Nei fatti l’Erp, pur con i limiti di diffusione nelle imprese e nelle organizzazioni italiane, può essere considerato un elemento fondamentale per un qualunque sistema informativo aziendale. Tuttavia, in questi anni, l’esperienza ne ha evidenziato i limiti in termini di flessibilità e di capacità di evoluzione in tempi compatibili con la velocità del business e con le necessità di integrazione derivanti dalle sempre più frequenti operazioni di merger & acquisition e di internazionalizzazione delle attività d’impresa.
L’evoluzione in chiave Soa e la relativa “componentizzazione” delle applicazioni (da un insieme di macro-blocchi applicativi a tutta una serie di Web-Services componibili in modo flessibile e differenziato) potrebbe rappresentare una soluzione per il superamento dei limiti principali degli Erp come oggi li conosciamo.
La Soa consente di rendere indipendenti gli sviluppi applicativi dalle tecnologie sottostanti attraverso la focalizzazione sui processi anziché sulle attività, andando così a coniugare l’It con le esigenze di business. Astratta però dai percorsi concreti, la Soa rischia a sua volta di diventare una nuova buzzword dell’It: oggetto di dibattiti e convegni, è scarsamente compresa nelle sue potenzialità in termini di apporto alla flessibilità di Erp di nuova generazione, con una percezione dei vantaggi della componentizzazione ancora scarsa.
Per l’integrazione fra sistemi Erp e piattaforme Soa, l’identificazione di blocchi applicativi componentizzati e la sostituzione delle interfacce con connessioni verso gli Enterprise Service Bus (infrastrutture software che forniscono servizi di supporto alle architetture Soa complesse, ndr), fino alla definizione di modalità completamente nuove per la progettazione di un sistema Erp, non basta l’opera di evangelizzazione che da qualche tempo i grandi software vendor hanno intrapreso. Affinché non resti un’operazione puramente marketing è infatti necessario, soprattutto in un mercato come quello italiano dove prevalgono le medie imprese, una preparazione dei system integrator e delle terze parti che dovrebbero così diventare consulenti per supportare concretamente le scelte e i percorsi delle imprese clienti.
Tutto ciò sembra indispensabile per prevenire il rischio, che un’indagine Gartner (http://www.gartner.com/ ) condotta a livello internazionale sugli insuccessi dei progetti Soa evidenzia; ossia, che per il desiderio di anticipare i benefici che possono derivare dall’adozione della Soa, le organizzazioni più avanzate trascurino da un lato di definire un’adeguata governance e dall’altro effettuino una scelta non adeguatamente meditata della tecnologia. Chi può aiutarle, se non i system integrator, a definire dei percorsi adeguati alle esigenze aziendali a partire dall’identificazione degli strumenti tecnologici di base?
Dall’analisi Gartner risulta, infatti, che i fallimenti dei progetti derivano, nella prima fase, soprattutto da problemi di tipo tecnologico; mentre nelle fase successiva, in cui si passa dal progetto pilota all’estensione a livello enterprise dell’approccio Soa, i rischi sono soprattutto di sottovalutazione della governance.
La scelta della tecnologia abilitante
Se dunque il primo passo è la definizione dell’infrastruttura tecnologica, il primo scoglio è scegliere dove e come acquisire la tecnologia. Oggi, secondo Massimo Pezzini, vice president distinguished analys di Gartner, “le organizzazioni si trovano di fronte al bivio se scegliere una soluzione infrastrutturale solida e sperimentata con una discreta base installata (che però viene generalmente offerta ancora da fornitori di dimensioni medio-piccole) o scegliere invece soluzioni non del tutto mature proposte dai grandi vendor internazionali (che danno però maggiori garanzie di stabilità aziendale). Per quanto riguarda le tecnologie abilitanti per la Soa siamo infatti ancora nella classica situazione di inizio del ciclo”.
