MILANO – L’immediatezza e la forza comunicativa delle immagini sta spingendo le aziende a farne un utilizzo intensivo sui propri siti (le pagine web ne contengono oggi in media 60, dato Http Archive) con la diretta conseguenza che il peso delle pagine web è in aumento come mai prima (figura).
Quali sono i problemi che questo trend genera? Ecco i principali, ricordati in una recente conferenza stampa di Akamai dedicata al tema:
1) Cattiva user experience – Siti più pesanti significa pagine che si caricano lentamente, e dunque alti tassi di abbandono e danno alla brand image;
2) Mobility difficoltosa – Il problema è maggiore in mobilità: molte organizzazioni forniscono ancora immagini “a misura di desktop”, contribuendo alla riduzione delle performance dei siti in mobility. Gli utenti sono però sempre meno pazienti: “I navigatori abbandonano ormai con facilità il sito se il tempo di risposta è troppo lungo o se le immagini si caricano male: secondo le ricerche, passati 7 secondi, se la pagina non è visualizzata, più della metà dell’audience è persa”, dice Alessandro Rivara, Major Account Executive Italy, Akamai Technologies.
3) Alti tempi di lavorazione – Le aziende che tentano di fornire immagini modificate per una fruizione rapida, spesso devono affrontare carichi di lavoro complessi, che possono rallentare il time-to-market e aumentare i costi di storage; come spiega Nicola Ferioli, Head of Engineering, Akamai Italia; per ogni immagine è infatti necessario produrre versioni diverse in base al tipo di device a cui sono destinate, al browser (ognuno supporta alcuni formati di immagine meglio di altri), alla risoluzione più o meno alta dello schermo e ad altri motivi di resa finale (es. creazione di una versione scontornata da un originale con sfondo bianco): “Considerando tutti i parametri, arriviamo a contare 108 diverse varianti della stessa immagine – dice Ferioli – Pensate all’impegno che richiede una simile operazione e a cosa significhi dover ripetere il processo nel caso sia necessario apportare una modifica [al contenuto dell’immagine d’origine – ndr]”.
Image Manager, la soluzione proposta da Akamai, risponde a queste problematiche offrendo ai proprietari dei siti uno strumento per ottimizzare automaticamente le immagini web, “ovvero per ottenere i massimi livelli di performance e qualità visiva nel rispetto dei tempi di delivery – come spiega Ferioli – la soluzione si pone come layer intermedio tra l’utente e il sito di origine; l’azienda ha solo il compito di caricare su quest’ultimo una singola immagine di elevata qualità, anche inadatta al web; il resto avviene automaticamente”, Image Manager genera 108 varianti dell’immagine e all’utente viene consegnata in tempi estremamente ridotti la versione migliore in base al device usato: “Viene fatto il resize, scelta la compressione e il formato più adeguato, tutto senza toccare il server del cliente”, specifica Ferioli; l’operazione avviene in uno spazio cloud di Akamai dove sono anche conservate tutte le diverse versioni di immagine generate.