Prospettive

Il futuro della digitalizzazione passa dallo smart working

Sulla base della loro esperienza e della visione sullo sviluppo tecnologico, i principali fornitori di soluzioni che hanno abilitato lo smart working nel periodo più buio della pandemia delineano il futuro del lavoro e le trasformazioni necessarie per attuarlo. Suggeriscono al tempo stesso gli aspetti sui quali dovrebbero focalizzarsi le organizzazioni per trarre vantaggio dalle lezioni apprese.

Pubblicato il 17 Gen 2022

smart working

Inclusività, ampliamento delle funzioni che possono essere svolte a distanza, miglioramento dell’esperienza lavorativa, miglior bilanciamento fra vita e lavoro, attenzione alla sicurezza e alla privacy. Sono queste le parole chiave, secondo i fornitori di soluzioni tecnologiche, che indicano il percorso per la realizzazione del lavoro del futuro, accelerato dalla pandemia, dove lo smart working è parte di un percorso verso la digital transformation, destinata a creare organizzazioni più produttive e flessibili, grazie a persone più coinvolte e motivate.

Inclusività e sicurezza

Sono queste le parole chiave scelte da Enrico Miolo, Collaboration Leader di Cisco, nel corso del co9nvegno di presentazione dei dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, per indicare le caratteristiche delle piattaforme in grado di abilitare il vero smart working, a cui andrebbero affiancate flessibilità ed empatia.
L’inclusività che si traduce nel fornire l’opportunità a tutti di partecipare e di esprimere il loro potenziale è favorita dalla tecnologia con il ruolo di equalizzatore. “Nel caso di una riunione dove in una sala c’è il capo con alcune persone mentre altri componenti del team sono connessi in remoto, il nostro obiettivo è di consentire anche alle persone che operano a distanza di essere rilevanti come le persone presenti”, esemplifica. Va nella stessa direzione il superamento delle barriere linguistiche, grazie alla possibilità di scegliere fra 108 lingue con traduzione in tempo reale. Cisco punta inoltre ad abilitare l’inclusività in modo immersivo come dimostra l’annuncio di una tecnologia basata su ologrammi, in sperimentazione presso alcune organizzazioni clienti.
La sicurezza, anche in termini di privacy e gestione dei dati, è sempre più importante con l’affermarsi del lavoro ibrido. “Se si incontra una persona per la prima volta in un meeting virtuale come essere sicuri che sia la persona giusta? Come verificarne l’identità? – si chiede – Cisco offre gli strumenti per verificare l’identità, particolarmente utile in caso, ad esempio, di partecipazione a un meeting su temi sensibili”.

Industrial smart working per ampliare la base di chi può lavorare a distanza

“Il nostro obiettivo è ampliare la platea di lavoratori che possono lavorare in smart working, includendo i molti che ancora non lo fanno ma vorrebbero farlo”, sostiene Alessandro Belfiori, Marketing Enterprise – Product Manager IT Infrastructure & Cloud, TIM. Soluzioni basate su tecnologie come IoT, 5G e realtà aumentata possono, consentire ai lavoratori, soprattutto del settore manifatturiero, di esercitare a distanza attività di controllo che finora dovevano essere svolte solo in presenza. TIM è, a sua volta, riuscita ad adottare lo smart working per quasi tutti i dipendenti, avendo provveduto per tempo a digitalizzare attività fino a pochi anni potevano essere solo gestite in presenza. “Vorremmo offrire ai clienti queste opportunità, sia condividendo la nostra esperienza sia grazie a nuove soluzioni che stiamo implementando”, conclude Belfiori, riferendosi al filone in fase di sviluppo dell’industrial smart working.

