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Che cos’è il Web3, come funziona e come si lega alla blockchain



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Caratteristiche, possibili utilizzi e prospettive della nuova incarnazione del web.

Pubblicato il 28 giu 2024



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Assieme a “metaverso” e “intelligenza artificiale”, è stato sicuramente uno dei termini che hanno caratterizzato gli ultimi anni dell’innovazione digitale: il web3 è la nascente e ancora embrionale terza evoluzione del web, che promette di ampliare e distribuire le opportunità economiche di internet, di costruire nuove piattaforme decentralizzate e di concretizzare le potenzialità della blockchain e delle criptovalute.

Cos’è il web3 e perché è importante

Ogni piattaforma, software o servizio del web3 sfrutta le potenzialità della blockchain, permettendo di eseguire transazioni tramite criptovalute, di scambiare beni sotto forma di NFT e di partecipare attivamente ai guadagni e alla gestione della piattaforma. Fino a oggi le sperimentazioni hanno riguardato principalmente browser, videogiochi, scommesse, piattaforme streaming e non solo.

Il web3 si sovrappone inoltre parzialmente al metaverso, ovvero l’insieme di quei mondi immersivi e digitali – spesso ma non necessariamente in realtà virtuale – di cui fare esperienza attraverso un avatar e in cui trasferire una parte della nostra quotidianità. Alcuni di questi mondi immersivi, di cui il caso più noto è sicuramente quello di Decentraland, sono basati su blockchain, criptovalute ed NFT (il certificato digitale che attesta la proprietà di un bene virtuale) e quindi rientrano a pieno titolo anche nel mondo del web3.

Definizione di web3 e differenza con il web2

Perché questa innovazione porta il nome di web3? Per capirlo, facciamo prima un passo indietro. Quando ha iniziato a diffondersi a livello commerciale, attorno alla metà degli anni Novanta, il world wide web era costituito da pagine online statiche di aziende, di testate giornalistiche e di siti amatoriali. Questa fase è stata chiamata a posteriori “web 1.0” e non permetteva nessuna forma di partecipazione attiva.

Nei primi anni del 2000 iniziò a venire sviluppato il web 2.0 (termine coniato dalla web designer Darcy DiNucci). È il web interattivo, che permette a ogni utente di contribuire alla generazione di contenuti. La piattaforma che per prima ha incarnato lo spirito di questa seconda generazione del web è Wikipedia: l’enciclopedia liberamente modificabile dagli utenti, che si trasformano così da lettori passivi in partecipanti attivi. L’apice del web 2.0 è però rappresentato dai social network, che consentono di condividere contenuti nel modo più semplice e immediato possibile.

Il web3 promette di aggiungere un ulteriore tassello a questa evoluzione: leggere e partecipare, ma anche possedere quote economiche dei servizi a cui si partecipa, sfruttando a questo scopo la blockchain e le criptovalute. Più quote possediamo, più voce in capitolo abbiamo sulle decisioni da prendere relative alla governance della piattaforma in questione. È questa la principale differenza con il web 2.0 dominato dai colossi della Silicon Valley: l’opportunità di far partecipare tutti gli utenti all’economia della rete.

Caratteristiche e vantaggi del web3

Il notissimo adagio che da sempre domina il mondo del web 2.0 – e in particolar modo dei social network – vuole infatti che “se non paghi un servizio, significa che il prodotto sei tu”. In poche parole, l’economia dei vari Facebook o TikTok, dei motori di ricerca, dei principali servizi email e non solo si basa su un semplice principio: gli utenti utilizzano gratuitamente le piattaforme perché in cambio cedono dati che vengono utilizzati per targetizzare gli annunci.

La principale caratteristica del web3 è quella di superare questo modello, permettendo agli utenti stessi, come detto, di prendere parte all’economia di internet. In che modo? Facciamo un esempio: Filecoin è un programma collegato alla blockchain che consente di mettere in condivisione una parte del proprio hard disk, permettendo agli utenti di sfruttare questo spazio per salvare, in molteplici copie, i dati che altrimenti verrebbero caricati su un servizio cloud centralizzato (come Dropbox o Drive).

Chi offre il proprio spazio riceve in cambio delle criptovalute, che poi può scambiare sul mercato. In teoria, più il servizio a cui si partecipa ha successo, più le criptovalute (in questo caso chiamate token) vengono richieste, facendo aumentare il loro valore. Come detto, possedere i token di un servizio permette inoltre di partecipare attivamente anche alla sua gestione, votando sulle regole da implementare o su altri aspetti come aggiornamenti, modifiche, ecc.

Sfide e limitazioni del web3

I principali vantaggi del web3 rappresentano però anche le sue principali sfide e limitazioni. Utilizzare le piattaforme del web3 non è semplice quanto sfruttare i tradizionali servizi centralizzati: richiede infatti di possedere criptovalute collegate a un wallet (un portafoglio digitale in cui conservarle e riceverle) e di partecipare attivamente a questo nascente ecosistema.

Il web3 è insomma molto più esigente, e molto meno immediato, del web 2.0. Tutto ciò fa pensare che la terza evoluzione della rete non sostituirà la precedente, ma si affiancherà a essa e sarà sfruttata soprattutto da appassionati di criptovalute, da utenti particolarmente attenti alla privacy e da chi desidera approfittare delle potenzialità economiche offerte da questo mondo.

