Le soluzioni Blockchain sono in fase di rapida adozione nei mercati bancari e finanziari, più di quanto ci si potesse in realtà attendere da una tecnologia non ancora matura. “Essendoci stata a livello globale una fortissima attenzione verso la cripto valuta bitcoin – affermano Valeria Portale, Direttore Osservatorio Mobile Payment & Commerce e Filippo Maria Renga, Direttore Osservatorio Digital Finance, degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano – è abbastanza naturale che il mondo finanziario sia quello più ‘effervescente’ anche se a nostro avviso siamo in una fase dove regna ancora molta confusione”.
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LE SOLUZIONI – Blockchain as a service, una spinta per i mobile digital payment |
Secondo quanto rivelato a ZeroUno dai due analisti, vi è a livello globale una certa difficoltà nell’identificare le aree più idonee ove far partire progetti pilota di sperimentazione: “nel settore finanziario, in particolar modo – precisano Portale e Renga – si corre il rischio di dar vita a ‘semplici’ distributed ledger privati. Nel tentativo di rispondere a criticità sul fronte sicurezza e governance, potrebbero nascere progetti che in realtà fanno venir meno alcune importanti logiche che sottendono la tecnologia Blockchain, in particolare dal punto di vista della trasparenza e dell’assenza del controllo centralizzato”.
Finance, il settore che corre di più
Due nuovi studi dell’Ibm Institute for Business Value mostrano comunque quanto si stia diffondendo l’attenzione su queste tematiche: il 15% delle banche e il 14% delle istituzioni finanziarie intervistate [in due separati studi, entrambi condotti a livello globale su un panel di 200 persone intervistate; in un caso appartenenti a 200 istituti finanziari, nell’altro operanti all’interno di 200 banche – ndr] intendono attuare su larga scala soluzioni blockchain entro il 2017. Un’adozione di massa potrebbe non essere poi così lontana, considerato che circa il 65% delle banche si attende di avere soluzioni blockchain in produzione nei prossimi tre anni. Di fatto, è già dal 2014 che gli istituti bancari stanno investendo in progetti di ricerca basati sulla tecnologia Blockchain [a guidare la ricerca sulla Blockchian applicata alle transazioni finanziarie è il consorzio R3, formato da 40 componenti tra i quali Intesa Sanpaolo e Unicredit – ndr]. La Commonwealth Bank of Australia sta utilizzando il protocollo Ripple, una Blockchain privata, per trasferire i pagamenti tra le sue sussidiarie con risposte efficaci in termini di rapidità nelle transazioni e minori costi. Anche Citigroup sta sperimentando progetti sfruttando Blockchain private per lo scambio di valuta interna, soprattutto come sistema per limitare i rischi di intermediazione quando vi sono di mezzo piccole banche locali. Abn Amro sta studiando come gli smart contract possano essere applicati per ridurre i rischi nel trade finance oppure per l’emissione delle lettere di credito. Anche il progetto portato avanti da Chain, Eris Industries, Ethereum, Ibm e Intel si sta concentrando sugli smart contract come ‘tassello tecnologico e procedurale’ per facilitare l’emissione, i passaggi di secondary trading e il riscatto dei commercial paper.
“Tutti ambiti dove anche le principali e più grandi banche italiane stanno investendo”, confermano dalla loro prospettiva Portale e Renga, come dimostrano i progetti portati avanti da Unicredit che alla fine di febbraio di quest’anno ha pubblicato un white paper [“Blockchain Technology and Applications from a Financial Perspective” – ndr] a firma di Matteo Biella, Functional Analyst and risk management experience, e Vittorio Zinetti, It Business Analyst, secondo i quali “la Blockchain ha un elevato potenziale nel ridisegnare l’attuale infrastruttura tecnica dei servizi finanziari”.
Una potenziale applicazione riguarda, come in altri progetti di cui abbiamo accennato, i pagamenti interbancari con la partecipazione delle banche quali ‘nodi di convalida’ nel network della Blockchain, aspetto che rende non più necessaria la “riconciliazione tra diversi database – scrivono gli autori – poiché l’autorevolezza della contabilità è ottenuta ‘per consenso’ (di tutte le banche che fanno parte della rete)”. Non solo, “i pagamenti possono essere risolti senza ricorrere ad intermediari e senza tasse/fee aggiuntive”.
Altra possibile applicazione, sempre secondo l’analisi dello staff Unicredit, si potrebbe concretizzare dal punto di vista della sicurezza del ‘post-trade lifecycle’: “Tutto il ciclo di vita dei titoli e dei documenti post-negoziazione potrebbe essere gestito mediante una Blockchain che di fatto sarà la ‘depositaria degli asset’ e regolerà tutte le operazioni come compensazione o regolamento”, si legge nel documento Unicredit.
