Attualità

PMI: la digitalizzazione dopo il Covid

Dopo la pandemia il processo di digitalizzazione cambia marcia: le nuove priorità dell’IT aziendale oltre allo smartworking.

Pubblicato il 08 Lug 2022

la digitalizzazione dopo il Covid

Con la fine ufficiale dello stato di emergenza, cade la necessità di lavorare in smartworking e gli uffici tornano a ripopolarsi. Si spengono le VPN e tornano a lampeggiare i LED degli switch aziendali, mano a mano che i portatili si ricollegano ai jack RJ45 sulle scrivanie. Dal punto di vista IT, la differenza principale rispetto al periodo del lockdown è una diversa gestione del bilanciamento tra traffico interno ed esterno.

Il ritorno in ufficio

Innanzitutto, lo smartworking viene solo ridotto, e non abbandonato del tutto, in quanto continua a essere disponibile in caso di particolari esigenze personali del dipendente. Inoltre, la comodità di lavorare con la call da remoto invece che recandosi in presenza dal cliente è rimasta tra le nostre abitudini di lavoro, e la percentuale di tempo operativo trascorsa in call rimane molto più alta rispetto al periodo pre Covid.

Lo scenario IT si presenta perciò complesso, soprattutto per quanto riguarda il collegamento tra Active Directory aziendale e Business Unit di partner o clienti, con un rapporto particolarmente stretto. Aumentano le richieste di connessioni trasversali tra organizzazioni, che non si limitino solo alla possibilità di effettuare chiamate via Teams anche a tenant esterni, ma che riescano a gestire richieste più articolate, come il collegamento in remote desktop oppure l’accesso a file e documenti protetti da ACL (Access Control List, ossia la mappatura dei permessi concessi ai vari utenti per operare su quella risorsa).

Nelle aziende PMI italiane continua a prendere sempre maggior piede il concetto di “federazione”, ossia la connessione tra Active Directory di tenant diversi e la mappatura dei permessi tra utenti e risorse di Business Unit non appartenenti allo stesso dominio. Questa esigenza comporta sfide particolari per gli IT manager, soprattutto nei casi in cui una delle due organizzazioni abbia un tenant di tipo on premise a l’altra organizzazione utilizzi invece solo Microsoft365 online. Fortunatamente, Microsoft mette a disposizione diversi tool e guide per creare una connessione ottimale tra domini diversi e assegnare le autorizzazioni necessarie.

Il ruolo del P.N.R.R

È la grande sfida dei prossimi due anni. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre interessanti incentivi alle imprese che intendano intraprendere o consolidare il percorso di digitalizzazione dei processi aziendali. Il P.N.R.R. prevede l’assegnazione di un cospicuo 20% del plafond disponibile a progetti che favoriscano l’innovazione informatica, con l’obiettivo di potenziare l’informatizzazione delle aziende e la trasformazione in chiave digitale dei processi produttivi.

Nel piano di potenziamento delle infrastrutture rimane prioritaria la Transazione 4.0, cui sono allocati 13 miliardi circa di incentivi, distribuiti come credito d’imposta per attività di sviluppo o formazione. Per attività di formazione si intendono tutte quelle iniziative formative volte a favorire il processo di trasformazione digitale creando o consolidando le competenze nelle tecnologie abilitanti necessarie a realizzare il Paradigma 4.0.

Le PMI possono sfruttare questi incentivi promuovendo corsi di formazione per il personale interno, sia sui pacchetti di automazione di ufficio più diffusi, sia su tool e skill che potrebbero favorire un’ottimizzazione dei processi aziendali, con un impatto sul ROI significativo, come ad esempio l’adozione di modalità di collaborazione “agile” o l’utilizzo di software GANTT o per la gestione dei progetti.

L’altro grande bacino verso cui confluiscono gli incentivi è, infatti, il paradigma 4.0, che permette alle industrie di iniziare o consolidare il proprio percorso di adozione di software gestionali ERP o di avvicinamento alle tecnologie di tipo Smart Factory.

La Smart Factory

Forse, uno dei temi più scottanti nella nostra realtà nazionale è proprio quello della trasformazione della realtà produttiva da fabbrica tradizionale a Smart Factory. Tra tutti i percorsi incentivati, è uno di quelli che procedono più a rilento e che stanno incontrando un’adozione più tiepida delle aspettative.

Ma che cosa si intende innanzitutto con l’espressione Smart Factory? Smart Factory significa tutto quell’insieme di tecnologie abilitanti in ambito produttivo, a partire dal

cloud computing e dai sistemi di cybersecurity, ma non limitati assolutamente al solo software dell’industria 4.0. Lo Smart Factory comprende diverse realtà, tra cui, solo per citare alcune delle più significative:

– IoT (Internet of Thing), ossia sistemi che hanno una componente digitale che invia e riceve dati, come, ad esempio, sensori di rilevamento a bordo macchina;

– Intelligenza Artificiale, applicata sia alla robotica, sia al machine learning, come ad esempio la comprensione ed elaborazione del linguaggio umano;

– Big Data, orientata al monitoraggio e alla reportistica predittiva;

– Realtà Aumentata per la prototipazione virtuale e suo interfacciamento con software gestionali in cloud;

– Smart Sensor, ossia sensori che hanno lo scopo di ottimizzare il controllo qualità nella filiera produttiva, con lo scopo di ridurre gli scarti di produzione.

L’adozione di tecnologie di tipo IoT interessa solo una piccola percentuale della filiera produttiva nazionale. Gli incentivi del P.N.R.R. rappresentano perciò una ghiotta occasione per introdurre questa tecnologia nelle linee di produzione, permettendo alla propria azienda di fruire dei benefici di questa innovativa interfaccia con il mondo del bordo macchina.

L’IOT rappresenta anche un modo per avvicinare le aziende italiane alla blockchain, dato che sono sempre maggiori i device IoT che utilizzano una soluzione di tipo blockchain per salvare i dati raccolti dai sensori sulla linea di produzione.

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