La “business collaboration” per far ripartire lo sviluppo ed essere più competitivi è la nuova frontiera dell’azienda evoluta e cooperativa, nella quale si identificano modalità e strumenti di Unified Communications & Collaboration (Ucc), che abilitano, in un’ottica di trasparenza di informazioni, la collaborazione trasversale, per il rapido miglioramento del time to market, l’aumento della flessibilità, nonché l’efficienza e la riduzione dei costi. Se ne è discusso in un recente Executive Dinner organizzato da ZeroUno in collaborazione con Bt e Microsoft, dal quale è emerso che i nuovi paradigmi dell’Ict, ossia mobilità, cloud computing e collaboration, tutti collegati tra loro, stanno portando un vero e proprio cambio nei modelli di business aziendali e nel concetto di workstation e produttività, con strumenti sempre più in linea alle necessità dell’utenza aziendale, fortemente influenzata dal mondo “consumer”.
“La capacità delle imprese di uscire dalla crisi globale con una forza competitiva rinnovata e in grado di reggere nuovi scenari richiede modelli di business innovativi, certamente più flessibili, con cicli di sviluppo differenti rispetto al passato”, ha sottolineato Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno e chairman della serata. “Secondo alcuni dati degli analisti, la Ucc è stata una tecnologia in crescita anche in tempi di crisi e questo per svariate ragioni. Uno dei trend maggiormente impattanti sul nuovo modo di comunicare e collaborare delle aziende è dato certamente dalla mobilità della forza lavoro e dall’utilizzo sempre più spinto di device mobili, anche nelle relazioni con clienti e partner”.
“Le vendite degli smartphone hanno già superato quelle dei pc desktop – interviene Riccardo Zanchi, partner NetConsulting –. Morgan Stanley prevede che nel 2012 la vendita di questi device supererà anche quella dei laptop. Questi dati devono far riflettere sul nuovo concetto di business collaboration. L’azienda non è più un insieme di compartimenti stagni ma un pool di risorse con ruoli e competenze che, se condivisi e cooperativi, possono generare benefici nell’ordine dell’efficienza, efficacia, produttività, time-to-market, flessibilità e velocità nelle decisioni di business”.
“Ma come si costruisce un’azienda collaborativa?”, ci si è chiesti nel corso della serata in un acceso dibattito e confronto che ha visto l’intervento di diversi Cio e It manager. “Focalizzando fortemente l’attenzione sulle persone, la loro user experience e il loro modo di lavorare, per garantire efficienza e produttività – risponde Enrico Campagna (nella foto a sinistra), head of marketing di Bt Italia – senza trascurare il punto di vista aziendale (gli obiettivi di business e la strategia). Il tutto, con l’aiuto delle tecnologie di Ucc”.
Piattaforme evolute di Ucc diventano, infatti, oggi sempre più importanti per abilitare e supportare un numero crescente di relazioni complesse e di processi, a più livelli e con comunità interattive che necessitano di scambiare informazioni e conoscenza per favorire un reale rapporto di cooperative work.
“Una delle caratteristiche più evidenti della Unified Communication and Collaboration è
la possibilità di garantire comunicazione, connessione, collaborazione tra gli utenti in qualunque momento, da qualsiasi luogo, con qualunque tipo di device e verso chiunque”, osserva Fabrizio Albergati (nella foto a destra), Information Worker Business Group lead Italia di Microsoft. “Un quadro che fino a qualche anno fa sembrava impossibile, o quanto meno di difficile realizzazione, ma che oggi diventa invece sempre più concreto all’interno delle realtà aziendali, soprattutto grazie alla convergenza tra il mondo It e quello delle Tlc”.
“Le tecnologie di Tlc per le comunicazioni unificate impattano indifferentemente sia sull’It – per gestione, integrazione nelle infrastrutture, ecc. – sia sulle modalità operative degli utenti (con una ridefinizione dei processi di comunicazione e collaborazione) di qualsiasi tipo di azienda. Questo significa che le sfide da vincere sono numerose”, ha aggiunto Simon Farr (nella foto a sinistra), head of marketing Ucc di Bt Global Services. “Una delle criticità maggiori è data da integrazione e interoperabilità; molte organizzazioni hanno ancora modelli Ict basati su silos che aumentano moltissimo la complessità della gestione di nuovi progetti proprio perché integrazione e interoperabilità risultano difficili da raggiungere”.
