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Blockchain può isolare i dissenzienti premiando i robot onesti



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All’interno dei robotic swarm gli smart contract potrebbero diventano il modo per evitare che la disubbidienza si diffonda come un virus. Lo dimostra uno studio realizzato da alcuni ricercatori belgi che mirano ad applicare la blockchain per migliorare le dinamiche di questi sciami. Sarebbero infatti molto utili per applicazioni quali il monitoraggio ambientale e di…

Pubblicato il 19 feb 2024

Marta Abba'

Giornalista



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Solo negli ultimi anni la tecnologia definita blockchain sta riuscendo a costruirsi una propria fama e un proprio seguito, senza essere confusa o automaticamente associata ai bitcoin.

Fino a poco tempo fa, infatti, era vista solo come lo strumento per concordare “chi possiede cosa”, senza dover ricorrere a una terza parte fidata, come per esempio una banca. Con l’arrivo degli smart contract si è iniziata a comprendere l’ampiezza della gamma di suoi possibili impieghi, anche in settori ben distanti da quello della finanza. Questi “accordi intelligenti” vengono eseguiti automaticamente e non hanno bisogno di una terza parte, come un tribunale, per essere applicati. Stanno diventando uno strumento molto diffuso e abilitante per nuovi approcci più collaborativi, e non solo.

Disubbidienza contagiosa, un rischio nei robotic swarm

Un esempio di applicazione curioso, proveniente da un mondo sempre più in evoluzione come quello dei robot, è quello illustrato in uno studio dell’Università Libera di Bruxelles. I suoi ricercatori hanno usato la blockchain per ottimizzare il coordinamento all’interno di robotic swarm.

Si tratta di sistemi multirobot composti da un certo buon numero di dispositivi che collaborano per eseguire un unico compito. Si accordano tra loro, attraverso interazioni “locali”, in modo completamente decentralizzato, risultando quindi indipendenti da “parti terze”, quindi anche da Internet. Questa loro caratteristica, che fa subito pensare alla blockchain, li rende particolarmente adeguati ad ambienti dove avere connessione è pressoché impossibile, come sottoterra, sott’acqua, in mare e nello spazio.

Oggi sono ancora poco utilizzati, ma l’interesse verso gli swarm di robot è crescente: in futuro potrebbero essere preziosi in ambiti molto concreti e urgenti quali il monitoraggio ambientale, l’esplorazione sottomarina, l‘ispezione delle infrastrutture e la gestione dei rifiuti.

Tale speranza è un motivo in più per risolvere tutti i problemi che affliggono oggi questa tecnologia, in primis quello dei robot “disubbidienti”. Può infatti accadere che alcuni dei partecipanti a uno sciame si danneggino (per esempio, a causa di condizioni meteorologiche avverse) o che vengano addirittura hackerati. In entrambi i casi iniziano a comportarsi in modo “ribelle”, condizionando i propri compagni di team.

Esiste il rischio che la loro disubbidienza dilaghi come un virus, distruggendo l’intero sistema. Un rischio piuttosto grave che, chi studia la sicurezza nella robotica, non è riuscito ancora a risolvere.

Come la blockchain isola i “ribelli”

Pensando a come in Internet proprio la blockchain riesce a impedire ai criminali di manipolare le informazioni, i ricercatori hanno voluto provare ad applicarla ai robot, introducendo degli smart contract.

Un’idea che si è trasformata in un vero e proprio esperimento con robot reali e simulati in uno scenario di rilevamento collettivo. Hanno realizzato uno sciame di robot incaricandolo di stimare una particolare caratteristica ambientale e concordare il valore “finale”, di gruppo. Ogni partecipante robotico risultava un elemento di una rete blockchain auto gestita e, in tal veste, inviava la propria rilevazione a uno smart contract condiviso da tutti i robot dello sciame con cui generare la stima finale.

Attraverso la blockchain, così introdotta, sono riusciti a implementare meccanismi economici per premiare i robot efficienti nell’invio di informazioni utili, penalizzando i disubbidienti. Con questo approccio, sono riusciti a evitare che il comportamento più scorretto si diffondesse.

Il risultato dello studio sembra incoraggiante. I ricercatori hanno intenzione di proseguire il loro studio della blockchain in questo tipo di scenario, infatti, ipotizzando possa anche aumentare i requisiti computazionali dei robot, come l’utilizzo di CPU, RAM e spazio su disco e cercando di fare in modo che questo aspetto non risulti un blocco per l’innovazione. Ciò che sperano è che si tratti di requisiti gestibili, soprattutto alla luce dell’ampia gamma di applicazioni robotiche sicure e utili che la blockchain potrebbe abilitare.

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