Al contrario di quanto oggi si possa pensare, digital workplace non è semplicemente sinonimo di lavoro remotizzato. Ciò che è successo negli ultimi mesi, con il massiccio ricorso allo smart working da parte delle imprese che non si sono fatte arrestare dal lockdown, ha sicuramente estremizzato un concetto la cui messa in pratica non si limita a garantire piena operatività ai dipendenti che lavorano da casa.
Il digital workplace è in realtà un approccio alla dematerializzazione dei processi che, facendo leva su infrastrutture e piattaforme digitali, consente alle organizzazioni di strutturare meglio le attività dei singoli collaboratori in funzione degli obiettivi di business, a prescindere dal luogo e dalle condizioni in cui opera l’azienda. Entrano quindi in gioco molti più fattori di quelli presi in considerazione durante le prime fasi dell’emergenza coronavirus, fattori che tra l’altro riguardavano essenzialmente le imprese di servizi: ma quella del digital workplace – non va dimenticato – è una dimensione che coinvolge e – con l’avvento dell’Internet of Things – coinvolgerà sempre di più i settori industriali e del manifatturiero. Verticali con esigenze peculiari, rispetto ai quali la differenza tra un progetto di digitalizzazione di successo e un potenziale fallimento sta nella capacità di identificare e scegliere partner tecnologici che sappiano non solo comprendere i bisogni dell’organizzazione e rispondere con servizi di system integration e di consulenza all’altezza, ma che riescano soprattutto a personalizzare gli standard delle soluzioni di mercato facendole aderire perfettamente alla fisionomia dell’impresa. È ciò su cui punta Present, tech company che tra le diverse competenze ha per l’appunto sviluppato un’expertise peculiare nell’ambito dei servizi gestiti di digital workplace. Abbiamo chiesto a Nunzio Zeno, Offering e Pre-sales Manager del gruppo, quali sono i fattori differenzianti della sua proposizione.
Il concetto di digital workplace secondo Present: come si è evoluta l’offerta negli ultimi anni e che impatto hanno avuto gli ultimi mesi?
Comincerei col dire, come premessa, che negli ultimi anni sono innanzitutto migliorate le reti. Network più efficienti comportano senz’altro una migliore penetrazione dei servizi di questo tipo. C’è poi stato un cambiamento fondamentale sul piano dell’approccio ai device e alle loro funzionalità. Si è passati dal PC, singolo oggetto e simbolo dell’informatica individuale, ai vari dispositivi con cui oggi gli utenti gestiscono il proprio lavoro. I concetti di continuità operativa e connettività trascendono la tradizionale esperienza d’ufficio, abilitando qualsiasi utente a svolgere le proprie mansioni potenzialmente ovunque.
Negli ultimi mesi – l’abbiamo visto tutti – con l’home working il concetto di ufficio è definitivamente collassato. Questa è la realtà che gran parte del mondo sta sperimentando, ed è questa la dimensione in cui è chiamata Present a sviluppare la propria offerta. Di conseguenza, rispetto al digital workplace oggi lavoriamo per garantire al cliente assistenza on site e funzioni di backup, spostando al tempo stesso l’effort sempre più sui servizi remoti, cavalcando l’andamento del mercato e ottimizzando l’interazione tra componenti on site e componenti remotizzati. Puntiamo alla realizzazione di un’offerta che in altre parole tenga sempre meno conto dell’ubicazione sia dei nostri operatori sia degli utenti verso cui il servizio viene erogato. Si tratta comunque di un processo che non è partito con l’esplosione della crisi. Gli effetti della pandemia hanno solo accelerato la metamorfosi: il mercato si stava già muovendo in maniera autonoma in questo senso, e noi ci siamo adeguati per guidare la trasformazione, anziché semplicemente subirla.
Quali sono i fattori differenzianti, oggi, dell’offerta di Present, in termini di connubio tra tecnologia, system integration e consulenza?
Cloud e gestione unificata del workplace sono le due parole d’ordine lungo cui si muove l’azione di Present sul fronte tecnologico e su quello della system integration. Puntiamo a realizzare infrastrutture che consentano agli utenti di sfruttare qualsiasi device per lavorare in modo omogeneo, indipendentemente dal dispositivo in uso e a prescindere dalla piattaforma adottata. Rispetto al tema della consulenza, mettiamo a disposizione dei clienti competenze approfondite e costantemente aggiornate sia in termini sia di conoscenza dei processi di business e delivery, sia di soluzioni tecnologiche. C’è poi tutto il mondo – fondamentale – dei servizi di assistenza. Non seguiamo in questo caso la logica “Follow theSun”, secondo la quale operatori diversi, spesso da posti diversi, rispondono a tutte le ore in funzione dell’orario della chiamata. Noi rispondiamo sempre dall’Italia e con le stesse persone. Questo ci permette di garantire la massima efficienza e la migliore conoscenza del cliente possibile.
Quali settori avranno maggiore necessità di ricorrere al workplace nell’immediato futuro?
Nel mondo della produzione industriale il tema della prossimità è ancora centrale: nei verticali della metalmeccanica e dell’avionica, per esempio, per questioni di sicurezza la maggior parte delle attività è ancora chiusa, localizzata all’interno delle mura fisiche delle imprese. Oggi la sfida è coniugare l’esigenza di proteggere dati e informazioni sensibili con le possibilità offerte dai concetti di portabilità e continuità operativa. Nel fare ciò, Present gode del vantaggio di aver consolidato diverse esperienze in aziende manifatturiere e clienti che, lavorando nel mondo dei servizi di fatto non hanno nemmeno l’ufficio. Siamo riusciti a portare best practice comuni in ambiti tra loro essenzialmente diversi, abilitando all’uso delle nuove tecnologie non solo dipendenti e collaboratori, ma anche utenti VIP e fornitori dei nostri clienti, che hanno sfruttato il digitale per gestire online eventi che fino all’inizio dell’emergenza coronavirus erano fisici.
Qual è l’orizzonte delle tecnologie su cui sta lavorando Present?
L’IoT è la frontiera su cui in particolare le aziende attive nel settore industriale vogliono avere maggiori risposte. Dal controllo di processo al monitoraggio degli indicatori tecnologici è lì che si gioca la partita dell’efficienza quando si parla di linee produttive e attività di manutenzione. C’è anche il tema della Business intelligence, che porta con sé la sfida di riuscire a raccogliere in modo integrato dati eterogenei da fonti diverse, e su questo fronte saranno essenziali le partnership con i big player del settore degli analytics.
Digital workplace: le sfide per il presente e per il futuro.
Come accennato, la sfida imminente riguarda la capacità di omogeneizzare le fonti di dati per tenere sotto controllo l’intera filiera. Nel futuro, soprattutto in ambito industriale e logistico, dovremo parlare di sensori e gestione dello human behaviour all’interno della catena del valore.