. Questo non significa, purtroppo, che tutte le aziende siano culturalmente e tecnologicamente pronte a farvi fronte, perché lo smart working non è il semplice accesso all’e-mail aziendale con lo smartphone, ma un modello, un paradigma di lavoro agile che parte dalla cultura aziendale e che poi atterra concretamente anche sull’aspetto più tecnologico, contemplando l’accesso a tutti gli strumenti software aziendali come l’ERP, il CRM, i documenti, i software dipartimentali. Tutto questo, ovviamente, con la massima sicurezza e ovunque ci si trovi. Lo smart working è, nella sua accezione migliore e più ampia, poter lavorare ovunque ottenendo performance addirittura migliori rispetto a quelle legate alla permanenza in ufficio.

Gli ultimi numeri dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano dichiarano che si tratta di una realtà nel 58% delle grandi imprese, ma tra le PMI la situazione è molto meno rosea: nonostante i progetti strutturati stiano crescendo e siano passati al 12%, la percentuale di imprese disinteressate alla questione è passata nell’ultimo anno dal 38% al 51%.

Motivi? Puro e semplice disinteresse, ma anche timori legati alla sicurezza dei dati, attività poco digitalizzate e una cultura lontana dai canoni della Digital Organization:. “In questi giorni si parla moltissimo di smart working – spiega Davide Capozzi, Innovation Services Director di Wiit – ma la realtà è che non tutte le aziende sono pronte. Larga parte dei lavori sono gestibili da remoto, ma c’è purtroppo un tema culturale che frena: la Digital Organization si può applicare laddove la cultura aziendale sia fondata sul senso di appartenenza, sull’orientamento agli obiettivi e sul senso di responsabilità. Per raggiungere questo livello di consapevolezza, le organizzazioni moderne e agili rendono partecipi tutti di mission, vision, e valori aziendali, ma è innegabile che la mentalità precedente, abbastanza legata al concetto di controllo, sia ancora radicata, da noi come all’estero”.

Davide Capozzi WIIT
Davide Capozzi, Innovation Services Director di Wiit

I pilastri del lavoro agile e lo smart working as-a-service

Oggi si parla di smart working per via di un’emergenza, ma in realtà il paradigma di lavoro agile è nato per far sì che le aziende, in condizioni del tutto normali, producano di più e meglio. In tutto ciò, e come per ogni iniziativa di digital transformation, la tecnologia ha un ruolo abilitante.

Secondo Wiit, i pilastri di ogni iniziativa di smart working sono cinque: “Si parte dai device giusti – spiega Capozzi – che non possono mancare e devono permettere il lavoro in mobilità, e si passa alla connettività, ma senza dimenticare il ruolo cardine della sicurezza, della collaboration e della continuità operativa. Limitando il discorso agli ultimi tre, la sicurezza è uno dei nostri core business e va di pari passo col tema dei ‘perimetri liquidi’ che le aziende si trovano a gestire. In una situazione fatta da un’infinità di canali e dispositivi diversi, e in cui la superficie d’attacco e i punti d’ingresso nell’organizzazione diventano molto distribuiti e diversificati, le aziende devono assolutamente presidiare questo aspetto. Ci sono strumenti innovativi che ‘guardano’ il perimetro nella sua interezza e sono gli unici che oggi risultano efficaci, ma purtroppo necessitano di investimenti e potenze computazionali che non tutti hanno a disposizione. Poi, per effettuare smart working c’è bisogno di una suite di collaboration, ma soprattutto di garantire la continuità operativa del servizio stesso anche in casi di emergenza che, come la situazione che stiamo vivendo, riguarda le persone e non le tecnologie”.

Quest’ultimo tema è molto caro a Wiit, che eroga servizi di Business Continuity facendo leva sul proprio modello Hybrid Cloud: “L’aspetto della continuità operativa è centrale quando si parla di servizi critici e gli ultimi fatti ci stanno insegnando che anche lo smart working ricade completamente in questa categoria. Per far sì che ciò accada bisogna essere comunque certi che si possa lavorare in smart working anche quando l’azienda ha un problema. L’ideale per un’azienda sarebbe quindi quello di usare i paradigmi cloud anche in questo caso e cioè affidarsi a provider che hanno modelli resilienti e scalabili sia dal punto di vista delle tecnologie, che dei processi, che delle competenze”

La soluzione Wiit è dunque l’erogazione di un servizio di smart working as-a-service: “La nostra idea è quella di erogare lo smart working come servizio che copra tutti i pilastri evidenziati, ad eccezione a volte di quello della connettività per il quale le aziende sono solitamente già attrezzate. In quanto servizio, le aziende possono attivare il lavoro agile in maniera rapidissima e con assicurazioni di sicurezza e continuità. Proprio in questi giorni, molte aziende stanno usando il servizio di Wiit per applicare i paradigmi del lavoro agile: essendo, in particolare, sicurezza e business continuity due aspetti fondanti del nostro core business, siamo organizzati in modo tale da poter erogare servizi anche in momenti di crisi poiché sia la struttura che i processi sono distribuiti su più sedi. Se oggi c’è una crisi a Milano, ho certamente competenze altrove che possono erogare il servizio in maniera continuativa per 24 ore al giorno, senza che il cliente se ne accorga”.

L’emergenza passerà, su questo non c’è dubbio, ma la lezione sulla centralità del lavoro agile rimarrà impressa a lungo, e speriamo che possa condizionare in positivo le scelte future delle aziende.

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