Proseguono le interviste video ai CIO che raccontano come è stato affrontato il lockdown causato dal Covid-19 e come ci si appresta a ritornare alla normalità.
“Lo smart working in azienda – ha affermato Giovanni Daconto, Group CIO di Ariston Thermo Group – era una pratica possibile ma non ampiamente utilizzata”.
L’azienda aveva già predisposto alcuni asset rafforzando, per esempio, le infrastrutture di comunicazione, adottando set di strumenti per garantire accesso remoto ai principali applicativi e aveva già in corso un progetto in ambito end point protection.
“Nel momento in cui abbiamo dovuto affrontare la crisi – ha raccontato Daconto – ci siamo impegnati in due direzioni: da un lato, per permettere di fare smart working agli addetti del back office che non avevano avuto sino ad allora strumenti per lavorare in remoto e, dall’altro, è stata estesa la piattaforma di collaboration che già stavamo testando. E lo abbiamo fatto molto velocemente dopo quattro settimane è già diffusa su 3.000 persone”.
Daconto ha sottolineato che in generale sono stati rimodulati tutti i servizi IT, ma anche rivisti gli accordi con i partner tecnologici, perché l’attività è inevitabilmente diminuita. In tale scenario, secondo il CIO, sono emersi i limiti delle soluzioni cloud.
“Non è facile come viene detto ottenere la flessibilità che dovrebbe caratterizzare le soluzioni cloud e a questo proposito credo che vada rivalutato il rapporto costo benefici” ha dovuto constatare Daconto.
L’intervista si chiude con la riflessione in merito a quel che ci dobbiamo aspettare per l’immediato futuro e a ciò che abbiamo imparato da Covd-19. Daconto non pensa che si tornerà a una situazione precedente alla pandemia perché lo smart working si è dimostrata una modalità di lavoro che funziona, basata su fiducia reciproca e rende il lavoro più efficace.
“Mi aspetto che cambieranno gli investimenti in tecnologie e infrastrutture – ha concluso Daconto – e di pari passo quelli in sicurezza. Tutta questa trasformazione comporterà anche una revisione delle funzioni IT perché i livelli di servizio che dovremo erogare agli utenti saranno più elevati. Anche le competenze cambieranno, si dovranno riqualificare quelle interne ma sarà anche necessario introdurre nuove risorse. Voglio essere ottimista, credo che lavoreremo meglio e ci sposteremo quando necessario e si valuterà cosa è davvero necessario delocalizzare, si innalzerà la qualità della vita, avremo più investimenti in istruzione e ricerca…”.
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