Come il web3 si basa sulla tecnologia blockchain

Non c’è web3 senza blockchain. Da Decentraland a Filecoin, da Audius (una sorta di Spotify decentralizzato) fino a social network come Sapien: tutti i servizi del web3 sfruttano la blockchain. Il grande vantaggio del registro distribuito inventato da Satoshi Nakamoto non è solo quello di essere decentralizzato, e quindi di poter essere gestito da tutti gli utenti che vi prendono parte, ma anche di garantire che le transazioni siano automatizzate.

Come la blockchain rende il web3 decentralizzato e sicuro

Facciamo un esempio. Una piattaforma come Augur consente a ciascun utente di ideare la propria scommessa sui temi più disparati possibili: per esempio, su quale sia la vera identità di Satoshi Nakamoto, sulla morte di personaggi famosi o l’avverarsi di oscure profezie.

È il meccanismo stesso della blockchain che consente a chiunque di improvvisarsi bookmaker: sfruttando il registro distribuito e decentralizzato della blockchain, tutti i processi vengono automatizzati tramite i cosiddetti smart contract. Nel momento stesso in cui le condizioni alla base della scommessa vengono soddisfatte, il sistema degli smart contract provvede automaticamente a distribuire le vincite, senza possibilità di truffe (almeno in teoria) e potendo controllare in ogni momento qualunque transazione avvenuta sulla blockchain pubblica.

Ovviamente, non sempre le cose vanno per il verso giusto: tra attacchi di cybercriminali, meccanismi di ricompensa simili a catene di Sant’Antonio e vere e proprie truffe, la storia recente dei servizi basati su blockchain è costellata di vicende negative. La speranza è che, mano a mano che l’ecosistema matura, questo strumento diventi sempre più sicuro e affidabile.

Esempi di applicazioni della blockchain nel web3

Qualche esempio di applicazione della blockchain l’abbiamo già visto. Uno degli ambiti del web3 oggi maggiormente sviluppato è però quello della GameFi: la “finanza dei videogiochi” che consente di guadagnare attraverso il gaming. La più diffusa tra queste piattaforme è Axie Infinity, che permette di collezionare, allevare, addestrare e far combattere dei mostriciattoli in stile Pokémon.

Per vincere le sfide è prima necessario acquistare tramite criptovalute questi mostriciattoli, chiamati “axies”, e poi renderli più potenti attraverso vari accessori e poteri (sempre da comprare). Axie Infinity è però anche una forma di investimento, dal momento che – al contrario dei giochi tradizionali – chi vince le battaglie vince anche premi in apposite criptovalute.

In questo e in altri giochi simili è poi possibile rivendere i propri personaggi, affittarli ad altri giocatori che non hanno il capitale iniziale necessario (conquistando automaticamente una quota delle loro vittorie) e altro ancora. È un esempio di web3 perché, oltre ad automatizzare tutti i meccanismi tramite blockchain, permette di partecipare all’economia del videogioco.

Come il web3 cambia il mondo del marketing

Come ogni altra innovazione che si affaccia sul mercato, anche il web3 presenta nuove sfide e nuove opportunità a livello di marketing e promozione. I casi fino a oggi più significativi sono sicuramente legati a Decentraland, il “metaverso” basato su web3 che attorno al 2021 aveva conquistato un importante successo mediatico, attirando moltissime aziende.

Decentraland è uno spazio virtuale all’interno del quale ognuno può acquistare dei “parcel”, ovvero degli appezzamenti di terreno digitale, e poi costruire gli ambienti e gli edifici che preferisce. All’apice del successo, Samsung ha aperto su Decentraland un negozio virtuale di elettronica, Coca-Cola ha sfruttato questa piattaforma per lanciare la sua collezione di NFT e Atari, storica società di videogiochi, ci ha invece costruito una sorta di casinò del metaverso.

Come il web3 crea nuove opportunità di business e di innovazione

Sempre legato alla promozione che le aziende possono svolgere su web3, è interessante vedere un altro caso legato ad ambienti digitali basati su blockchain. L’azienda di moda Burberry, nel 2021, ha creato una serie di 750 NFT per il mondo virtuale Blankos Block Party. Questi 750 NFT – che rappresentano altrettanti personaggi brandizzati da utilizzare nel gioco – sono stati venduti per 300 dollari l’uno, mentre per 100 dollari era possibile acquistare uno dei 1.500 jetpack (zaini razzo) con cui arricchire i nostri avatar.

Questi 2.250 oggetti digitali sono andati esauriti trenta secondi dopo essere stati messi in vendita. Grazie alle caratteristiche della blockchain, inoltre, questi oggetti possono essere rivenduti liberamente tra gli utenti del gioco, garantendo automaticamente a Burberry una percentuale su ogni vendita secondaria.

Ogni piattaforma web3, e ogni ambito di applicazione del web3, offre leve e opportunità diverse. Browser come Brave puntano su blockchain e criptovalute per creare meccanismi di compensazione per i siti web alternativi alla classica pubblicità, mentre una piattaforma come Reddit sta pensando di implementare dei token (chiamati Community Point) da distribuire agli utenti più attivi (o che producono i contenuti più apprezzati).

In generale, alla base di questa embrionale terza incarnazione del web c’è però un elemento fondamentale: permettere a tutti gli utenti del web di entrare a fare parte dell’economia digitale.

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