Dalle criptovalute agli Nft, passando per il DeFi: secondo l’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger 2022 della School of Management del Politecnico di Milano continuano ad aumentare i progetti di Blockchain e Distributed Ledger alimentando un ambito in continua evoluzione.
Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger 2022: iniziative e progetti nel mondo e in Italia
Nel 2021 si contano a livello globale 370 iniziative (progetti e annunci) sviluppate da aziende e pubbliche amministrazione, +39% rispetto al 2020, che portano a 1.615 il totale dei casi censiti dal 2016 ad oggi. Quest’anno sono stati sviluppati più progetti implementativi (243, +25%), a discapito dei semplici annunci (127), che portano a 751 il numero complessivo tra progetti operativi, pilota o proof of concept (escludendo gli annunci) censiti negli ultimi 5 anni.
I settori più attivi sono quello finanziario con il 38% dei progetti e la Pubblica Amministrazione con il 16%, seguiti dai Media con il 7% e l’Agrifood con il 6%.
A fronte di questo fervore internazionale, il mercato italiano è in fase di attesa. Ancora non si vede una crescita decisa dell’adozione delle tecnologie Blockchain e gli investimenti delle aziende sono pari a 28 milioni di euro nel 2021, più o meno stabili rispetto ai 23 milioni del 2020 e ai 30 milioni del 2019.
In Italia il settore più attivo si conferma quello finanziario e assicurativo, con il 50% degli investimenti. Seguono la pubblica amministrazione (15%), in forte crescita anche grazie allo sviluppo dell’Italian Blockchain Service Infrastructure, l’agroalimentare (stabile all’11%) e le utility (10%) che, dopo numerose sperimentazioni negli scorsi anni, ha visto un deciso incremento.
In continuità con il 2020, il mercato italiano è focalizzato soprattutto sullo sviluppo di progetti pilota e sull’evoluzione di quelli già in produzione: solo il 13% degli investimenti riguarda Proof of Concept o attività di formazione.
Se l’adozione delle aziende stenta ancora a decollare, i consumatori italiani sono sempre più orientati all’utilizzo delle applicazioni Blockchain, in particolare le criptovalute: ben il 12% degli italiani ha già acquistato Bitcoin o altre criptocurrencies, il 17% è interessato a farlo in futuro, mentre il 58% le conosce ma non è interessato a possederle e solo il 13% non le conosce affatto.
“Il mondo Blockchain – ha affermato Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger – continua ad attrarre l’interesse di istituzioni, aziende e media. Le criptovalute sono ormai diffuse anche tra gli attori tradizionali del mondo finanziario e dei pagamenti, che valutano di integrarle nell’offerta anche come forma di investimento. Sono esplosi gli Nft, che presto potranno essere sfruttati anche nel “metaverso”. Sempre più aziende si stanno avvicinando alla ‘tokenized economy’, in cui prodotti, asset finanziari e digitali verranno scambiati sotto forma di token. E molte stanno lanciando progetti basati piattaforme DLT e smart contract. In questo scenario, la Blockchain si sta affermando come la tecnologia che guiderà la nuova evoluzione di Internet, il Web3”.
“Le community più innovative e i nuovi progetti – ha proseguito Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger – si stanno spostando verso modelli di business decentralizzati e disintermediati, continuando a sviluppare il mondo delle DApp . E il valore della decentralizzazione è sempre più chiaro anche alle istituzioni internazionali: in Europa, prosegue l’evoluzione dell’European Blockchain Services Infrastructure, mentre le Banche Centrali, in risposta alla crescita delle Stablecoin, hanno ormai sdoganato queste tecnologie come soluzioni utilizzabili per l’emissione delle proprie valute digitali, le CBDC”.
Le evoluzioni tecnologiche, il decentralized web e l’Nft
Le applicazioni di questa tecnologia nata nel 2008 con Bitcoin si stanno evolvendo velocemente in diverse direzioni, ma tutte hanno in comune la spinta verso una nuova versione del Web.
La Blockchain, infatti, è alla base della “next web revolution”: il Web3, una sorta di Internet “decentralizzato” che potrebbe essere la naturale evoluzione dell’attuale Web “centralizzato” dominato dalle big tech.
Nel mondo del Decentralized web, la Blockchain permette di creare l’infrastruttura che abilita nuove soluzioni di business indipendenti, spesso basate su applicazioni decentralizzate (le cosiddette DApp) o gli Nft, token unici che rappresentano una proprietà privata digitale.
