Uno dei temi affrontati in occasione dell’edizione internazionale di IBM Think Digital 2020, che quest’anno si è svolto interamente online, è stato quello del supply chain management, in quanto la supply chain è stata messa a dura prova in tutte le aziende durante le settimane del lockdown. Kareem Yusuf, General Manager Applications AI di IBM, ha introdotto l’argomento mettendo in campo gli aspetti principali che la caratterizzano soprattutto nello scenario attuale: “Tempi come questi – ha detto – evidenziano l’importanza della business continuity e portano in primo piano l’esigenza di ridurre i costi e garantire la resilienza delle operations e della supply chain”. A tale esigenza IBM risponde con un insieme di soluzioni, alcune delle quali, come la suite Sterling Supply Chain, offerta in prova gratuita per 90 giorni. L’obiettivo comune a tutte le soluzioni elencate da Yusuf è quello di dotare le organizzazioni delle “capacità essenziali perché siano in grado di ottenere visibilità integrale e informazioni intelligenti in tempo reale, necessarie per migliorare il processo decisionale”. Un obiettivo che Big Blue persegue integrando nelle sue tecnologie intelligenza artificiale, sistemi blockchain, automazione e IoT “per accelerare il time to value con configurazioni ed estensioni specifiche del settore o garantendo flessibilità grazie alla nostra piattaforma hybrid cloud sviluppata su Red Hat OpenShift”.
Supply chain management e il problema di una previsione della domanda imprevedibile
A sottolineare le sfide che oggi investono l’intera filiera logistica e distributiva è intervenuto Jonathan Wright, Global Lead Cognitive Process Re-Engineering e Global Lead Supply Chain Management di IBM Global Business Services: “L’estrema volatilità che ha colpito la supply chain – ha esordito Wright – ha completamente mandato in frantumi molte delle norme e delle consuetudini lavorative dei clienti”. Le nuove priorità dettate dalla pandemia hanno spinto a focalizzarsi anzitutto sulla sicurezza e la salute dei dipendenti, ma subito dopo hanno lanciato una prima sfida legata alla previsione della domanda. “La conseguenza di uno shock sulla domanda grava sulla capacità delle organizzazioni di capire cosa distribuire domani o la settimana successiva. I metodi storici di previsione si basavano solo sul tempo. Ciò che è successo ieri e l’anno scorso è una buona indicazione per quello che accadrà domani. Ma il Covid ha buttato tutto questo all’aria”. La seconda sfida aperta riguarda il lato dell’offerta. “Circa il 90% delle prime 1000 azienda della classifica di Fortune – ha continuato Wright – aveva fornitori di secondo e terzo livello nella regione di Wuhan. Sotto un’incredibile pressione, hanno dovuto cercare nuovi fornitori disponibili per mantenere la continuità e soddisfare le richieste dei clienti”.
L’intelligenza artificiale per capire cosa succede in tempo reale
Quante, tra queste organizzazioni, avevano già incorporato tecnologie evolute come l’intelligenza artificiale all’interno della propria supply chain, sono state capaci di reagire più velocemente. “Ora vivono una normalità temporanea e si spera, un giorno o l’altro, di entrare in una nuova normalità, molto diversa dalla vecchia, ma auspicabilmente in un contesto più stabile”. Aspettando il “new normal”, IBM ha proposto nel periodo di maggiore crisi strumenti e risorse per la previsione della domanda. Utilizzando l’AI, per esempio, ha reso possibile estrarre i dati da migliaia di sorgenti per dare un quadro particolareggiato di che cosa sta succedendo in una determinata zona, della curva dell’epidemia, dell’apertura delle scuole, del numero reale di persone in isolamento e così via. Il cambiamento nella domanda non sempre è coinciso con un suo crollo vertiginoso. “Uno dei nostri clienti ha diminuito drasticamente i singoli prodotti, ma ha aumentato incredibilmente i pacchi famiglia, cioè le vendite all’ingrosso. La sfida, perciò, è stata quella di adattarsi alla nuova domanda”. Nella supply chain, ha concluso Wright, la vera forza “dipende dall’anello più debole. Per questo bisogna collegarla dall’inizio alla fine. Offrendo AI e analisi dei dati, penso che i clienti si stiano abituando al potere che questi strumenti forniscono alla loro attività e al fatto che li pongono in una buona posizione per il futuro”.
La torre di controllo cognitiva nella supply chain di Telstra
Per spiegare come le tecnologie per il supply chain management IBM abbiano accompagnato e stiano accompagnando concretamente l’implementazione della resilienza nella supply chain e la riduzione dei costi operativi sono stati invitati i rappresentati di due aziende che collaborano con la multinazionale di Armonk. Jon Young, Supply Chain Executive di Telstra, la più grande rete di telefonia mobile australiana, ha parlato del percorso di 12 mesi, giunto al nono, che ha visto l’integrazione della “torre di controllo cognitiva nella rete della supply chain”. Un percorso che rappresenta una parte fondamentale nel “processo di empowerment dei team perché, a partire dai dati esistenti, lavorassero con i nostri stakeholder in modo collaborativo per prendere decisioni migliori su dove inviare i pezzi di ricambio e i materiali per costruire e riparare la rete”. Oltre al coronavirus, Young ha ricordato gli incendi boschivi che prima ancora, nel dicembre 2019, hanno funestato l’Australia determinando, assieme alla pandemia “picchi o cali massivi della domanda impossibili da pianificare. Dovremmo tornare indietro di 100 anni per trovare qualcosa che possa influenzare l’offerta e la domanda in questo modo”. Quello che in tempi normali è un’eccezione, cioè l’anomalia isolata lungo l’intera supply chain, è diventata la norma. “Questa situazione ci ha davvero aiutato a prestare particolare attenzione a questi errori isolati e ora stiamo lavorando attivamente per sfruttare appieno gli strumenti, i dati e i processi che abbiamo adottato e che sappiamo funzionare per risolvere queste anomalie”. In una situazione così distante dall’ordinaria amministrazione, ha detto alla fine Young, “crediamo che i processi, i modi di lavorare agili e l’utilizzo efficace degli strumenti, come la torre di controllo cognitiva, ci hanno permesso di anticipare i problemi, anziché di limitarci a reagire”.
Maximo, la piattaforma IBM applicata in campo energetico
La seconda azienda chiamata a portare la propria testimonianza è stata la Southern Company di Atlanta, società energetica statunitense con più di 9 milioni di clienti e circa 52.000 megawatt di capacità produttiva. Joe Harvey, Vice President of Technology – Enterprise Technology Solutions dell’azienda, ha raccontato il legame che dal 2010 lega la sua compagnia a IBM tramite Maximo, piattaforma intelligente di asset management, work management e, ovviamente, di supply chain management. “Da un decennio lavoriamo con IBM in modo tale che Maximo sia sempre più affidabile e che sia al servizio dei nostri impianti, affinché a loro volta possano girare e generare l’elettricità necessaria per fornire il servizio al cliente”. La soluzione di IBM, con il tempo, tenderà a essere implementata come standard aziendale. Non soltanto, quindi, a supporto della divisione elettrica, ma finirà per comprendere anche il business del gas. La suite, inoltre, attualmente viene utilizzata per la costruzione dell’unico impianto di energia nucleare presente negli Stati Uniti. Si tratta di “uno dei progetti a massima priorità della nostra compagnia. Stiamo realizzando due unità – ha dichiarato in chiusura Harvey -. La prima sarà avviata nel 2021, la seconda nel 2022, e stiamo usando Maximo per guidare la gestione delle risorse. Dopo, continueremo a usarlo per seguire la manutenzione degli impianti”.