Ristrutturare lo spazio digitale

L’esperienza delle persone sul lavoro sarà per il futuro la metrica da tenere d’occhio anche per attrarre i talenti e ridurre il turnover, è l’opinione di Massimiliano Grassi, Field & Channel Marketing Manager di Citrix che enfatizza l’impatto della tecnologia per garantire la rimozione della complessità e delle frizioni impatto come leva per maggior produttività e coinvolgimento. “Oggi il lavoro si può fare ovunque ma resta comunque complesso – spiega – Usiamo solo poche funzioni di suite applicative complesse, siamo sommersi di informazioni spesso irrilevanti, saltiamo da un task all’altro con perdita di focus”. C’è spesso un abisso fra il mondo consumer dove con uno smartphone si fanno operazioni fantastiche in pochi istanti e il mondo business dove tutto è complicato e pieno di ostacoli. “Noi ci occupiamo di ristrutturare lo spazio digitale che ciascuno può utilizzare ovunque si trovi, andando a organizzare uno spazio di lavoro dove si deve poter disporre di tutto quello che serve per essere produttivi, avere una guida che riduce il rumore digitale e indica cos’è importante in quel momento, avere la possibilità di usare le poche funzionalità necessarie nel contesto in cui sono senza collegarmi e scollegarmi”. Il futuro, in sintesi, deve prevedere la possibilità di essere focalizzati non tanto sull’applicazione o sulla tecnologia, ma su cosa è davvero importante in quel momento.

Ridisegnare l’esperienza di lavoro per motivare le persone

Luba Manolova Direttore Divisione Microsoft 365 & CyberSecurity, Microsoft, per delineare i trend del futuro prende in considerazione alcuni fenomeni in corso come il paradosso del lavoro ibrido e il cosiddetto great reshape. “Da un lato le persone vogliono l’autonomia e la flessibilità che lo smart working offre, dall’altro vogliono sentirsi parte integrante dell’azienda, essere connessi, avere interazioni vis-à-vis”, sostiene. Evidenzia inoltre che, in seguito alla fase più acuta della pandemia, le persone hanno iniziato a chiedersi non tanto come devono lavorare ma perché. A tutte queste domande la tecnologia può offrire risposte. “Serve però mettere al centro le persone e ridisegnare l’esperienza, affinché tutti si sentano accomunati nella condivisione dello scopo dell’azienda – suggerisce – Altrettanto importante è bilanciare vita personale e professionale e ridurre il rischio di burnout”. AI e insight possono fornire un supporto per costruire comportamenti adeguati a livello individuale, manageriale e dei leader, in grado abbracciare il nuovo contesto. Secondo Manolova, il digitale che ci ha aiutato nell’emergenza può aiutarci anche per il futuro favorendo una crescita sostenibile nel medio-lungo periodo, ponendo attenzione a tre dimensioni:

  • Produttività, che si realizza non solo con lo smart working ma quando il digitale entra in tutti i processi dell’azienda. “Le aziende che l’hanno adottato sono più produttive del 64% in Italia, fondamentale per un paese caratterizzato da bassa produttività”, commenta.
  • Ambiente, grazie alla riduzione, entro il 2030 fino al 20% le emissioni di CO2, con il ricorso allo smart working e alla digitalizzazione.
  • Inclusione e sostenibilità sociale, portando al lavoro gruppi che fino a ieri non c’erano.

Smart working, primo gradino della digital tranformation

Sintetizzando il dibattito, Enza Truzzolillo, Large Enterprise Country Leader di Lenovo, ricorda che l’argomento su cui si sta riflettendo è, in definitiva, la digital tranformation e lo smart working rappresenta l’autostrada per raggiungerla. Secondo i dati di Lenovo, la pandemia ha accelerato di 5 anni l’adozione dello smart working. “Vediamo permanere l’esigenza di adottare il modello ibrido sia da parte delle imprese sia dei dipendenti, dove l’attenzione è agli strumenti”, evidenzia. Sottolinea inoltre che la pandemia ha riportato l’attenzione sull’end point, senza il quale non è possibile garantire la business continuity, ma ha posto al tempo stesso la necessità di trasformazione culturale sia per il business sia per le singole persone.

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