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Ciclo di vita dei sistemi operativi, cos’è e come affrontarlo

Conoscere il ciclo di vita dei sistemi operativi per desktop e server, con le relative fasi di supporto, è fondamentale per le aziende ai fini di una pianificazione ponderata nell’acquisto della loro dotazione IT. Tra indicazioni esplicite da parte di Windows e Linux, e ritrosia nel comunicare l’end of life nel caso di Apple, ecco una guida ragionata su come orientarsi nella scelta degli OS sapendo già quale sarà la loro possibile evoluzione negli anni a venire

Pubblicato il 03 Set 2019

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Gli stati di vita dei sistemi operativi, desktop e server, si fondano su cicli destinati a finire. Nell’arco dell’OS lifecycle, l’end of life (EOL) non ha solo un impatto sulla vulnerabilità delle architetture informative aziendali, che rimangono esposte a rischi di cyber attack e intrusioni, ma anche, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo GDPR in materia di privacy, apre la strada a possibili sanzioni per quelle organizzazioni che non adottano misure idonee a tutela dei dati propri e altrui.

Generalmente il “fine vita” non corrisponde a una repentina interruzione degli aggiornamenti di patch di stabilizzazione, ottimizzazione e sicurezza, ma viene annunciato per tempo associandolo solitamente a due fasi di supporto, la prima detta “mainstream” e la seconda “estesa”, che dovrebbero facilitare la transizione verso sistemi più moderni e sicuri. Questa, almeno, è la politica di Windows che, dopo la conclusione della fase di supporto Extended per SQL Server 2008 e R2, avvenuta il 9 luglio scorso, si prepara all’end of life di Windows Server 2008, compresa la variante R2 (figura 1), e Windows 7. Il giorno fissato per la cessazione di entrambi è il 14 gennaio 2020. IDC ha previsto che saranno almeno 4 milioni le licenze che, entro tale data, passeranno a Windows Server 2016, mentre un altro milione dovrebbe migrare nell’arco del medesimo anno. Le aziende che possiedono queste versioni OS sono avvisate.

Non solo Windows, ciclo di vita e supporto dei sistemi operativi GNU/Linux

La società di Redmond riconosce particolare attenzione alla trasparenza nell’indicare la durata dei cicli di vita dei suoi prodotti, tanto da dedicargli un’apposita pagina. Questo perché è consapevole che, soprattutto a livello enterprise, conoscere in anticipo disponibilità di Service Pack e periodo di supporto attivo servono a orientare in una direzione piuttosto che in un’altra le possibili scelte di un procurement manager. Ma Windows non è la sola a dichiarare fin dall’inizio quali saranno le date importanti del ciclo di vita delle sue “creature”. Anche ai sistemi operativi riconducibili nell’alveo GNU/Linux, come Ubuntu per la parte desktop e Red Hat Enterprise per quella server, le rispettive aziende sviluppatrici riservano pagine specifiche sul loro ciclo di vita. Nel caso di Ubuntu, ad esempio, l’azienda britannica Canonical Ltd prevede un nuovo rilascio con supporto a lungo termine (LTS) ogni due anni e rilasci a breve supporto ogni sei mesi (figura 2).

Analogamente Red Hat, comprendendo l’importanza della pianificazione del ciclo di vita per i propri clienti, con l’introduzione di Red Hat Enterprise Linux versione 8, ha deciso di semplificare le fasi di supporto portandole a tre: Full Support, Maintenance Support, Extended Life Phase. Tutto questo nel quadro di un’informazione dettagliata sulle date di rilascio comunicata in anticipo, unitamente a quelle di supporto esteso (figura 3).

Senza voler esaurire l’ampia gamma di OS dell’ecosistema GNU/Linux, almeno un cenno merita CentOS, sistema operativo di classe enterprise che deriva da Red Hat, concepito per gli ambienti server. A differenza di Red Hat, CentOS non dispone di assistenza tecnica, tuttavia ha una pianificazione di ciclo di vita e EOL che riportiamo in chiusura di questo articolo.

Ciclo di vita e supporto, la versione di Apple

Discorso a parte merita la Apple, che non rilascia ufficialmente informazioni sulle versioni del sistema operativo e sui cicli di vita di ciascun software che viene man mano rilasciato. In pratica, sulle varie versioni dei suoi due cavalli di battaglia per desktop, OS X e macOS. Una modalità, questa, che attira non poche critiche all’indirizzo della multinazionale di Cupertino che, evidentemente, non se ne cura più di tanto. Qualche anno fa fece discutere un documento dell’azienda fondata da Steve Jobs nel quale si parlava di questioni ambientali e si calcolava la vita utile media dei prodotti con il simbolo della mela: 4 anni per i Mac, 3 per iPhone, iPad, Apple Tv e Apple Watch. La discussione si accese di fronte a una sorta di ammissione implicita di obsolescenza programmata in base alla quale un prodotto veniva (e viene) lanciato sul mercato già con i giorni contanti. A ogni modo, poiché la Apple non prevede l’installazione di sistemi operativi diversi dal suo sui propri hardware proprietari, il ciclo di vita del software sostanzialmente si può dire che coincida con quello dell’hardware e lo si può ricavare a posteriori, dopo che viene ufficializzata l’intenzione di ritirarlo dal mercato. Per venire incontro ai suoi clienti, la Apple perciò si limita a riepilogare la compatibilità o meno del sistema operativo di cui si dispone elencando le versioni ancora supportate.

L’importanza di conoscere il ciclo di vita per i clienti enterprise

Uno sguardo ai principali sistemi operativi desktop oggi utilizzati nel mondo mostra la predominanza di casa Windows rispetto agli altri (figura 4).

Questo non significa ovviamente che bisogna necessariamente orientarsi sulle soluzioni del colosso di Redmond. Certamente la sua politica di estensione del supporto, con la quale viene governato il passaggio graduale, ma inarrestabile, verso il paradigma del cloud computing, si sta rivelando vincente. Così come la chiarezza nello specificare i cicli di vita dei prodotti a partire dal loro primo rilascio. Chiarezza, del resto, condivisa anche dal pianeta GNU/Linux, come sottolineato in precedenza. E, sebbene, la Apple applichi un criterio differente, nel suo caso è la qualità della sua offerta ad averle permesso di ritagliarsi uno spazio importante sul mercato globale. Se un distinguo va fatto, riguarda la tipologia di clienti, tra consumer ed enterprise, chiamati a prendere decisioni da cui discendono conseguenze sul medio-lungo periodo. Mentre i primi possono essere poco sensibili alle previsioni inerenti il ciclo di vita di un sistema operativo solamente desktop, e non server, per i secondi invece è essenziale sapere in quanto tempo si svaluterà l’investimento nella dotazione IT a sostegno dei processi aziendali. Una considerazione che si accompagna a un’esigenza oggettiva: le ricadute sull’efficienza e la produttività, oltre che sulla sicurezza, di architetture informative obsolete e non più supportate dai rispettivi vendor. Ai clienti enterprise, quindi, potrà tornare utile il riepilogo della figura 5 che riporta le date salienti del ciclo di vita degli OS Windows, Apple (passate o presunte, se riferite al futuro) e Linux:

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