Il green It è un macro ambito complesso al di sotto del quale si possono identificare diverse tematiche, alcune più legate agli ambiti hardware (produzione di componenti It eco compatibili a ridotto impatto ambientale, dai processori ai server, per esempio), altre più legate al data center come centro It (dove il green It diventa un elemento dell’ottimizzazione e dell’efficientamento del data center con operazioni di consolidamento, virtualizzazione, governance, ecc.); infine, ci sono i temi dell’It distribuito e del green software sui quali, benché se ne parli da qualche anno ormai, sembrerebbe esserci ancora molta “education” da fare, almeno secondo la fotografia italiana che ci offre Eugenio Capra, docente presso il Politecnico di Milano, al Dipartimento di Elettronica e Informazione.
“L’Italia è caratterizzata da un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese dove, soprattutto nelle prime, il ruolo dell’Ict è considerato marginalmente rispetto alle realtà più grandi”, osserva Capra. “È forse questo il punto più critico per la questione del green It nel nostro paese. Questo non significa, tuttavia, che non sia un tema sentito e che in futuro non cresca di importanza anche nelle agende delle aziende di dimensioni più ridotte, magari anche attraverso la sensibilità dei singoli utenti (dato che a livello consumer, invece, la cultura del rispetto dell’ambiente è cresciuta moltissimo negli ultimi due anni)”.
Nelle grandi aziende, dove i progetti di green It hanno ormai preso piede in molti degli ambiti sopra citati, il comune denominatore delle politiche green, e l’interesse maggiore, è l’efficienza energetica.
“L’It consuma molta energia, basti pensare che un server produce in un giorno la stessa energia CO2 di un Suv che percorre 25 km e, come è ormai noto, a livello globale l’It è responsabile di più del 2% delle emissioni di CO2; se prendiamo in considerazione una media azienda di servizi (dai 200 ai 300 dipendenti circa), l’It può essere responsabile di una percentuale che oscilla tra il 30% e il 70% dei consumi elettrici complessivi dell’azienda, a seconda della stagione e del tipo di impianto di climatizzazione presente. È ovvio – osserva Capra – che se parliamo di consumi energetici complessivi di qualche migliaia di euro annui, l’attenzione e l’interesse delle aziende verso politiche di efficientamento sono ridotti; tuttavia, se si avesse una migliore e più chiara percezione dei consumi specifici e dei risparmi ottenibili, sono certo che il green It avrebbe un peso decisivo anche a livello di media/piccola azienda”.
It distribuito: efficienza del workplace
“Secondo alcune analisi che abbiamo effettuato sulle medie aziende italiane (con circa 200 dipendenti), l’It distribuito è responsabile del 50% del consumo energetico dell’It”, osserva Capra. “Tuttavia, secondo una recente indagine condotta dal Politecnico di Milano su un campione di 138 aziende italiane, il 95% dei responsabili dei sistemi informativi non conosce l’entità dei costi energetici dei loro sistemi perché chi paga la bolletta non è la stessa persona che paga i server (81% dei casi)”.
“È difficile ottimizzare ciò che non si conosce. Occorrono anche cambiamenti organizzativi per affrontare efficacemente il problema”, suggerisce quindi il docente universitario che spiega come l’assessment iniziale sia uno dei passi strategici fondamentali. “In ambito ‘Green Workplace Management’ il Politecnico di Milano sta conducendo un progetto molto interessante nella Regione Emilia Romagna – descrive Capra -. In questo progetto, l’assessment dell’efficienza energetica di tutto l’It distribuito della Regione ha coinvolto, tramite indagini, analisi e questionari, circa 900 persone”.
“Ci sono tante leve per aumentare l’efficienza energetica dell’It distribuito – aggiunge Capra -. I sistemi di workplace management costituiscono strumenti molto efficaci per raggiungere questo obiettivo, non solo dal punto di vista dei consumi, ma anche del Total Cost of Ownership (Tco), ma è chiaro che serve una strategia chiara che denoti quali sono le aree di intervento e le modalità”.
Innanzitutto, sottolinea il docente del Politecnico, è necessario fare leva su tre differenti direttrici. La prima, di natura organizzativa, richiede la capacità di assegnare le risorse It in base al reale fabbisogno, pur nel contenimento della varietà del parco macchine installato. “Questo significa effettuare una macro profilazione della tipologia di utenza – precisa Capra – per identificare che tipo di strumenti sono necessari a svolgere una determinata mansione: non è detto che il top manager debba avere un Pc super performante con una stampante personale e strumenti di nuova generazione quando questi sarebbero, forse, sottoutilizzati”.
