Il dibattito tech nel 2023 è stato monopolizzato dai progressi dell’AI generativa, complice l’impatto sul pubblico mondiale dell’accesso ai servizi di ChatGPT, degli eventi turbolenti in casa OpenAI e, sul fronte italiano, delle criticità in materia di protezione dei dati personali (a marzo, il Garante aveva disposto il blocco del servizio, poi rientrato, ndr).
Più a margine sono scivolate giocoforza, in termini di attenzione mediatica, tecnologie di frontiera come blockchain e metaverso, ma sul loro rilancio c’è solo da scommettere, in quanto ampio spazio resta in termini di ambiti applicativi e opportunità concrete per le aziende.
Blockchain e metaverso, la stagione del rilancio
Ne è convinto anche Federico Malvezzi, Chief Strategy Officer di UNGUESS, esperto di blockchain e tecnologie di frontiera. “In questo momento alla ribalta c’è l’intelligenza artificiale, ma anche trent’anni fa c’era un grosso hype in materia. Poi c’è stato un inverno fino al salto quantistico capitanato da OpenAI. Per tutte le tecnologie c’è questa fase di inverno/estate. Guardando alla blockchain, questi cicli sono ancora più frequenti, più stretti, come dimostrano le speculazioni sulle criptovalute. Negli ultimi dodici anni ce ne sono stati almeno tre. Nel 2024 mi aspetto un forte ritorno del dibattito e dell’attenzione su blockchain, cripto e metaverso, e delle numerose e interessanti intersezioni tra di essi”.
Sul fronte metaverso, il rilancio passerà dalla capacità delle aziende di valorizzare le opportunità che si aprono investendo in ambiti applicativi molto più ampi e trasversali del ben noto e sempre citato gaming. Il cambiamento può passare anche dalla consapevolezza che un metaverso vero e proprio ancora non c’è, nel senso di “ecosistema immersivo, persistente, interattivo e operabile, composto da molteplici mondi virtuali interconnessi” (la definizione è dell’Osservatorio Extended Reality & Metaverse del Politecnico di Milano). Eppure, a fronte di questo ambizioso obiettivo, sono stimati in 1,4 milioni gli utenti internet over 18 che, solo in Italia, frequentano assiduamente “almeno uno dei 212 mondi virtuali attualmente esistenti” (fonte: Osservatorio – ndr).
Per garantire esperienze qualitative agli utenti, le attività di testing sono rilevanti, per individuare e ridurre problemi che impatterebbero, in particolare ma non solo, sulla user experience. “L’approccio di UNGUESS – spiega Malvezzi – è basato su una piattaforma di crowdtesting, che riunisce migliaia di utenti profilati in base a caratteristiche anagrafiche, capacità e abitudini di spesa. Questo permette alle imprese di coinvolgere nel processo di sviluppo del proprio prodotto digitale gruppi di utenti con caratteristiche corrispondenti al target finale di quel prodotto o servizio, verificando le funzionalità e la qualità del software sviluppato, l’esperienza utente e la cybersecurity”
Punti di forza e debolezza, tra UX e sicurezza
UNGUESS, sottolinea il manager, gode di un osservatorio privilegiato sulle proposte delle aziende, collaudando le funzionalità dei prodotti anche nelle fasi intermedie. Non fanno eccezione le tecnologie di frontiera come metaverso e blockchain, pur con qualche distinguo coerente con le caratteristiche delle tecnologie stesse.
Spiega Malvezzi: “In ambito metaverso, l’UX ha più rilevanza. Può essere, infatti, l’aspetto determinante che contribuisce a un’estrema positività o a una delusione. L’esperienza non ha a che fare solo con il software, ma anche con l’hardware. Proprio questa resta la sfida più grande. Alcuni tentativi effettuati in questi anni non si sono rivelati molto gratificanti”.
Anche nella blockchain c’è un limite importante nella user experience, perché è difficile da utilizzare e non è per tutti. “In quest’ottica – prosegue Malvezzi – il testing apporta notevoli benefici, in quanto parliamo di tecnologie costruite di fatto da classici “nerd” e quindi la UX è forse l’elemento che può migliorare di più. Tuttavia, in ambito blockchain c’è una tolleranza diversa. La utilizzano persone competenti, che certo non si formalizzano troppo di fronte a un’interfaccia più complessa. Il metaverso nasce nativamente più mass market. Per la blockchain è molto più importante il tema della cybersecurity: perdere soldi, ad esempio, è più grave che avere difficoltà a spostarli. Il crowdtesting può sicuramente dare una mano nel portare maturità in una industry che è utilizzata principalmente dalle stesse persone che contribuiscono alla sua evoluzione. Oggi chi costruisce la blockchain la utilizza, ma sono pochi quelli che la usano senza farne parte”.
Il tema più rilevante per quanto riguarda le tecnologie blockchain, però, è quello della sicurezza. Anche in questo ambito, l’adozione di processi di testing consente di migliorare i prodotti e l’esperienza d’uso. “Con il suo servizio dedicato alla cybersecurity (UNGUESS Security), UNGUESS ha svolto, nel 2022, penetration test in crowd a ciclo continuo per garantire la sicurezza informatica di Talent Protocol su Web3 (la terza fase evolutiva di internet, caratterizzata da sistemi economici e tecnologici basati su blockchain). Il network professionale, nato per supportare talenti ad alto potenziale che puntano a lanciare progetti innovativi, grazie alle competenze dei crowdtester ha potuto verificare la sicurezza di quanto programmato fino a quel momento e rilanciare le sfide del suo business plan” conclude Malvezzi.