Se da una parte i progetti IoT richiedono di affrontare scelte e sfide tecnologiche, dall’altra non vanno trascurati la definizione degli obiettivi e della strategia di business.
Questo emerge dallo studio IoT Strategies from sensorization to new business models realizzato da IDG Research e commissionato da Software AG, sulla base delle interviste a 500 dipendenti in 110 aziende medie e grandi nell’area Sud Europa e impegnate nella realizzazione di progetti relativi all’IoT.
Livello di maturità dei progetti IoT
Un’indagine che rileva un basso livello di maturità dei progetti.
Ben il 40% delle aziende si troverebbe nella fase iniziale d’adozione dei sensori senza aver ancora predisposto i sistemi d’analisi o addirittura per la visualizzazione delle informazioni prodotte. Si tratta, secondo IDG Research, di progetti ancora in cerca di un ROI, avviati con scopo esplorativo e senza uno specifico obiettivo. Progetti al massimo pensati per scopi limitati di tracciamento degli asset, di conteggio di cose e persone.
Nel 60% delle aziende che si trovano nella prima fase d’installazione dell’IoT si è fatta l’identificazione dei possibili impieghi della tecnologia per il proprio business, ma manca ancora la valutazione della fattibilità tecnica ed economica.
Per il 26% delle aziende, l’IoT viene visto come soluzione per migliorare l’efficienza operativa d’impresa, riducendo i costi dell’energia, e per migliorare l’automazione e la flessibilità dei processi che coinvolgono asset e persone. Un passo per cui non basta raccogliere le informazioni ma serve elaborarle con sistemi analitici e integrarle con altri sistemi.
Per il 18% delle imprese intervistate, l’impegno sull’IoT è nato in parallelo con lo sviluppo di nuovi prodotti intelligenti e connessi in rete. In questo caso l’utilizzo dei dati prodotti dai sensori è parte integrante del progetto del prodotto o nell’aggiunta di funzionalità a prodotti preesistenti. I dati sono in questo caso funzionali per sapere come i clienti usano il prodotto, per inserire miglioramenti nel ciclo di vita o erogare nuovi servizi a valore aggiunto.
Quali elementi critici per un progetto IoT
Dall’indagine IDG Research emergono anche i punti critici dei progetti IoT.
Il 37% delle aziende intervistate giudica complesso valutare gli aspetti tecnici, economici e business delle iniziative. Tra gli aspetti tecnici c’è la collocazione ideale dei sensori, gli aspetti della sicurezza, della protezione dei dati, i requisiti di networking anche in relazione con la possibilità di mettere intelligenza a bordo dei sensori per ridurre i dati da trasmettere.
Per l’11% delle aziende del campione IDG Research, il problema è come sfruttare bene i dati e monetizzarli. L’incorporazione dei sensori nei prodotti o negli asset aziendali apre opportunità del tutto nuove e da vagliare sul fronte dei servizi e degli insight sui dati.
I punti di un piano efficace per una strategia IoT di successo
Quali sono in sintesi i punti sostanziali per una strategia efficace di adozione dell’IoT?
Gli analisti IDG Research, mettono al primo posto la focalizzazione sul valore: nei progetti occorre definire con precisione gli obiettivi in termini di risultati di business evitando di farsi prendere la mano dalla passione per la tecnologia.
Gli obiettivi devono poter essere misurabili con metriche come il ROI, la riduzione dei costi, l’aumento di fatturato, l’EBITDA e così via.
Il progetto IoT dev’essere sostenibile nel futuro e traguardare un modello d’azienda più maturo rispetto al momento in cui si iniziano a installare i primi sensori. Poiché le scelte tecniche possono condizionare l’evoluzione futura è importante preoccuparsi delle scelte che riguardano gli standard e l’interoperabilità per permettere lo sviluppo di nuove capacità come anche delle modalità per finanziare l’evoluzione della piattaforma.
Per condurre in porto un progetto IoT è importante avere un atteggiamento aperto alla sperimentazione. È inevitabile che si ottengano progressi attraverso prove ed errori; per questo motivo occorre tener conto dei costi che questo comporta già al momento dell’assegnazione delle risorse.
Serve inoltre fissare i criteri in base ai quali decidere quali iniziative ha senso portare avanti e quali chiudere.
Un altro aspetto importante è progettare lo sviluppo. Passare da una realizzazione pilota che funziona in ambienti protetti alla produzione non è una passeggiata, per questo è importante tenere in considerazione fin dall’inizio sia gli aspetti tecnologici sia di business relativi all’evoluzione. I progetti IoT hanno in comune con molti altri la necessità d’essere pronti ai cambi di rotta. La tecnologia e i requisiti possono infatti cambiare in modo imprevedibile, per questo la pianificazione deve considerare gli imprevisti. L’apparire di nuove tecnologie, nuovi sistemi di pagamento, l’uso di tecniche di AI, possono cambiare gli obiettivi del progetto che peraltro non finisce con l’implementazione ma deve poter continuare a evolvere.
Secondo IDG Research occorre inoltre essere pronti alla trasformazione che riguarda l’azienda: le pratiche di lavoro e l’organizzazione. Nel momento in cui il progetto l’IoT comincia a produrre i primi risultati è inevitabile dovere ristrutturare l’organizzazione secondo modalità già previste e pianificate. Oltre alla capacità di cambiare l’organizzazione conta quella di adattare strategie e partnership commerciali.
Un progetto IoT potrebbe prendere nel tempo una connotazione diversa, diventare un ecosistema, una piattaforma partecipata da terze parti a supporto di nuovi modelli di business. Questo è possibile soltanto se si è stati lungimiranti, se si è adottato un approccio aperto sul fronte degli standard e della cultura aziendale. Un punto da non trascurare è l’inserimento dell’IoT nella vision strategica aziendale: secondo i ricercatori IDG Research aspetto fondamentale per dare struttura e direzione ai singoli passi da percorrere.