Lo spesso inevitabile “work from home” del periodo di pandemia non sta scomparendo per un ritorno al passato, si sta evolvendo. Nei prossimi mesi è il “work from everywhere” che andrà affermandosi, infatti, partendo dalle aziende più grandi e dalla fascia degli over 35. A prevederlo è Andrea Recupero, Head of EMEA Smart Collaboration di Lenovo, basandosi sui numeri della ricerca “Future of Work and Digital Transformation” realizzata nel 2021 dall’azienda stessa.
L’Hybrid working del futuro sarà sinonimo di equilibrio tra presenza in ufficio e libertà di lavorare “everywhere”, molte aziende si stanno già preparando. Solo il 19% delle big, il 15% delle medium e il 18% delle small è tuttora ancorata al modello “vecchio e presenzialista”. Il resto sta cercando la propria formula vincente in virtù delle proprie condizioni al contorno. Non ne esiste una universale, ma emergono esigenze comuni che le aziende come Lenovo hanno la mission di intercettare per dimostrarsi veri alleati di una digital transformation necessaria.
Smart collaboration in ufficio per poter lavorare “everywhere”
La prima forte evidenza, secondo Lenovo, è che l’ufficio come una volta non c’è e non ci sarà mai più. A volte è anche fisicamente così, perché si è deciso di ridurre gli spazi adattandosi alle minori presenze, ma in generale a cambiare è la loro fruizione.
“Oggi l’ufficio non è più un luogo dove lavorare ma in cui intrattenere relazioni, collaborare, interagire, lasciando le attività che richiedono concentrazione per il ‘work from home’. L’83% dei decision maker IT traducono infatti l’hybrid working in un concetto di ufficio non tradizionale, ma fisico e virtuale. Il ruolo della tecnologia è fondamentale perché accelera l’adozione del nuovo modello rendendolo più semplice, fruibile ed efficace” spiega Recupero.
È sull’onda di questa trasformazione che le soluzioni di smart collaboration sono passate da essere “nice to have” a un “must have”. È fondamentale che le aziende e i dipendenti usufruiscano di strumenti più evoluti nelle meeting room per una collaborazione e un’interazione sempre possibile, in presenza e da remoto, anche con terze parti e clienti. La user experience e l’employee experience sono emersi come aspetti essenziali: “quando la tecnologia non riesce a soddisfare le esigenze degli utenti, il modello di lavoro ibrido non può decollare” afferma Recupero.
Mentre ogni azienda cerca rapidamente la propria formula per applicarlo, non deve tralasciare il tema della sicurezza. Recupero preferisce non chiamarlo “problema” ma “sfida”: “chi era già pronto da questo punto di vista ha beneficiato di un grande vantaggio competitivo, gli altri si devono adeguare velocemente e guardando al futuro, al work from everywhere, non al lavoro da casa dell’era dei lockdown”.
AI, IoT, AR e VR: l’interoperabilità apre nuovi orizzonti
Consapevole delle complessità che in molti contesti accompagnano l’adozione del hybrid working, Lenovo ha scelto di supportare la trasformazione delle modalità di collaboration con la sua “smarter technology for all”. “Il nostro principale obiettivo, come azienda, è quello creare una società più digitale, inclusiva, affidabile e sostenibile offrendo soluzioni easy to use, easy to manage and easy to troubleshoot. In ambito smart collaboration questo si concretizza in tecnologie di qualità enterprise, efficienti ma facili da usare e integrare con piattaforme come Microsoft, Teams, Zoom e Google Meet per agevolarne l’inserimento nei processi aziendali” spiega Recupero.
L’interoperabilità è un altro fattore fondamentale per Lenovo. Senza di essa l’hybrid working diventerebbe complesso nel presente e non avrebbe futuro. Proprio questa condizione invece, se soddisfatta, può aprire le porte nel futuro prossimo a evoluzioni che sprigionano tutte le potenzialità del modello di lavoro emergente.
