Intervista

Dedagroup, un sarto internazionale per la digital transformation

Gianni Camisa, CEO di Dedagroup, spiega a ZeroUno la strategia del Gruppo, basata sull’internazionalizzazione in settori come la moda e le banche e sul supporto alle aziende nella trasformazione digitale, per trarre vantaggio dalla contaminazione di esperienze sviluppate in mercati diversi.

Pubblicato il 15 Mar 2018

Gianni Camisa, CEO di Dedagroup

L’occasione per incontrare il CEO di Dedagroup Gianni Camisa è Stealth Day 2018, l’incontro annuale rivolto alle aziende del Fashion e Luxury Retail.

Il punto di partenza è inevitabilmente la visione sul futuro della moda e di come Dedagroup possa accompagnare le imprese nelle sfide che le aspettano. Da un lato, l’obiettivo è stare al loro fianco in una presenza sempre più internazionale, ma dall’altro è aiutarle nella trasformazione digitale anche con la capacità di trarre vantaggio dalla contaminazione fra mercati.
L’ambizione di internazionalizzazione di Dedagroup non si ferma alla moda, dove l’azienda è partita con clienti italiani e li ha seguiti all’estero, per conquistare poi anche aziende del fashion internazionale: “Le banche sono il primo vero asse di internazionalizzazione, su cui lavoriamo da tempo, a partire da progetti avviati quando le banche italiane aprivano filiali in giro per il mondo – spiega Camisa riferendosi a progetti sviluppati nella Repubblica Ceca, in Croazia, in Albania – A partire da queste esperienze siamo andati in Messico, dove abbiamo la maggiore filiale (60 persone su 3 sedi), per supportare lo sviluppo di piccole banche, e da lì negli Usa dove facciamo lo stesso mestiere attraverso un’acquisizione fatta 5 anni fa, occupandoci delle credit unions (equivalenti alle nostre banche di credito cooperativo)”. Sono di quest’anno altre due acquisizioni negli Usa: Juniper Payment e Intech.
Un’altra area su cui Dedagroup punta per l’internazionalizzazione è la tesoreria per medie aziende: attraverso la controllata Piteco (specializzata in software per la tesoreria) è stata fatta un’acquisizione strumentale per creare una testa di ponte negli Usa (il principale ramo di business di LendingTools, compagnia attiva sul mercato Usa dei servizi di e-payment). Con queste mosse si punta a incrementare il contributo al fatturato delle attività internazionali dall’attuale 12% al 20% nel 2020.

La contaminazione fra mercati come opportunità

La presenza in settori tanto differenti può diventare una ricchezza da mettere a disposizione delle imprese clienti, come nel caso della ‘servitization’ della manifattura.
L’esempio portato da Camisa è quello del Gruppo Celli che produce macchine per spillare bevande: “Intuendone le potenzialità innovative, l’azienda ha reso intelligenti le sue macchine per spillare la birra. Grazie a sensori e una piattaforma software che gestiamo insieme, oggi l’azienda non si limita a vendere macchine, ma consumo di bevande; ha addirittura creato un nuovo marchio per fornire a chi vende bevande servizi di intelligence sui consumi, gli orari le preferenze; può inoltre fare manutenzione preventiva delle macchine, anche in remoto”.
Non mancano possibilità di contaminazione anche per il mondo della moda a partire da esempi di gestione del patrimonio culturale e dell’arte: le aziende del fashion potrebbero digitalizzare e rendere disponibile la propria storia e tradizione con un effetto benefico sul brand ma facendo anche business.

Dedagroup ha per esempio digitalizzato le librerie vaticane che ora mettono a disposizione, a pagamento, contenuti che risalgono a prima del ‘400. Dedagroup si propone dunque come partner tecnologico capace di trovare la soluzione giusta in una logica sartoriale mettendo a disposizione il patrimonio di tecnologie e di esperienze che le persone del Gruppo hanno maturato superando i confini dei singoli settori e mercati.
I risultati sembrano dare ragione alla strategia: 12 anni di fatturato sempre in crescita, anche in anni difficili, + 5% nel 2016 con 240 milioni, con l’obiettivo di arrivare a 300 milioni di euro nel 2020, assunzioni di nuove persone (146 nel 2017, 400 entro il 2020) per un Gruppo che in totale dà oggi lavoro a oltre 1.600 persone.

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