AUSTIN – Relativamente piccola, pulita e ordinata, enclave democratica nello Stato più repubblicano dell’Unione, Austin si vanta d’essere la più diversa delle città del Texas (“keep Austin weird”, è il suo motto), del quale è la capitale. Ma una cosa tutta texana ce l’ha: un Convention Center smisurato, con due chilometri di perimetro e 600 metri di profondità dove le migliaia di partecipanti, tra clienti, partner e dipendenti, al Dell World 2013, si muovevano come in una città nella città. L’evento si è tenuto lo scorso dicembre, sei settimane dopo che Dell è stata privatizzata. Con una scelta in controtendenza, infatti, nel febbraio 2013 Michael Dell ha avviato un leveraged buyout che, con l’aiuto determinante di Silver Lake Partners e una partecipazione minoritaria di Microsoft, si è completato lo scorso 29 ottobre. Con un’operazione stimata in 24,9 miliardi di dollari, il geniale texano ha così ripreso il controllo della società da lui creata trent’anni fa proprio ad Austin e della quale oggi è quindi, oltre che fondatore e Ceo, anche il padrone.
“Da oggi – ha detto Dell dopo aver assaporato l’ovazione che ha accolto l’annuncio della ritrovata indipendenza – siamo più flessibili e liberi d’investire, correndo i rischi del caso, in quelle cose che pensiamo necessarie per la nostra strategia, che punta su ciò che sappiamo fare meglio: servire i clienti con quelle innovazioni che li aiutano a raggiungere i loro obiettivi”. Quanto, invece, all’obiettivo strategico di Dell, questo è tanto semplice quanto ambizioso: diventare un vendor globale, capace di fornire soluzioni che comprendano hardware, software e servizi e ne esaltino le sinergie. Senza perdere però ciò che ne ha sempre caratterizzato l’offerta: proporre cioè soluzioni componibili che lascino all’utente la possibilità di definire l’insieme più adatto ai suoi bisogni e alle sue possibilità. Quest’idea, che ha fatto della società la numero uno nei Personal computer (i quali, ha detto Dell, “restano un punto chiave della nostra strategia, perché due su tre dei nostri clienti sono diventati tali cominciando dai Pc”), è stata tradotta nei server e nello storage di classe enterprise e sta guadagnando spazio nel mercato delle infrastrutture per data center.
Ma per poter giocare come vendor globale occorre che Dell, forte nell’offerta di sistemi, faccia un salto di qualità nell’area software e servizi. E in effetti di salti di qualità in tal senso Dell ne ha fatti più di uno. Il più importante è la creazione del Software Group, costituito otto mesi fa dopo una serie di acquisizioni strategiche realizzate negli anni precedenti (le principali quelle di SonicWall e di Quest) e affidato a due figure di primissimo piano: John Swainson, sino al 2009 Ceo di Ca Technologies e poi, guarda caso, advisor di Silver Lake, come presidente e Donald Ferguson (Chief Architect di Ibm Software Group e Cto di Ca Technologies) come Cto. Proprio a Ferguson, che abbiamo intervistato in esclusiva, abbiamo chiesto come pensa d’impostare l’offerta software e di differenziarla rispetto ai big del mercato. “Intendiamo focalizzarci su tre settori: system & application management, data & information management e cloud management. In queste aree partiamo con ottimi prodotti, data la qualità delle tecnologie Quest e SonicWall, e faremo dell’integrazione delle funzioni di sicurezza con la gestione delle informazioni e degli end-point il valore differenziante”. Ma, chiediamo se, con questa scelta di “differentiation by integration”, come l’ha definita Ferguson, la società pensa forse di collegare l’offerta software a quella dei sistemi hardware? “Siamo una pura software house – replica Ferguson – e competeremo testa a testa con tutte le altre. Cercando però il nostro spazio nelle aziende mid-size, per le quali molte soluzioni di system & app management risultano complesse e onerose”.