L’intelligenza artificiale, attraverso il riconoscimento vocale, potrebbe permettere degli “zoom in” automatici su chi parla durante le call, migliorando l’employee experience. Associata a dispositivi IoT installati nelle meeting room, trasformerà poi gli uffici in smart building monitorando, analizzando e ottimizzando l’uso e la fruibilità di questi spazi. Anche la realtà virtuale e la realtà aumentata entreranno in ufficio, nelle case e negli spazi in cui si lavora, qualsiasi essi siano, soprattutto se limitati. Grazie agli schermi virtuali, infatti, ogni dipendente potrà avere tre o quattro monitor a disposizione anche in una postazione con uno o due schermi “fisici”.
“Esistono già soluzioni che strizzano l’occhio al metaverso, anche questo diventerà un trend nella smart collaboration” afferma Recupero. E precisa che “tutti questi scenari con tecnologie avanzate saranno implementati da Lenovo garantendo massima fruibilità e totale assenza di barriere. Nessuna nuova soluzione proposta deve creare delle differenze tra lavoratori ed escluderne una parte. Proponiamo e proporremo tanta tecnologia d’avanguardia ma solo se accessibile a tutti”.
Lenovo porta il Daas nella smart collaboration, anche per le non-big
Mantenendo questa linea, Lenovo continua a potenziare la propria offerta end-to-end, con un approccio solution-centric, non product-centric. La si può immaginare composta da tre capitoli: hardware, software e servizi.
Il primo è costituito dagli endpoint, dispositivi adatti per ogni tipo di sala che garantiscono sempre l’interoperabilità con le principali piattaforme di collaborazione. Osservando le loro caratteristiche emerge il chiaro obiettivo di Lenovo di supportare, agevolare e spingere le aziende all’evoluzione, non solo IT. ThinkSmart Core + controller ne è un perfetto esempio. Modulare e facilmente fruibile, con una memoria di 256GB SSD2 adatta ad ogni spazio, questo kit per sale riunioni garantisce flessibilità e scalabilità. Rappresenta lo strumento di collaborazione ideale per le aziende che mirano ad implementare un modello di lavoro ibrido non più emergenziale ma che guarda al futuro.
Con il software il pensiero va invece al team IT a cui la continua evoluzione dello smart working impone un forte carico di lavoro. Grazie ad una piattaforma software dedicata al management, Lenovo lo supporta semplificando la gestione, il deployment di dispositivi da remoto e il trouble shooting, anche su scala internazionale. Meno di un anno fa è stata rilasciata infatti la nuova versione della soluzione per conference room, ThinkSmart Manager 2.0, per migliorare ulteriormente la produttività nei nuovi spazi di lavoro senza pesare sull’IT. Grazie a funzionalità avanzate per la gestione remota da una console singola, oppure direttamente da smartphone tramite app, si riduce la necessità di interventi sul posto. Con questa soluzione l’IT non solo è meno sotto pressione ma anche più valorizzato nel suo ruolo di abilitatore di innovazione. Monitorando infatti status e tempi di utilizzo dei dispositivi, può identificare in automatico i problemi per risolverli proattivamente e proporre col tempo importanti ottimizzazioni a beneficio del business.
Tra i servizi professional messi a disposizione c’è anche una copertura di tre anni di garanzia e assistenza. “Non solo è molto estesa ma diventa anche un primo segnale di spostamento verso il modello ‘device as a service’ nel campo della smart collaboration. Nell’IT è affermato da tempo ma noi, grazie al nostro know how tecnologico, lo stiamo ampliando anche in quest’ambito. La ricerca conferma la nostra scelta” aggiunge Recupero.
In “Future of Work and Digital Transformation”, infatti, emerge un forte interesse per Daas, soprattutto da parte delle grandi aziende (67%) che ne trarrebbero maggiori benefici economici e organizzativi. Tempo di adattarsi, però, e si passerà direttamente all’“everything as a service” per abilitare modelli di hybrid working non solo più efficienti e convenienti ma anche più sostenibili dal punto di vista ambientale.