Far parte di una comunità professionale dà una certa sicurezza e un forte senso di appartenenza. Già nel medioevo le Gilde raccoglievano profili legati ad arti e mestieri e segnavano uno stato sociale. Questa eredità centenaria, legata al saper fare e all’orgoglio della conoscenza, si è tramandata nei secoli e conosce ancora oggi un notevole successo, specie nel nostro Paese, concretizzandosi negli ordini professionali, croce e delizia del dibattito sull’eliminazione dei vincoli allo sviluppo.
Da un lato i fautori di un controllo centralizzato sugli skill, attraverso un meccanismo di cooptazione dall’alto che si traduce nella necessità di superare un esame di stato; dall’altro chi sostiene che siano barriere all’ingresso e forme di controllo sull’offerta, in difesa di posizioni di privilegio. Sulla Rete tutto cambia, diviene più fluido, sia perché è impregnata di un primigenio spirito anglosassone, che come si sa, non riconosce gli ordini, sia perché la logica intrinseca della Rete è quella di abbattere le barriere, favorendo le relazioni tra le persone.
Non è casuale che uno dei primi ambienti di social networking ad avere fortuna sulla rete sia stato proprio Linkedin, un servizio di social networking online impiegato principalmente per la creazione di una rete professionale. La rete di Linkedin conta oggi circa 17 milioni di utenti in America del Nord, Asia e Europa e cresce a una velocità di 100.000 iscritti a settimana.
A seguire se ne sono attivati altri: Neurona spagnolo, Xing tedesco, e Viadeo francese. Una tipologia un po’ eterogenea è rappresentata da FaceBook, social network molto chiacchierato e criticato ultimamente (a causa delle scelte fatte dal suo fondatore per la gestione della pubblicità online che avrebbe in diversi casi violato la privacy degli utenti; ora però la piattaforma di gestione della pubblicità è stata rivista, ndr), nato con finalità sociali e legate all’intrattenimento, su cui si sono comunque formati gruppi di dipendenti delle grandi multinazionali, come Ibm e Procter & Gamble.
Il funzionamento di questi siti è molto simile: il professionista che si registra sul sito (e-mail e password) ha a disposizione uno spazio personale in cui inserire una foto, le sue competenze, la sua storia professionale, eventuali riferimenti in rete (sito, blog, pubblicazioni). Attorno a sé costruisce una catena di relazioni, invitando altri partecipanti presenti o meno nella community, con il doppio risultato di evidenziare la qualità delle sue relazioni e di accrescere, se invita qualcuno esterno, la popolazione del sito. Un motore di ricerca interno permette di verificare la presenza di conoscenti, cui inviare una richiesta di aggregazione, o di specifici profili o persone al di fuori della propria cerchia. A questo punto scatta la famosa legge dei sei gradi di separazione con la quale il sociologo Stanley Milgram nel 1967 teorizzò che tra noi e qualsiasi altra persona al mondo ci sono solo sei (in media) passaggi intermedi. Ciò significa che, se volete essere presentati a Gehrard Ertl, Nobel per la chimica 2007, piuttosto che ad Angiolina Jolie, dovete trovare al massimo sei persone per esaudire il vostro desiderio.
Ma ci sono altre possibilità interessanti: potete chiedere un endorsement, un giudizio, a colleghi di lavoro o clienti, o inviare una domanda alla comunità su come risolvere un problema, e ricevere risposte diverse. Insomma, l’ambiente ricrea la situazione di un villaggio virtuale, in cui i servizi consentono di soddisfare rapidamente bisogni di tipo professionale: assumere competenze o trovare consulenti, mettersi sul mercato con la propria professionalità, proporre idee di businesss, ritrovare vecchi contatti. Questa possibilità è facilitata se si compila un profilo esaustivo, con le passate esperienze di lavoro e l’indicazione del percorso di studi seguito; su Linkedin, ad esempio, sono molto presenti studenti ed ex studenti bocconiani.