Sui valori competitivi dell’integrazione e della focalizzazione sul mid market si è soffermato anche Aongus Hegarty, presidente Emea, che abbiamo incontrato prima dell’apertura dei lavori e che ci ha anticipato un inedito programma di sostegno alle imprese che, tramite i Dell Financial Services, permette anche alle Pmi dei paesi in difficoltà finanziaria (Italia in primis) di rinnovare la propria infrastruttura It.
Novità su tutti i fronti e un fondo per l’innovazione
A supporto delle strategie presentate nelle sessioni generali e alla stampa hanno fatto seguito numerosi annunci (una ventina nel corso dell’evento, più altri anticipati nei giorni precedenti) di prodotti, soluzioni e accordi. Lo spazio ci impedisce di trattarli tutti, sia pure in breve. Ci limiteremo quindi a quelli più significativi ai fini dell’evoluzione verso il software e i servizi di cui si è detto. Tra gli annunci hardware citeremo solo i nuovi sistemi storage EqualLogic PS6210, comprendente modelli all-flash, ibridi e all-disk, le cui prestazioni in termini di I/O e latenza sono potenziate da inedite tecnologie di gestione della memoria temporanea (fluid cache).
Sul fronte delle partnership sono stati annunciati quattro accordi strategici. Uno con Red Hat, per realizzare ambienti cloud privati basati sulla piattaforma Enterprise Linux OpenStack, di cui Dell diventa il primo vendor Oem, e più in generale per affiancare l’opzione Linux all’offerta server Windows. In chiave di cloud pubblico c’è invece l’accordo con Microsoft per estendere ad Azure il Cloud Partner Program (Cpp) Dell. Il terzo riguarda il cloud computing, con Google, che nel 2014 entra nel Cpp con tutta la potenza di calcolo, storage e servizi applicativi della Google Cloud Platform. Il quarto è infine quello con Accenture, che con un accordo quadriennale diventa partner di Dell per il delivery di soluzioni cloud e di servizi di sicurezza e application management alle medie imprese (e ad alcune grandi imprese selezionate) attraverso gruppi di sviluppo e implementazione congiunti.
Sul fronte software l’annuncio principale riguarda l’area mobilità, con la piattaforma di Enterprise Mobility Management (Emm), che comprende e integra soluzioni di gestione dei dispositivi (Mdm), delle applicazioni (Mam), dei contenuti (Mcm) e soprattutto della sicurezza degli end-point (SonicWall Remote Access Gateway) e dell’intera infrastruttura a supporto dei terminali mobili con soluzioni di sicurezza della rete, di autenticazione e di single-sign-on. Nell’area della Business intelligence e delle analytics è stata annunciata la Toad BI Suite, che entra a far parte del portafoglio per l’information management con strumenti di analisi in grado di operare su dati eterogenei provenienti da fonti geograficamente distribuite. Altre novità riguardano la protezione dati, con NetVault Backup 10 (nuova interfaccia utente e stretta integrazione con le appliance di reduplicazione dati) e l’Application Performance Monitoring, del quale è stata annunciata una “seconda generazione” di strumenti.
Sul lato servizi l’impegno di Dell si rivolge soprattutto, per ora, a due aree: Sanità, con servizi di archiviazione e gestione sicura di immagini e cartelle cliniche, e Finanza (banche e assicurazioni) con servizi di consolidamento e trasformazione dei sistemi di pagamento compatibili non solo con le normative americane ma anche con le specifiche e le deadline imposte dalla Sepa (Single Euro Payment Area). Ma, anche se non è un servizio, né sappiamo come si possa classificare, l’annuncio più eclatante è quello della creazione di un fondo di 300 milioni di dollari da parte di Dell Ventures, il ‘braccio’ che si occupa degli investimenti strategici della società, destinato a finanziare chiunque, start-up o ricercatore privato, proponga tecnologie e/o soluzioni innovative in area cloud computing, storage, sicurezza, mobilità e, in generale, del nuovo data center. Le menti brillanti sono avvisate: se avete delle buone idee, i soldi ce li mette Dell.