Il terzo trimestre 2012 è il migliore di sempre per Lenovo che ha chiuso il fatturato mondiale a quota 9,4 miliardi con una crescita del +12% anno su anno, per lo stesso quarter (l’anno fiscale di Lenovo si chiuderà il 31 marzo 2013). Risultati positivi anche negli utili (utile lordo – prima delle tasse – di 246 milioni di dollari; utile netto di 205 milioni, +34% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e per quanto riguarda le unità distribuite: 14,1 milioni di pezzi con una quota di mercato raggiunta a livello mondiale del 15,9%.
Ma il dato più significativo viene dalla regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa): il fatturato di 2,3 miliardi di dollari (che rappresenta il 25% del fatturato totale) ha consentito alla società di guadagnare la posizione numero due del mercato Pc scalzando Acer (in vetta al mercato rimane Hp).
Lenovo, nell’area Emea, detiene ora l’11% di market share registrando una crescita, nella quota di mercato, di oltre il 25% (passando dal 5° al 2° posto).
“Grazie alla strategia ‘Protect and attack’, Lenovo, nell’ultimo trimestre, non solo ha raggiunto risultati record e ampliato la propria quota di mercato, ma è cresciuta anche nelle attività di business legate a smartphone e tablet”, afferma Yang Yuanqing, chairman e Ceo di Lenovo. “Per i prossimi mesi l’obiettivo dell’azienda è di continuare a crescere, diversificando ulteriormente le attività di business e puntando sull’innovazione”.
In soli 7 anni, dunque (era il 2005 quando Lenovo rilevò da Ibm il marchio ThinkPad e acquistò la divisone Pc della multinazionale), la strategia messa a punto dal Ceo, “Protect and attack”, appunto, ha consentito al gruppo di scalare posizioni arrivando a competere con la numero uno (Hp). La strategia si basa su due direttrici: proteggere i mercati consolidati che permettono a Lenovo di ‘sopravvivere’ (il mercato dei Pc aziendali, dal punto di vista del prodotto, e il mercato cinese dal punto di vista geografico – area che ancora oggi fornisce alla società il 45% del business); attaccare con una politica aggressiva i mercati emergenti (considerando tra questi anche gli Stati Uniti: lo stesso Ceo si è trasferito nella sede del North Carolina e, oggi, buona parte del board direttivo è composto da membri non cinesi).