È immaginabile un mondo senza posta elettronica? Che lo si chieda a un manager di una grande corporation, a un piccolo imprenditore, a uno studente della Bocconi o un volontario di una Ong che opera in un qualsiasi paese del Terzo Mondo, la risposta è univoca: “no”. Eppure fino a 13-14 anni fa, la posta elettronica era uno strumento utilizzato da un numero molto limitato di persone che ne “sapevano” di tecnologia.
Oggi l’e-mail è come il telefono: la maggior parte della gente non sa come funziona, non sa nulla di ciò che ci sta “dietro”, non immagina che ci sia un mondo fatto di server, connessioni, data center, infrastrutture sofisticate, ma la usa quotidianamente e pretende, giustamente, che funzioni sempre e comunque. Secondo i dati forniti da The Radicati Group (www.radicati.com), il traffico di e-mail giornaliero crescerà dai 135,6 miliardi di messaggi del 2005 ai 280,2 miliardi nel 2009 e il numero delle caselle di posta passerà da 1,4 miliardi del 2006 a 2,5 miliardi nel 2010, delle quali quelle aziendali passeranno dai 543 milioni del 2005 ai 775 milioni nel 2009.
I dati Frost & Sullivan (www.frost.com) evidenziano invece il trend del numero di computer business con accesso e-mail in Europa e nel Nord America (Canada, Usa e Messico): dai 126,4 milioni di computer del 2006 si dovrebbe passare, nel Nord America, a quasi 130 milioni nel 2008; mentre in Europa si dovrebbe andare dagli 81,4 milioni a 86,5 milioni (vedi figura 1). E quando si parla di e-mail non ci si riferisce esclusivamente ai messaggi scambiati da postazioni fisse perché con il diffondersi delle tecnologie a banda larga nelle comunicazioni mobili è esponenzialmente aumentato il numero di e-mail scambiate tramite telefono cellulare; ancora The Radicati Group riporta che il numero di utenti di e-mail su device mobili passerà, a livello mondiale, dai 14 milioni del 2006 ai 228 milioni nel 2010 mentre, a titolo di esempio, quello degli utenti esclusivamente aziendali passerà nell’area Asia/Pacifico (escluso il Giappone) da 0,74 milioni del 2006 a 2,72 milioni nel 2010 con un tasso di crescita del 38,2% (dati Idc, www.idc.com). Ed è importante sottolineare che quello dell’utilizzo della posta elettronica da device mobili è un mondo piuttosto complesso, che ha un impatto consistente nel mondo aziendale soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e la sincronizzazione con i sistemi di posta elettronica aziendali. L’utente mobile deve poter contare, anche sul proprio device, degli stessi standard di disponibilità, affidabilità e sicurezza dei quali gode dalla postazione fissa (vedi su questi temi e sui nuovi sistemi di comunicazione e collaborazione, l’articolo seguente).
Sempre secondo The Radicati Group, ogni utente aziendale invia e riceve circa 16,4MB di dati via e-mail ogni giorno e questo dato è destinato ad arrivare a 21,4MB entro il 2010.Ma non c’è solo la classica e-mail, perché un altro strumento di comunicazione che, partendo dagli utenti consumer, si è rapidamente trasferito anche all’interno delle aziende (e non solo per il semplice scambio di messaggi personali ma anche per comunicazioni riguardanti lo business) è quello dell’instant messaging (vedi figura 2). A livello mondiale il numero di account di instant messaging passerà dai 944 milioni del 2006 a 1,4 miliardi del 2010.
Questa girandola di dati porta ad una sola conclusione: la posta elettronica e l’instant messagging, sono ormai una modalità di comunicazione strategica per le aziende; non per niente il mercato mondiale delle applicazioni di archiviazione della posta elettronica ha raggiunto i 310 milioni di dollari nel 2005 e continuerà a crescere a un tasso annuo del 34,5% fino al 2009 (stime Idc).
Gli attacchi via e-mail
Tanto più è cresciuta l’importanza e la pervasività della posta elettronica, tanto più sono cresciuti gli attacchi compiuti tramite questo mezzo o il suo utilizzo improprio.Dalle informazioni raccolte nell’Ibm Global Business Security Index Report (www.ibm.com) risulta che nel 2005 ogni settimana vengono intercettati due o tre attacchi e-mail mirati; attacchi, quindi, sferrati per precisi e specifici motivi (tra le motivazioni principali ci sono quelle di carattere finanziario e quelle legate a tematiche sociali) e il cui trend è di sempre maggiore crescita. Risultano invece in declino i virus veicolati tramite e-mail.
Il report Ibm, relativamente al 2005, rileva che solo il 2,8% delle mail business contiene virus o trojan, mentre nel 2004 la percentuale era di 6,1%. È invece decisamente in aumento il numero delle e-mail legate al fenomeno del phishing: il rapporto rileva che nel 2005 una mail su 304 è di questo tipo, mentre nel 2004 lo era una su 943. E per quanto riguarda l’instant messaging, il rapporto rileva che incominciano ad essere consistenti anche gli attacchi a questo tipo di comunicazione.