Viadeo, nasce in Francia nel 2006 come risposta “europea” a Linkedin, e la sua struttura di servizi ha un sapore tipicamente continentale. Non solo rete di persone, ma attenzione a spazi aggregativi diversi, come le associazioni professionali o a momenti dedicati e verticali, come le fiere.
Lo spiega Andrea Falzin (nella foto vicino al titolo), direttore generale di Viadeo Italia, nata nel marzo del 2007. “Il nostro social network permette di usare sette lingue diverse, e quando si deve rendere pubblico un percorso professionale, farlo nella propria lingua può essere più agevole; inoltre, rispetto a Linkedin abbiamo una presenza di skill più variegati. Sul social network americano prevalgono le competenze tecnologiche o di marketing. Siamo contenti di come si sta sviluppando la community: abbiamo più di 2 milioni di iscritti, e anche la sezione italiana sta andando bene, registrando 12.000 contatti tra persone al giorno”.
Al momento Viadeo è presente in cinque: Paesi, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna ed Italia, e ha un accordo con un network cinese, che però non è stato ancora integrato nella community. I meccanismi su cui si basa sono tipici e rispondono alle esigenze di avere informazioni professionali adeguate: prima, per trovare candidati e assumere informazioni si doveva ricorrere a società specializzate di selezione del personale, nel caso di società, alle Camere di commercio e alle associazioni di categoria, oppure al passaparola nella cerchia delle conoscenze. Quindi si era costretti a fare ricerche costose o scarsamente efficaci e spesso casuali.
“I social network evidenziano legami deboli e legami forti, che si basano su un unico set di informazioni” osserva Fanzin, “che consentono di recuperare profili interessanti e al contempo di essere recuperati. Il tutto innesta una dinamica di conoscenza spontanea e collaborativa; i contatti sono naturali: se mi arriva una richiesta rispondo, perché il fatto stesso di essermi esposto implica la mia disponibilità. Tutto avviene in modo molto naturale”. E le interazioni che si creano all’interno dell’ambiente fanno sì che dai semplici profili si possa passare a vere e proprie relazioni; il consolidamento delle relazioni dentro l’ambiente può dar luogo a una capitalizzazione lungo tutto l’arco della vita.
L’innovazione di Viadeo, rispetto ai concorrenti, è quello di affiancare ai servizi classici alcuni “servizi Premium” particolari che assicurano un valore aggiunto e le revenue dell’iniziativa: quando si vuole fare una ricerca mirata e contattare sconosciuti, l’utilizzo del motore di ricerca interno è a pagamento. Alcuni sono specificamente rivolti alle aziende; queste possono creare comunità per aumentare la loro visibilità e accreditare un “brand”, utilizzare il network per creare e mantenere relazioni con i propri clienti e avere da loro feed-back sui prodotti. Si creano così delle piazze riservate, dei “walled garden” a invito, separate dalla gran piazza sociale.
Niente che non si possa fare sulla rete o su altri siti di social network, ma in Viadeo l’azienda può accedere a un database di profilazione dei clienti e avere la garanzia di muoversi in un ambiente controllato.
Altra offerta aziendale è quella legata alle fiere. L’organizzatore della fiera può avere un’area riservata in cui creare una propria community (espositori), che raccolga informazioni o abstract di quanto presentato nell’esposizione, che metta a disposizione di ciascun espositore uno spazio per gestire contatti pre e post evento, che raccolga l’elenco dei visitatori che hanno pagato il biglietto d’ingresso. Fanzin ci tiene a sottolineare un aspetto, che ha sollevato critiche recenti tra gli utenti di Facebook: “se un utente lascia la comunità, su sua richiesta la cancellazione dei dati personali è immediata”.
L’utente non può, invece, esportare dati personali e contatti, come sarebbe invece naturale. Ma questo succede su tutti i siti social, e si è già creato un movimento per la creazione di un Open ID esportabile da un ambiente social all’altro.