“Attenzione – hanno infatti più volte sottolineato Zanchi, Campagna e Albergati –, fare Ucc significa distribuire, gestire e supportare “soluzioni e servizi di comunicazione”. Risultato che si raggiunge con i dovuti adeguamenti in termini di infrastrutture e soluzioni ma anche attraverso il ridisegno dei processi di business all’interno delle organizzazioni. Ciò che non va mai dimenticato, infatti, è che un progetto di Ucc non è una semplice scelta tecnologica ma un vero e proprio cambiamento dal punto di vista di processo, metodo, organizzazione. E serve per dare efficaci risposte al business”.
“In questo scenario diventa fondamentale la funzione del Cio nel suo nuovo ruolo strategico di supporto e allineamento al business”, ha sottolineato Uberti Foppa. “Il Cio ha, infatti, il difficile compito di proporre e guidare un progetto di cambiamento dell’azienda che si va ad integrare con tutta una serie di progetti e processi correlati ma che ha come obiettivo finale la miglior efficienza aziendale con “ricaduta” diretta sulla competitività”.
Hanno parlato, per esempio, dell’importanza del change management e del business process management come tasselli fondamentali di un percorso efficace di comunicazione e collaborazione aziendale Walter Brambilla, responsabile infrastrutture e supporto It di Roche, e Maurizio Fontana, responsabile piattaforme tecnologiche di Ugf Assicurazioni evidenziando il concetto di “dualismo” enunciato da Farr: “comunicazione e collaborazione aziendali sono guidate da esigenze di flessibilità e velocità/dinamicità; al contempo, però, non bisogna perdere di vista il controllo e, quindi, la governance”.
E sul governo dei progetti e del controllo delle performance e dell’efficacia dell’Ucc è emersa da più parti una visione comune che vede l’Ucc come un processo di cambiamento “culturale” che deve tener conto delle richieste degli utenti (compreso il top management), ma anche degli aspetti di sicurezza e controllo: “Lo Ucc deve essere costruito in base alle persone, non alle tecnologie. Queste ultime sono uno strumento tattico di supporto”, ha evidenziato Campagna. “Tuttavia, vanno create la cultura e la consapevolezza necessarie a gestire le informazioni in modo sicuro e nel rispetto delle regole”.
Posizione, come prevedibile, condivisa dalle persone riunite intorno al tavolo, tra cui Salvatore Carrino, senior vice president Ict di Eni e Marco Forneris, direzione strategy di Exprivia, che hanno focalizzato la discussione anche intorno alle problematiche di sicurezza, evidenziando come, se da un lato sia corretto ascoltare le esigenze dell’utente aziendale in termini di maggiore flessibilità nelle comunicazioni e nella collaborazione, dall’altro non va dimenticata la gestione della sicurezza e del rischio. Elementi che, con le nuove logiche del social business e i nuovi modelli “as-a-service” sorretti dal cloud computing, fortemente spinti dalla consumerizzazione It, diventano ancor più critici.
“Motivo per cui – sottolineano Campagna e Albergati – è fondamentale che la consumerizzazione It debba essere “calata” nel contesto aziendale, adeguando le tecnologie provenienti dal mondo dei consumatori privati alle logiche di business, ossia alle strategie ma anche alle esigenze di sicurezza, governo e controllo”.
Scarica le presentazioni tenute dai relatori della serata
– “Modelli, regole e tecnologie per l’azienda collaborativa” di Riccardo Zanchi, partner NetConsulting.
– “Insieme stiamo trasformando le comunicazioni” di Enrico Campagna, Head of Marketing BT Italia e Fabrizio Albergati, Information Worker Business Group Lead Italia Microsoft