Per non parlare dello spam: mentre nel 2005 era spam il 64% dei messaggi e-mail spediti, nel 2009 lo spamming raggiungerà ben l’80% (vedi figura 3). Le aziende sono diventate molto più sensibili a questo problema e oggi, mentre a livello globale il 6% delle caselle di posta risulta non protetto con software antispam, il dato scende al 2% per quel che riguarda le caselle aziendali. È comunque interessante sottolineare che il 56% di messaggi spam è relativo a contenuti di carattere pubblicitario su prodotti o soluzioni che non interessano l’utente. Si tratta di un dato sul quale dovrebbero riflettere le persone che si occupano di marketing e, a questo proposito, ci sembra interessante riportare i dati di JupiterResearch (www.jupiterresearch.com) che stima una crescita della spesa nel marketing via posta elettronica dagli 885 milioni di dollari del 2005 a più di 1 miliardo entro il 2010 (contro 164 milioni del 1999), ma che nel rapporto intitolato “The ROI of Email Relevance: Improving Campaign Results Through Targeting”, nel quale vengono analizzati gli impatti di campagne di marketing e-mail indirizzate a un determinato target ben identificato, evidenzia anche che questo tipo di campagne aumenta fatturato e profitti rispettivamente di 9 e di 18 volte rispetto alle campagne e-mail generiche.
Oltre ai virus, che rimangono una delle minacce principali, Gartner (www.gartner.com) evidenzia altre quattro aree sulle quali le aziende devono concentrare la massima allerta nei prossimi due anni: minacce mirate legate all’ottenimento di vantaggi economici (carpire dati sensibili su clienti, per danneggiare i concorrenti, ecc.) per combattere le quali Gartner segnala l’urgenza, per le aziende, di dotarsi di valide e pervasive soluzioni di gestione delle vulnerabilità e di intrusion detection; furto di identità, sempre per motivazioni economiche, contro le quali Gartner evidenzia la necessità di combinare soluzioni che consentano di scoprire le frodi con sistemi di autenticazione, criptografia ecc.; spyware: la società di ricerca prevede che, nel 2008, dal 20 al 50% delle aziende avrà subìto un attacco di questo tipo, da cui la necessità di dotare i propri sistemi (fissi e mobili) di soluzioni anti-spyware; “social engineering”, definizione con la quale Gartner raggruppa tutte quelle minacce, tipo il phishing, che, con falsi messaggi, convincono gli utenti a comunicare informazioni sensibili che li riguardano. Guardando più in là nel tempo, e cioè tra i cinque e i dieci anni, Gartner segnala un altro insidiosissimo pericolo, ossia i “rootkit”: software che, facendo uso di moduli di kernel o dll e driver, consentono di ottenere il controllo di un computer da locale o da remoto in maniera nascosta, non rilevabile dai più comuni strumenti di amministrazione e controllo.
Rispettare le regole
Infine, non trascurabile tema, quello delle normative. L’entrata in vigore di normative e regolamenti nazionali e internazionali, quali il testo Unico sulla Privacy, la Sarbanes-Oxley Act, Basilea II, nonché la spinta a dotarsi di regolamenti e policy interne, impone alle aziende l’adozione di controlli interni sui processi e sui sistemi informativi e la loro verifica periodica. The Radicati Group stima intorno ai 62 milioni gli utenti, a livello mondiale, che, a fine 2005, utilizzavano soluzioni di gestione delle normative e delle policy e che questo numero raggiungerà i 299 milioni nel 2009. Il mercato mondiale di questo tipo di soluzioni, valutato intorno ai 369 milioni di dollari nel 2005, raggiungerà il miliardo e 200 milioni nel 2009.
E su questi temi non si scherza: secondo un’indagine Forrester (www.forrester.com) il 32% delle aziende ha licenziato dipendenti negli ultimi 12 mesi per aver mandato e-mail con contenuti a rischio legale, finanziario, regolatorio o di relazioni pubbliche, in violazione di policy aziendali sottoscritte.
Non solo posta elettronica
In ambito aziendale, la posta elettronica non è che la punta dell’iceberg di un tema molto più ampio (e già abbiamo visto che, parlando di posta elettronica, abbiamo dovuto aggiungere gli instant message – vedi in dettaglio articolo seguente) che riguarda la crescita, l’evoluzione e la sempre maggiore complessità dei sistemi di collaborazione e comunicazione.
Si tratta di sistemi e tecnologie che, negli ultimi anni, stanno maturando a un ritmo molto più rapido di quanto non avvenisse in passato e questo anche per quel fenomeno di osmosi che avviene tra sfera privata e sfera professionale degli utenti. Una serie di comportamenti nati nella sfera privata (quello degli instant message è un esempio calzante, ma ce ne sono altri in continua evoluzione, come i blog, per esempio) si stanno trasferendo, o si sono già trasferiti, anche nella comunicazione professionale; le aziende si vedono obbligate a dotarsi di tecnologie appropriate per gestire questi tipi di comunicazione e, ancor prima, i vendor di queste tecnologie sono spinti a integrare nelle proprie soluzioni le nuove modalità di comunicazione.
Quello della collaborazione è un tema molto vasto e che comprende un ampio spettro di tecnologie. Partiamo, con la storia di copertina di questo mese, dalla gestione centralizzata della messaggistica (posta elettronica, instant messaging ma non solo), di calendari e rubriche. Ad oggi, la partita del software di corporate messaging è giocata sostanzialmente da Microsoft, con Microsoft Exchange, e Ibm, con Ibm Lotus, l’insieme delle soluzioni di messaging (Domino, Notes e Workplace), anche se ci sono altri vendor illustri, come Novell con Groupware, a fare da terzo incomodo mentre esiste un numero molto ampio di prodotti gratuiti open source o a basso costo che copre oggi circa il 45% del mercato.