Anche sul piano amministrativo e document management Biella e Zinetti intravedono interessanti potenzialità: “Agendo come piattaforma di compensazione/saldo e regolamento/autorizzazione, vengono meno tutte le attività di riconciliazione tra gli attori coinvolti”; in altre parole, la verifica della corrispondenza tra il saldo del conto di contabilità generale (che accoglie i movimenti di un conto corrente bancario) e l’estratto dello stesso conto emesso dalla banca non ha più alcuna ragion d’esistere.
In Italia è interessante anche il lavoro portato avanti da un team multidisciplinare riunitosi nel BlockchainLab, progetto di ricerca avviato dalla Fondazione FintechLab, all’interno del quale hanno aderito, oltre a diverse startup che dal centro ricevono supporto per lo sviluppo e l’analisi del proprio business, anche due importanti nomi della finanza italiana, Azimut e Intesa Sanpaolo che hanno inserito due loro rappresentanti, rispettivamente Claudio Bonetti e Giuseppe Cardone, all’interno del Comitato scientifico, con l’obiettivo di contribuire e ottenere una mappatura completa e costantemente aggiornata di tutte le più promettenti tecnologie, le più innovative startup e gli esperti che si stanno muovendo in ambito Blockchain.
Supply Chain Management, Legal, Travel… anche qui si muove qualcosa
“Sull’onda del fermento partito indubbiamente dal segmento finanziario/bancario – riflettono Portale e Renga – anche altri settori industriali e categorie di aziende si stanno muovendo nella sperimentazione della Blockchain, per esempio nell’ambito della protezione e tracciamento dei beni di lusso: pensiamo alla supply chain dei diamanti ed alla possibilità di poterne verificare in trasparenza tutti i passaggi, dall’estrazione alla lavorazione fino alla distribuzione globale, così come, con le stesse logiche e finalità, nel settore Agrifood, con particolare focus sugli alcolici”.
Incisiva potrebbe essere la forza dirompente della Blockchain nel mondo delle attività notarili e legali. Significativa in quest’ambito anche la ‘crociata’ portata avanti da Bitnation, una startup inglese con sedi a Londra ed Amsterdam che vuole promuovere il concetto di ‘cittadinanza globale’ mettendo nelle mani di una Blockchain pubblica i servizi della Pubblica Amministrazione estendendosi fino ai servizi legali e notarili. In Estonia [paese già alla ribalta dei media per il progetto e-Residency mediante il quale il Governo assegna agli stranieri un’identità digitale per avere così la possibilità di creare e gestire un business online secondo le normative estoni che prevedono di non tassare i ricavi delle aziende – ndr] , il Governo centrale ha intrapreso una collaborazione con la startup Bitnation per consentire agli e-Resident di notarizzare una serie di documenti (atti di matrimonio, certificati di nascita, residenza o cittadinanza, contratti di lavoro, ecc.) affidandoli alla Blockchain del governo (il programma si chiama Public Notary).
In Italia tra i pionieri in quest’ambito c’è Eternity Wall che offre un servizio chiamato Notarize grazie al quale è possibile sfruttare gratuitamente la tecnologia Blockchain per garantire a livello globale l’integrità dei propri documenti (con un semplice drag & drop dei propri documenti, il servizio crea una stringa di codice che finisce all’interno della Blockchain grazie alla quale tutti potranno verificare e certificare in futuro che in una data certa quel documento già esisteva). In questo momento è un servizio limitato, che secondo le normative vigenti non ha valore legale, ma se ne possono intuire le potenzialità in termini di trasparenza e certificazione. Resta ovviamente da capire se, quando e come tali transazioni possano essere riconosciute legalmente.
Chiudiamo la nostra disamina citando l’ambito della cosiddetta Travel Identity e riportando quando recentemente presentato da Sita, vendor It specializzato nel settore Viaggi che sta sviluppando una soluzione basata sulla Blockchain per dotare i viaggiatori di un’unica e sicura identità biometrica. Il progetto, sviluppato in partnership con ShoCard, startup specializzata in Blockchain, parte dall’idea che tutti i passeggeri possano avere in futuro sui propri dispositivi mobile e indossabili un token verificabile, che contenga dati biometrici e personali, grazie al quale le autorità potranno (mediante la scansione del volto e il check sul dispositivo mobile del viaggiatore), verificare l’identità dell’utente senza necessariamente avere il passaporto.
Per maggiori informazioni: Blockchain: cos'è, come utilizzarla e come cambierà il business