A livello internazionale, i progetti implementativi sviluppati in questo ambito sono ancora pochi (solo 71, il 10% del totale), ma la crescita del 382% in un anno lascia intuire grandi prospettive. E, considerando le principali piattaforme permissionless, sono già oltre 8.000 nel mondo le Dapp sviluppate da startup.
Sono 71 i progetti di Decentralized web sviluppati a livello internazionale, il 9% del totale di quelli censiti, tra applicazioni decentralizzate (DApp) e Nft.
L’ecosistema di applicazioni decentralizzate più interessante continua ad essere quello del DeFi (Decentralized Finance), sviluppate su piattaforme permissionless per l’offerta di servizi e prodotti finanziari: il totale del valore investito in queste applicazioni ha superato i 250 miliardi di dollari nel 2021 (+1.250% rispetto a inizio anno), per l’aumento del valore di criptovalute e token, del capitale investito e degli utenti coinvolti.
Nel 2021 le applicazioni di DeFi sono rimaste legate a servizi finanziari elementari, ma offrono ai propri utenti un utilizzo più semplice e meno costoso.
Un’altra importante innovazione tra le applicazioni decentralizzate è rappresentata dagli Nft nel mondo dei collectible (gli oggetti collezionabili), esplosi in diversi settori dal mondo dell’arte a quello del calcio.
“La rilevanza degli Nft va però ben oltre i prezzi a cui alcuni di questi oggetti digitali sono stati venduti – ha spiegato Francesco Bruschi – e riguarda anche il mondo business e le pubbliche amministrazioni, in cui potrebbero permettere di sviluppare nuove soluzioni di business. I primi casi di applicazione dimostrano in minima parte le potenzialità di questi strumenti, che sono applicabili a vari ambiti per abilitare non solo un efficiente e immediato trasferimento della proprietà, ma anche una serie di nuovi casi d’uso”.
Internet of Value
Seppure la tecnologia sia nata per permettere lo scambio di valore peer-to-peer in assenza di intermediari, l’utilizzo della Blockchain si è ormai diversificato a molte applicazioni. Innanzitutto, quelle basate sullo scambio di valore del cosiddetto “Internet of Value” (criptovalute, stablecoin e CBDC, le monete virtuali promosse dalle banche centrali).
A livello internazionale, i progetti di Internet of Value censiti ad oggi sono complessivamente 180, il 24% del totale, e nel 2021 evidenziano ina crescita del 85% rispetto al 2020.
È stato un anno di maturazione per le criptovalute, con ingenti investimenti di aziende come Tesla o Microstrategy, l’arrivo di Coinbase sul mercato azionario, l’attenzione delle istituzioni e grandi aziende su stablecoin e CBDC. E si è mossa anche la regolamentazione dei crypto-asset, con la proposta del Markets in Crypto-Assets regulation (MiCAr) presentata dalla Commissione Europea.
“Il pieno sviluppo dell’Internet of Value in una chiara cornice normativa – ha aggiunto Valeria Portale – è un passo fondamentale per poter sviluppare il Web3. La possibilità di avere il ‘cash on chain’, ovvero forme di moneta legalmente riconosciute utilizzabili su piattaforme Blockchain, è uno degli scogli per progetti basato interamente su Blockchain che invece oggi devono ancora ricorrere a forme di moneta tradizionali”.
Blockchain for business
Un secondo ambito di applicazione è quello dei progetti in cui i processi di business tradizionali vengono replicati utilizzando tecnologie Blockchain. A livello internazionale si contano circa 500 progetti implementativi sviluppati da aziende e pubbliche amministrazioni (il 67% del totale censito dal 2016) e nel 2021 hanno registrato un calo del 19%.
Oggi la maggior parte delle aziende “tradizionali” si concentra sullo sviluppo di queste soluzioni, con obiettivi differenti. Il 37% utilizza strumenti di timestamping, basati sull’immutabilità del registro Blockchain, per una maggiore verificabilità dei dati. Il 59% ha creato piattaforme per il coordinamento nelle relazioni multi-attore.
Solo il 4% ha sfruttato a pieno anche la programmabilità portando processi complessi on-chain. Si registra un lieve rallentamento dei progetti di ecosistema dovuto alla difficoltà nella creazione di accordi tra tutti gli attori coinvolti.