Il mercato dei sistemi di videoconferenza, secondo dati pubblicati nell’aprile 2019 da Grand View Research, nel 2017 si aggirava attorno ai 3,4 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo composto pari al 9,2% in un periodo di previsione compreso tra il 2018 al 2025. A guidare l’aumento della domanda di video comunicazione, in base alla ricerca, erano soprattutto la globalizzazione delle imprese, con una ramificazione del giro d’affari su una mappa geografica sempre meno circoscritta, e la diffusione di un modello di collaborazione a distanza in una percentuale crescente di lavoratori. Un modello che sta riscuotendo successo anche in Italia, dove sono già 570 mila gli smart worker, come rilevato dall’ultimo Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. Dati che si riferiscono a un periodo antecedente all’emergenza Covid-19 che lo ha portato alla ribalta come risposta tampone per ovviare all’impossibilità di muoversi da casa. Una lettura che, tuttavia, non rende giustizia allo smart working i cui risultati in termini di maggiore produttività e motivazione si possono considerare inoppugnabili.
Integrazione hardware e software nella videoconferenza del 2020
Le soluzioni di videoconferenza si inseriscono nel contesto del lavoro “agile” e, ancor di più, in quello del modern workplace dominato da un’idea forte di flessibilità e modularità degli spazi. Il primo trend che emerge, a tale scopo, in questo 2020 è la piena integrazione della parte hardware e software nelle tecnologie di videoconferenza. L’esempio di Surface Hub 2S, la lavagna interattiva di casa Microsoft, ne è una chiara dimostrazione, visto che cerca di sintetizzare in un unico strumento tutte le esigenze aziendali di collaboration & communication mettendo insieme suite di produttività come Office 365 e piattaforme collaborative come Teams. Ma, restando sul suolo italiano, esistono esperienze, come quella di Durante, che hanno fatto della videoconference uno dei propri core business. Tanto da incamerare device quali Surface Hub 2S all’interno di un ecosistema più ampio. Durante, infatti, coltiva due anime, quella di system integrator e quella di software house. La prima l’ha spinta ad acquisire le principali certificazioni in veste di partner dei più importanti vendor mondiali di sistemi di videoconferenza e di Unified Communication. Oltre a essere Skype for Business certified, oggi Durante è Premier Partner Cisco, Pexip Gold Partner, Sapphire Partner Avaya, solo per citare le aziende più note, ma l’elenco è molto più lungo. La sua anima di software house, invece, l’ha condotta a sviluppare applicazioni proprietarie, come Space Booking 2020, per la gestione delle sale riunioni. Ma su questo torneremo più avanti.
Verso un modello easy-to-use di gestione dei videconference tool
Il trend che vede oggi convergere infrastruttura hardware e architettura software nel mondo della videoconferenza va inteso in maniera estesa. In altri termini, non si riferisce soltanto a schermi e proiettori oppure ad applicativi e codec, ma abbraccia l’intero ambiente in cui si svolge l’evento. Termine, quest’ultimo, con cui si tende a identificare ciò che accade in una meeting room dotata di apparati di videoconferenza. Non a caso Durante interpreta il suo ruolo di azienda specializzata in questo ambito affiancando alle competenze del system integrator quelle inerenti la progettazione degli spazi. Con una declinazione in cui il design tiene dentro la collocazione dei dispositivi hardware nell’ottica della domotica. Un approccio che mira anche a rendere intuitiva l’interfaccia del pannello che governa l’impianto in modo tale da semplificarne l’utilizzo. Una delle barriere che dovrebbe essere abbattuta nel 2020 è proprio la farraginosità nella gestione dei videoconference tool che, in passato, ha richiesto la presenza di un addetto esperto tutte le volte che bisognava organizzare, avviare e presidiare un appuntamento in una sala con collegamento esterno. Dal controllo automatico di luci, temperatura, microfoni a quello dello zoom sui partecipanti, la nuova frontiera della videoconferenza è sempre più easy-to-use.
Produttività e videoconferenza: l’esempio Space Booking 2020 di Durante
Su queste novità Durante innesta la sua Business Unit Digiwhile che coincide con la software house interna al gruppo. Uno dei prodotti realizzati dalla BU, a cui si accennava prima, è Space Booking 2020. Si tratta di una piattaforma per il workspace management che consente di prenotare ambienti in condivisione, ottimizzando il flusso delle richieste e predisponendo in anticipo, nel contempo, i canali di videoconferenza necessari. L’esempio di Space Booking è interessante perché coglie un’altra tendenza della videoconference attuale, che è quella della interoperabilità con gli applicativi di produttività aziendale. Insieme ai più diffusi client di posta, il software proprietario di Durante infatti prevede l’integrazione con il pacchetto Office 365 e con GSuite, interpretando così un ruolo nel paradigma del modern workplace in cui non c’è interruzione fra l’attività svolta singolarmente e quella in team. In sostanza il mindset sottostante alla videconferenza di ultima generazione non è tanto quello di sospendere il normale workflow dell’ufficio, come accadrebbe se si assistesse a un seminario, quanto piuttosto di accelerarlo analogamente a quando ci si sposta da una stanza all’altra per un brainstorming o per la verifica sullo stato dell’arte di un progetto in corso. Con la differenza che la videoconference rende indifferente la lontananza dalla meeting room di uno o più partecipanti.