La collaboration secondo Cisco

L’azienda californiana crede nella proposta di una piattaforma unica di collaborazione che possa andare incontro alle aspettative della nuova generazione di utenti aziendali, nell’era della consumerizzazione dell’Ict.

Pubblicato il 16 Gen 2013

“Per noi la collaboration non può essere considerata semplicemente un’applicazione né una social media platform, come alcuni oggi la definiscono, ma comprende l’insieme di azioni e tecnologie che consentono alle persone di collaborare”. Esordisce così Michele Dalmazzoni, collaboration architecture leader di Cisco parlando della visione dell’azienda su una delle tematiche più rilevanti su cui si è concentrata buona parte dell’offerta.

Michele Dalmazzoni, collaboration architecture leader di Cisco

Come conseguenza della consumerizzazione dell’It le persone si aspettano, anche in azienda, di poter collaborare in modo semplice. Cisco risponde a questa esigenza mettendo a disposizione soluzioni che per superare l’attuale frammentazione che vede le diverse componenti (videoconferenza, web conference, unified communication, contact center, ecc.), organizzate secondo logiche a silos, spesso afferenti a centri di competenza aziendali separati, in modo speculare alla frammentazione dell’offerta. “Il processo di convergenza è iniziato per Cisco prima di altri, nel 1998, con l’acquisizione di Selsius Systems da cui è nata la telefonia su Ip”, ricorda Dalmazzoni. E si è completato con le successive acquisizioni, fra il 2007 e il 2009, di Webex, Jabber e Tandberg.

“Per andare incontro all’esperienza dell’utente, che dovrebbe essere fluida e integrata, è indispensabile disporre di una rete intelligente che gestisca qualunque device in qualunque ambiente – spiega Dalmazzoni -. Per farlo abbiamo riorganizzato la Ricerca e lo Sviluppo della collaboration concentrandola in un’unica business unit basata su due grandi famiglie: la prima focalizzata sull’infrastruttura e la seconda sull’interfaccia utente.”

Un ulteriore passo verso l’integrazione e la semplificazione arriva con il recente lancio di Business Edition 6000 di Unified Communication Manager che integra in un unico prodotto la gestione di voce, video applicazioni, call center. “Ciò consente al cliente di partire anche da una sola applicazione ma con la consapevolezza di poter contate su una piattaforma unica”, sottolinea Dalmazzoni. Il nuovo prodotto, che gestisce anche la parte social (con Webex social) può essere competitivo anche per un numero limitato (una decina almeno) di utenti aziendali.

La disponibilità di un prodotto non significa però una diffusione immediata. “Come in tutte le fasi di transizione, ci sono periodi medio-lunghi necessari per le trasformazioni – dice Dalmazzoni -. Partiamo perciò con l’implementazione della soluzione collaborando con i partner e i clienti più sensibili e innovativi, generalmente medie imprese, presso le quali sono già state completate alcune implementazioni, dove l’approccio integrato è più semplice, a differenza delle grandi aziende che hanno molto legacy”.

Grandi clienti, come le banche, iniziano ad utilizzare la collaboration in ambiti limitati, per sperimentare, ad esempio la ‘filiale del futuro’, che può funzionare in modo totalmente non presidiato e consente di prolungare l’orario di sportello. Mentre le aziende del fashion stanno, ad esempio, sperimentando il controllo della produzione da remoto tramite telecamera. Un ulteriore ambito di applicazione è quello dell’e-learning che, dopo tanti annunci, può rivelarsi, grazie all’evoluzione della collaboration, un investimento realmente remunerativo.

Le soluzioni vengono offerte anche in logica Hcs (Hosted collaboration service) basata su cloud, che consente ai service provider di proporla ai propri clienti in modalità ‘a consumo’. Cisco sta definendo partnership con operatori presenti in Italia come già ha fatto a livello internazionale con provider come Vodafone e Orange.

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