Nella digital enterprise, il potenziale competitivo deriva dalla capacità di innovare, a partire dai processi interni e dalle relazioni. Gli strumenti Ucc rappresentano un’opportunità per trasformare il modus operandi. Organizzato da ZeroUno, in partnership con Cisco, il webinar “Smart Working: come disegnare esperienze di collaboration efficaci” ha aperto il dibattito sul tema.
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
IL DIBATTITO – Collaboration: cosa ne pensano le aziende | |
L’OFFERTA – Cisco Spark, servizi cloud per l’Ucc |
Valentina Bucci, giornalista di ZeroUno in veste di moderatore, ha introdotto le prime considerazioni: “Lo smart working richiede tecnologie efficaci alla base, che fungano da driver del cambiamento, certamente insieme ad aspetti più “sfumati”, più organizzativi e culturali: “L’azienda deve, infatti credere nella collaboration – ha affermato Bucci – come elemento per migliorare la produttività e l’engagement, creando percorsi coerenti nei quali credere fortemente”.
L’importanza di un percorso strutturato
Marco Mazzucco, Senior Researcher Osservatori Digital Innovation, ha proseguito l’analisi: “Oggi le tecnologie permettono di lavorare oltre gli spazi e i tempi dell’ufficio. La collaboration diventa indispensabile perché servono più competenze sulle singole attività. La consumerization aumenta le aspettative degli utenti rispetto agli strumenti It professionali”. Tuttavia, si riscontrano ancora modalità operative obsolete: “Intraprendere un percorso di smart working non è banale – ha continuato Mazzucco -. Implica una strategia strutturata con l’obiettivo di snellire i processi, favorire la collaborazione e il riuso della conoscenza, ottenere una visione real-time sulle attività, diminuire mail e riunioni”.
Oltre ai vantaggi facilmente misurabili (per esempio, il risparmio sui costi delle trasferte), lo smart working porta altri benefici: “Diversi studi dimostrano un aumento della produttività in media del 30%”, ha dichiarato Mazzucco. Le opportunità si amplificano se la collaboration si estende dalla singola unità all’azienda fino, all’ecosistema di fornitori e clienti.
Criticità e leve vincenti, cosa c’è da sapere
Ma il passaggio deve essere graduale: nessun big bang, ma una roadmap di progetti pilota. “Le tecnologie sono ‘rock’, veloci nell’innovarsi, ma le persone richiedono tempo per l’adattamento – ha precisato Mazzucco -. I progetti di successo devono coinvolgere le divisioni Hr e Organizzazione per agevolare il cambiamento”. Ma quali sono le principali abitudini da trasformare? “Innanzitutto – ha sottolineato Mazzucco – bisogna abilitare connessioni senza gerarchie, ottenere il commitment del management, coinvolgere e formare gli utenti”. Tra le leve vincenti non devono mancare: user-experience integrata cross-silos, ricorso a soluzioni open, supporto continuativo all’adozione delle tecnologie e monitoraggio dell’impatto sui processi. Sul fronte tecnologico, il cloud diventa il primo alleato della collaboration (garantisce velocità di aggiornamento, si adatta ai budget delle Pmi), mentre altri temi caldi sono sicurezza (apertura al mobile, uso di app consumer) e integrazione (dei nuovi strumenti con i sistemi in essere).