3° PUNTATA FORUM: investimenti Erp e medie imprese: quali ritorni?

Il Roi legato a progetti applicativi gestionali “estesi” non può essere un miraggio ma un obiettivo pienamente realizzabile nel segno di efficienza ed efficacia. Quali sono i benefici più “sensibili” per le Pmi italiane rispetto a una tendenza orientata al giusto bilanciamento fra “best practice” e soluzioni personalizzate?

Pubblicato il 18 Giu 2005

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QUESTA SETTIMANA LE RISPOSTE DI:

Il Roi non è un driver strategico per l’Erp e i benefici sono nelle best practice
Fausto Pasotti, Marketing Manager Pmi di Sap Italia, www.sap.com

“Da uno studio realizzato nel 2002 da Iosi-Bocconi sono emerse alcune considerazioni circa le motivazioni che rappresentano un ostacolo all’adozione di soluzioni applicative evolute da parte delle aziende di piccole e medie dimensioni. I principali fattori indicati sono per il 49% l’inutilità di tali soluzioni per la propria attività gestionale, l’incertezza del Roi per il 14%, la necessità di formazione dei lavoratori per l’11%, alla pari con il costo del progetto, mentre gli investimenti per le nuove infrastrutture e la resistenza al cambiamento sono elementi che influivano rispettivamente per l’8% e il 7%. Ne emerge che il Roi e i costi di progetto e per le nuove infrastrutture non appaiono certo come preminenti: anche se sommati contribuiscono, all’incirca in un terzo dei casi, a fungere da freno inibitore alla domanda di una soluzione gestionale tecnologicamente avanzata. Il dato che richiede sicuramente le riflessioni maggiori è comunque quello relativo all’inutilità percepita. Nonostante i grandi progressi degli ultimi anni e l’elevata penetrazione di Internet in Italia, infatti, manca ancora a livello Paese una cultura verso le soluzioni innovative, visto che quasi il 50% del campione non ne ravvede alcuna utilità.
Quanto al modello di implementazione della piattaforma applicativa gestionale i benefici maggiori derivanti da una soluzione preconfigurata su collaudate best-practice di settore, non sono relativi agli evidenti risparmi in tempi di deployment e costi di personalizzazione dell’applicazione gestionale. In un contesto spesso refrattario all’innovazione come quello italiano, i benefici sono invece rappresentati dall’accesso da parte delle piccole e medie imprese a modalità di business create e sperimentate dalle grandi corporation multinazionali, sottoforma di best practice specifiche del settore industriale di appartenenza della singola impresa”.

È il mercato che premia la scelta fra “best practice” e soluzioni personalizzate
Alberto Fenati, direttore sistemi informativi Olitalia (Produzione di oli alimentari per la distribuzione al dettaglio) http://www.olitalia.it

“Rivedere la propria architettura informativa nel suo complesso è un passaggio indispensabile quando, come nel nostro caso, il sistema gestionale esistente arriva a un punto critico dal punto di vista sistemistico. Maturata la necessità di adeguare il software di base a crescenti esigenze gestionali il passo successivo è quello di trovare il partner più idoneo a comprendere e soddisfare le esigenze di innovazione e quindi affrontare con esso un nuovo progetto di implementazione dell’Erp. I benefici legati ad applicativi che si estendono a tutti i cicli gestionali dell’azienda si misurano giorno dopo giorno, verificandone le funzionalità dei singoli moduli: di base devono esserci competenze adeguate di problem solving e di pianificazione strategica per ridurre ai minimi termini le criticità tecniche e gli impatti organizzativi nelle fasi di configurazione e parametrizzazione del sistema e di migrazione di dati. I benefici attesi di un progetto di Erp esteso possono riferirsi all’incremento della produttività degli utenti interni, che noi ci aspettiamo nell’ordine del 30%, e partono comunque dalla piena integrazione dell’Erp stesso con il resto dell’architettura It e dai conseguenti pochi interventi mirati per le fasi di migrazione dei dati. Quanto al possibile bilanciamento fra best practice e soluzioni personalizzate è difficile fare valutazioni di carattere generale in quanto le esperienze e gli approcci in materia sono assai diversi fra loro in relazione al fattore costi e ai livelli di beneficio raggiunti. Si può semmai valutare la valenza di un progetto Erp nel suo complesso rispetto ai risultati che l’azienda riesce a conseguire sul proprio mercato di competenza, misurando quindi la rilevanza strategica della componente It a supporto delle attività di business e delle relazioni interne e soprattutto esterne. Il ricorso a soluzioni personalizzate può generare vantaggi, vedi per esempio mirati interventi su moduli molto specializzati che gestiscono i cicli di produzione, ma in ogni caso tutto dipende dal grado di impatto gestionale procurato dall’implementazione degli applicativi”.


