I vantaggi delle soluzioni di Unified Communication and Collaboration nel ridisegnare i processi organizzativi aziendali sono noti da tempo: maggiore produttività ed efficienza, minori costi per le trasferte e gli affitti, impatto ambientale ridotto. Oggi l’emergenza Covid-19 è servita da propulsore, spingendo molte imprese a passare dalla valutazione all’adozione tecnologica. Le misure di distanziamento sociale infatti hanno incentivato il ricorso allo smartworking e agli strumenti digitali abilitanti, accelerando il processo di trasformazione degli spazi di lavoro.
Cisco, sponsor dei Digital360 Awards 2020, dove è risultata finalista con il progetto Unified Communication: il progetto Cisco per Sara Assicurazioni, si posiziona tra i protagonisti della rivoluzione in atto, con una strategia mirata alla costruzione di esperienze ibride, che contemplano la presenza reale e virtuale.
Hybrid workplace: sfide e strumenti
“Oggi si parla di hybrid workplace – sostiene Enrico Miolo, Collaboration Sales Specialist di Cisco Italia – per definire uno spazio di lavoro che riunisce sia gli ambienti fisici (quindi uffici, impianti, aule universitarie e così via) con l’esperienza digitale (che permette di svolgere la propria attività da casa o qualsiasi altro luogo)”.
Who's Who
Enrico Miolo
Tutte le organizzazioni, indipendentemente dal settore, devono attrezzarsi per garantire la connettività e gli strumenti per concretizzare le nuove modalità operative. Tuttavia, il percorso di trasformazione non è banale.
“La prima sfida – suggerisce Miolo – è di tipo umano e culturale: riguarda il change management, perché si trasformano le dinamiche di leadership e organizzazione aziendale. L’altro tema è la tecnologia e in particolare gli strumenti di collaboration, che permettono di realizzare l’hybrid workplace consentendo videochiamate, messaggistica e telefonia”.
Webex, la piattaforma cloud per esperienze ibride
In Cisco, la piattaforma sulla nuvola che riunisce le tecnologie di comunicazione e collaborazione si chiama Webex. “L’offerta – precisa Miolo – non riguarda soltanto una suite di soluzioni software in cloud, ma include anche i dispositivi hardware per attrezzare gli spazi fisici, come uffici e sale riunioni, così da garantire interazioni facili, immediate e fluide, come in presenza”.
La componente di intelligenza artificiale contribuisce a creare esperienze realistiche, offrendo supporto anche a nuovi tipi di applicazioni. “Ad esempio – spiega Miolo – le funzionalità di AI possono: organizzare una regia automatica durante i meeting, cosicché la persona che parla sia sempre inquadrata; eseguire un conteggio delle persone in sala, avvisando se è stato superato il numero di presenti consentito dalle policy di distanziamento anti-Covid; fornire informazioni agli operatori del real-estate in modo che possano organizzare al meglio gli spazi lavorativi”.
La tecnologia insomma evolve per rispondere alle problematiche contingenti, trovando nuove modalità di impiego. La piattaforma Webex è infatti oggetto di continua innovazione. “Abbiamo appena acquisito una soluzione di intelligenza artificiale – cita ad esempio Miolo – che permette di eliminare completamente il rumore di fondo durante una videochiamata o un meeting virtuale”.
Sicurezza e interoperabilità, cruciali per la collaboration
Se l’artificial intelligence rappresenta una delle nuove frontiere tecnologiche da tenere sotto osservazione, un altro aspetto nel mondo delle Unified Communication and Collaboration occupa il centro della scena. “La sicurezza informatica – prosegue Miolo – è un tema spesso sottovalutato. Con la pandemia molte aziende si sono attrezzate per abilitare lo smartworking rapidamente, trascurando però le misure necessarie a garantire la protezione dei sistemi informativi. In poche settimane, infatti, hanno avuto risonanza mediatica molte situazioni in cui si sono verificati furto dei dati, attacchi a siti Internet e così via”.
Miolo insiste sulla necessità di affrontare la questione della sicurezza includendo una pluralità di aspetti, tra cui: la privacy delle informazioni archiviate in azienda; la crittografia per proteggere le comunicazioni tra colleghi e organizzazioni; la compliance rispetto alle normative locali e di settore in materia di tutela dei dati, soprattutto alla luce di ambienti cloud sempre più distribuiti.
“La cybersecurity – asserisce Miolo – costituisce per Cisco un’area d’offerta e quindi possiamo fornire alle aziende tutti gli strumenti necessari alla protezione delle informazioni. Inoltre, Webex è stato concepito sin dall’inizio con tutte le componenti di sicurezza integrate, a partire dalle soluzioni avanzate di certificazione e crittografia. Aggiungere livelli di sicurezza a posteriori per correggere limiti e bachi di un’applicazione o funzionalità risulta infatti decisamente poco efficace”.
Oltre alla sicurezza, un’altra direttrice che guida l’evoluzione tecnologica di Cisco è l’interoperabilità delle soluzioni. “Il valore della collaboration non si esaurisce nelle comunicazioni tra colleghi, ma si evidenzia soprattutto nelle interazioni business-to-business tra aziende diverse. La necessità di connettere le varie organizzazioni, che adottano strumenti di comunicazione differenti, impone alla base l’utilizzo di tecnologie interoperabili. Solo ricorrendo a standard riconosciuti, infatti, i sistemi possono interfacciarsi correttamente e Webex è stato sviluppato tenendo conto di queste priorità”.
Workplace ibrido dalla Moda alle Università
In chiusura di intervista, Miolo elenca una serie di casi concreti in cui le tecnologie di collaboration di Cisco esprimono il massimo potenziale. “Si prenda l’esempio di un impianto manifatturiero – afferma -: grazie agli strumenti di videochiamata e al servizio Webex Expert On-Demand, gli operatori all’interno del plant possono farsi guidare nello svolgimento delle attività da uno specialista in modalità remota”.
Miolo ricorda inoltre la rivoluzione in atto nel contesto della formazione universitaria e delle scuole superiori. “In questi mesi – spiega – abbiamo aiutato moltissimi istituti ad approcciare il concetto di classe ibrida: ad esempio con il professore e un gruppo di alunni in aula e gli altri studenti connessi a distanza con Webex”.
Oltre ai settori del Manufacturing e dell’Education, anche il Fashion ha subito l’impatto positivo delle tecnologie Ucc. Miolo menziona le applicazioni di Virtual Fitting Room, che permettono di accelerare il processo di ideazione e confezionamento degli abiti: da remoto, infatti, i product manager possono seguire il progetto e decidere su alcuni dettagli come il posizionamento di un bottone o la fattura delle cuciture. “Abbiamo realizzato – prosegue Miolo – anche alcune iniziative di Virtual Show Room, che permettono di realizzare sfilate di moda ibride, per cui i potenziali clienti possono vedere i vestiti indossati dalle modelle anche a distanza interagendo direttamente con i responsabili del brand per eventuali acquisti”.
Insomma, nel futuro post-pandemia, le tecnologie di comunicazione e collaborazione sono destinate a stravolgere il modus operandi di qualsiasi settore, ridisegnando gli spazi di interazione e aprendo la strada a una molteplicità di nuove applicazioni.