Intervista

Da Microsoft piattaforme su cui creare valore per il business

Tornare all’anima originaria Microsoft. È questo l’obiettivo che Satya Nadella, CEO del vendor, pone ai suoi dipendenti e a cui ha dedicato il libro Hit Refresh. Ma che cosa significa in concreto? Lo abbiamo chiesto a Fabio Santini, Direttore Divisione One Commercial Partner & Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia

Pubblicato il 19 Dic 2017

Foto di Fabio Santini

Quali sono i valori di Microsoft che il CEO Satya Nadella desidera vengano ravvivati quotidianamente da chi lavora in Microsoft, così come dai partner del vendor, attraverso cui questo realizza oltre il 90% del proprio business? Lo chiediamo a Fabio Santini, Direttore Divisione One Commercial Partner & Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia.

“L’invito – inizia Santini – è ritornare sempre all’identità originaria di Microsoft quale azienda che costruisce piattaforme su cui altri – oltre che noi stessi per primi – creano valore. Il nostro obiettivo è l’empowerment degli utenti, siano essi imprenditori, startup, o perfino gamer che desiderano condividere le proprie partite con altri giocatori. E vogliamo che questo obiettivo sia alla portata di tutti. Per questo motivo, usiamo spesso anche un’altra parola: democratizzazione”.

Di piattaforme Microsoft ne propone molte. Ma dovendo fare una scelta esemplificativa di quello di cui si sta parlando, Santini fa i nomi di Office 365, Dynamics 365, Windows 10, il cloud Azure, le piattaforme e le soluzioni di reporting e analytics (segnaliamo noi, fra gli altri, i tool Power BI), e quelle di Artificial Intelligence (AI) e machine learning (un insieme di tool in crescita che si trovano già integrati – o si possono integrare ad hoc – nelle piattaforme Microsoft).

Cosa vuol dire, oggi, creare valore sulle piattaforme Microsoft? Come possono, ad esempio, farlo gli oltre quattro milioni di PMI italiane? “Negli ultimi anni – risponde Santini – abbiamo assistito a una crescita esponenziale dei dati. La ragione di questa esplosione è che moltissimi sono generati dagli utenti e sempre di più dagli oggetti dell’Internet of Things (IoT). Questi dati si trovano, ad esempio, dentro Office 365, Dynamics 365 o su LinkedIn (acquisito nel 2016 da Microsoft). Per sfruttare in modo efficace queste moli di informazione servono gli analytics e l’AI, che non sostituisce l’uomo, ma permette di ‘aumentare l’ingegno”. Per contenere tutti i nuovi dati, serve e servirà sempre di più il cloud. “L’AI si nutre di dati. Un problema – conclude Santini – è che però prima o poi non ci sarà più banda sufficiente per far arrivare tutti i dati dall’edge (l’estrema periferia delle reti IT) al cloud, dove vengono analizzati. Per questo motivo noi permettiamo (con il machine learning, l’ambiente di sviluppo Visual Studio, il linguaggio R) la creazione di algoritmi che consentono di analizzare nel cloud i dati che provengono dall’edge. Se questi algoritmi danno risultati utili, essi possono essere spostati automaticamente nell’edge per poter essere fatti girare localmente. Un ciclo che tende a ripetersi in continuo grazie all’AI”. Un’AI che deve poter essere sperimentata dal maggior numero di utenti, non solo da chi ha enormi disponibilità finanziarie.

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