L’Erp ideale? Quello che si adatta alle esigenze con personalizzazioni consolidate
Fabio Vennettilli
, Direttore Generale Cata Gruppo Byte, www.bytesh.com

“Parlare al giorno d’oggi del ritorno di un investimento di un progetto di Extended Enterprise System, meramente in termini di “misurazione del reddito netto che un’azienda produce con il valore totale dei suoi beni” è troppo limitativo. Certamente una Pmi si attende innanzitutto un ritorno di tipo economico sensibile, vedi per esempio la riduzione dei costi fissi di gestione e dei tempi medi di permanenza delle scorte in magazzino, e possibilmente in un arco temporale ristretto, nell’ordine di alcuni mesi. Ma determinare Roi così “facilmente” misurabili, almeno in tempi brevi, è sempre più difficile. In questi ultimi anni, infatti, le aziende italiane hanno dovuto effettuare pesanti operazioni di cost saving che hanno portato a una importante riduzione delle strutture e quindi dei costi: un approccio che spesso non ha migliorato l’efficienza, ma ha generato una maggiore complessità dell’organizzazione aziendale.
Per misurare ritorni più significativi occorre quindi ampliare lo spettro di analisi, abbracciando anche quelle componenti cosiddette intangibili, vedi per esempio norme come Ias (International Accounting Standard), verso cui le aziende europee convergeranno nel giro di pochi anni, che sempre più sono considerate un vero e proprio patrimonio aziendale e in grado di fornire vantaggi competitivi sul mercato. Oggi un gestionale esteso deve necessariamente disporre di strumenti integrati che aiutino la misurazione dei fattori intangibili, trasformandosi da semplice “tableau de bord”, a vero e proprio Business Performances Management System. Un altro aspetto estremamente importante da considerare nella valutazione del Roi di un Erp, infine, è la sua capacità di adattarsi con facilità ed in tempi brevi al tipo di business dell’azienda, a sua volta costretta spesso a variare repentinamente modello organizzativo o strategie di vendita. Per le Pmi i benefici chiave sono quindi i costi contenuti sia in termini di installazione iniziale sia di mantenimento nel tempo e la massima flessibilità rispetto alle specifiche esigenze: in questo senso molte di quelle che vengono ritenute personalizzazioni sono invece “best practice” gestite nella versione standard del prodotto”.


Il Roi? Si misura a valle dell’implementazione dell’Erp
Silvio Sorrentino, Responsabile Funzione Sistemi Informativi di Corepla
(Consorzio di imprese per la raccolta ed il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica)
http://www.corepla.it

"Il Roi è un concetto economico preso in prestito dall’informatica, ambito nel quale può considerarsi di moda al punto che una ricerca sul Web con le keyword Roi Erp restituisce oltre due milioni di risultati. Si può definire Roi il rapporto percentuale tra profitti e capitale investito e in modo semplificato le metriche per calcolare il valore possono essere riassunte in quattro categorie: aumenti di fatturato, risparmi di tempo, di personale e nel numero di operazioni. Escludendo del tutto i benefici qualitativi, e quindi tutto ciò che non produce risultati finanziari, il calcolo a monte del ritorno degli investimenti risulta essere molto complesso, specie nelle piccole strutture dove i vantaggi operativi diventano più difficilmente quantificabili.
Un risultato migliore lo si ottiene misurando il rendimento non preventivamente ma successivamente, per esempio la crescita di ricavi che segue l’introduzione di un nuovo macchinario, considerando comunque la difficoltà di isolare e misurare le cause che l’hanno generata. Tale premessa è volta a spiegare come per introdurre un Erp in azienda non ho utilizzato il Roi per giustificare l’investimento, ma per valorizzarlo. A distanza di un anno dalla introduzione del nuovo sistema gestionale, i benefici quantitativi derivanti dalla nuova tecnologia non ha prodotto un vero valore del Roi ma ha evidenziato due indici che potevano essere utilizzati come “elementi rivelatori” di ritorni positivi: il numero di documenti di viaggio trattati ed il numero delle fatture era in rilevante aumento senza che gli addetti dei rispettivi uffici fossero aumentati. Il trend si è poi rinnovato nei due anni successivi, al punto che è stato possibile calcolare, per queste due categorie, un aumento di produttività del 20% all’anno. In conclusione, le Pmi possono non avere le strutture per calcolare il ritorno dell’investimento in maniera preventiva, ma possono verificare gli effetti degli investimenti informatici. La decisione di avallare la spesa per un Erp può essere fatta su un parametro non finanziario ma strategico: i sistemi informativi sono un fattore di crescita per le aziende.

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