Altra leva importante riguarda le politiche di acquisto degli strumenti It: “Applicare criteri premianti ispirati all’efficienza energetica (e non solo al consumo) in fase di acquisto sarebbe un buon risultato”, sottolinea Capra anche se, ammette, su questo fronte sono ancora molti i passi da fare, a partire dall’etichettatura delle apparecchiature. “A livello internazionale – spiega Capra – è ormai diffusa l’etichetta ‘Energy Star’ che identifica il parametro del Tec (Total Energy Consumption – consumo medio in kWh su base settimanale o annua) dei Pc. Questo parametro si basa essenzialmente sul consumo in idle [tempo di inattività ndr] dei Pc o notebooketbook che può essere molto diverso dal consumo in esercizio (che varia in funzione delle applicazioni utilizzate, dei sistemi operativi, ecc.); non solo, Energy Star non prevede alcuna classe di merito (come quelle cui siamo ormai abituati ad avere, per esempio, per gli elettrodomestici): un dispositivo di una categoria può essere semplicemente dentro o fuori i parametri richiesti”.
La terza direttrice riguarda, in dettaglio, le politiche specifiche per l’efficienza energetica a livello di workplace management che, secondo Capra, possono portare risparmi fino al 65%, attraverso leve quali: monitoraggio dell’utilizzo e delle prestazioni degli strumenti di workplace; monitoraggio dei consumi e dell’impatto ambientale; gestione del ciclo di vita degli strumenti (magari riutilizzando le apparecchiature: un vecchio Pc può diventare un thin client); gestione e ottimizzazione della configurazione hardware e software in base alle reali esigenze dell’utenza aziendale; adottare strategie, profilazioni e configurazioni di power saving, ecc.
Riduzioni anche con il printing management
In ambito printing, il Politecnico di Milano ha recentemente concluso un progetto di indagine sull’efficienza energetica delle stampanti (progetto svolto con il supporto di Canon, Epson, HP), dal quale è emerso che per avere un confronto reale sul consumo energetico delle stampanti non è sufficiente analizzare i valori di potenza (i watt consumati in modalità off, stand by, on, ecc.) ma serve un indicatore di stampa complessivo che tenga conto del consumo di energia per singola pagina stampata, della tipologia di stampa (a colori, fronte/retro, ecc.), del formato, dell’utilizzo medio per tipologia di utente, ecc.
“I parametri legati solo alle stampanti non sono sufficienti – osserva Capra – perché all’interno della stessa categoria di prodotti ci sono apparecchiature analoghe (simili cioè per caratteristiche e prestazioni) che possono presentare consumi molto diversi. Occorre un indicatore di consumo complessivo: il Total Energy Consumption (consumo medio in KWh”, spiega Capra. “Noi abbiamo applicato una metodologia attraverso la quale facciamo una misurazione empirica del consumo per pagina rispetto alla sola potenza in stand-by, idle o stampa (parametro che tiene conto della velocità di stampa e delle diverse fasi, per esempio anche quella di riscaldamento), alla quale abbiniamo il calcolo del Total Energy Consumption (Tec) basato sul fabbisogno medio di stampa di specifici profili utente e non in astratto (questo secondo parametro tiene conto di tipologia, numero, lunghezza, formato A3/A4, colore b dei documenti stampati mediamente a settimana,ecc.)”.
A questi parametri, si aggiungono poi le analisi di dettaglio che tengono conto del tipo di stampante in uso, dei tipi di documenti stampati, del numero di documenti stampati per ogni tipologia e delle abitudini di stampa (da non sottovalutare perché incidono in maniera diretta sul consumo energetico complessivo).
Per concludere, Capra ricorda come l’ambito del green software e dell’efficienza energetica a livello di singola applicazione sia presidiato dal Politecnico di Milano attraverso una serie di collaborazioni sia con big vendor del mondo It e società di consulenza e system integration (Ibm, Accenture), sia con la partecipazione attiva in progetti all’interno di grandi realtà come Eni ed alcuni importanti gruppi bancari, o all’interno della pubblica amministrazione. “Per presidiare la tematica sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda delle aziende utenti”, conclude Capra.