“Per fare smart working non basta una webcam”, dice provocatoriamente Michele Dalmazzoni, Collaboration & Industry Iot Leader, Cisco Italy che durante un recente evento realizzato da ZeroUno in collaborazione con la stessa Cisco, ha spiegato come ci sia la tendenza a banalizzare il
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
LO SCENARIO – Smart working: di cosa hanno bisogno le aziende? | |
LA RICERCA – Smart working: le tecnologie necessarie | |
IL DIBATTITO – Smart working: come la pensano le aziende |
tema smart working sul piano tecnologico, sottovalutando l’attenzione che va posta nella scelta delle soluzioni hardware e software a sostegno dei progetti; al contrario è importante che queste (così come promettono di fare gli strumenti Ucc di Cisco, e Spark in particolare) “soddisfino – ha detto Dalmazzoni – le esigenze di utenti diversi per età e maturità digitale e si adattino a situazioni di comunicazione differenti, più o meno formali, di diversa importanza strategica, che coinvolgono persone interne oppure esterne ecc.”
Inoltre, aspetto davvero in grado di fare la differenza in ottica smart working, devono assicurare all’utente semplicità e continuità rispetto ai suoi workflow permettendogli di muoversi tra un luogo di lavoro e l’altro (casa, ufficio, macchina ecc.) e da un device all’altro (dallo smartphone al grande schermo di una sala riunioni attrezzata) senza soluzione di continuità.
“Con Cisco Spark – ricorda Dalmazzoni – non solo tutti i contenuti e gli strumenti di lavoro sono accessibili, indipendentemente dai device usati, da un’unica interfaccia che ha in sé tutte le funzionalità necessarie (file sharing, chat, video conference ecc.), ma è possibile lavorare passando da uno strumento all’altro senza alcuna interruzione: lo smart worker che avvia una videochiamata in ufficio, può proseguirla facendo ‘scivolare’ la finestra del video dallo schermo della sala riunioni al proprio smartphone, mantenendo la videochiamata in corso sempre attiva”.
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