Quando si tratta di innovazione tecnologica spesso i piccoli fornitori di tecnologia focalizzati individuano prima dei grandi produttori di software le opportunità. Anche nel caso della Soa, i primi a lanciarsi su questa tematica sono stati i piccoli fornitori o addirittura aziende start-up che hanno costruito la loro offerta a partire dai primi anni 2000. Pezzini porta molti esempi fra cui Capeclear (http://www.capeclear.com/ ), Iona Technologies ) quali aziende che hanno mantenuto la propria autonomia, e altre come Sonic Software (http://www.sonicsoftware.com/ ) nata come spin-off di Progress Software (www.progress.com ) nei primi anni del 2000 per sviluppare la tematica e recentemente riaccorpata; e ancora, Actional ), azienda che inizialmente si occupava di legacy integration; riconvertita più recentemente come azienda che forniva soluzioni di web services management è stata acquisita da Progress Software. Stesso destino è stato quello di Systinet ) che si occupava di web services registry e life cicle management ed è stata acquistata da Hp ). “Queste aziende hanno prodotti sul mercato da alcuni anni e hanno avuto il tempo di creare una ragionevole base installata (al massimo si parla di una o due centinaia di clienti) sufficientemente ampia per dare garanzia sul funzionamento dei prodotti – sottolinea Pezzini. – Mentre solo più recentemente i grandi fornitori di software, come Oracle (http://www.oracle.com/ ), Sap (http://www.sap.com/ ) e Ibm (http://www.ibm.com/ ), si sono accorti di questo mercato e hanno reagito con acquisizioni”. Oracle, ad esempio, ha acquisito Oblix, per la componente web services e Collaxa per la parte business process, mentre in altre aree ha realizzato sviluppi in casa, come nel caso dell’Enterprise Service Bus, rilasciato circa un anno fa (settembre 2006).
“Si tratta di un prodotto ancora privo di base installata e quel volume che garantisca una buona maturità di prodotto – sottolinea Pezzini. – Stesso ragionamento vale per l’Enterprise Service Bus di Ibm, rilasciato all’inizio del 2006, che presenta ancora una base installata modesta”. Per non parlare di Sap che rilascerà la sua tecnologia di Enterprise Service Bus nel 2008.
Prospettive del mercato della tecnologia Soa
Guardare il passato in mercati che presentano alcune analogie (ad esempio quello della Enterprise Application Integration – Eai) può aiutare ad evidenziare le possibili prospettive della Soa. “Possiamo ipotizzare che anche per la Soa potranno sopravvivere in modo autonomo non più di una o due aziende nel campo dell’offerta dell’infrastruttura tecnologica, mentre le altre verranno acquisite da aziende più grosse”. Prevedere quali resteranno indipendenti non è facile, ma fra le candidate potrebbero figurare aziende come Progress Software, con un fatturato da mezzo miliardo di dollari, o Iona che ha un fatturato da 6-7 milioni di dollari e una discreta base installata. “Il mercato Soa sta crescendo moltissimo e dunque anche le aziende pioniere crescono in parallelo – sostiene Pezzini. – Bisogna però tenere conto che anche le maggiori hanno fatturati da qualche decina di milioni di dollari e possono dunque essere facilmente preda di aziende più grandi”.
Il consiglio di Pezzini alle aziende utenti è però di distinguere fra le probabilità di sopravvivenza dell’azienda e quelle del prodotto. Se questo ha una base installata sufficientemente ampia e una buona tecnologia il prodotto può sopravvivere anche se l’azienda viene acquisita. Un esempio, l’acquisizione di WebMethods (http://www.webmethods.com/ ) da parte di Software Ag ), che ha mantenuto l’offerta, acquisendo la tecnologia e facendola propria. Lo stesso potrebbe accadere in generale nel mercato della Soa per aziende che abbiano sufficiente base installata. Inoltre la maggior parte di prodotti per l’infrastruttura Soa sono basati su standard e dunque presentano buona compatibilità. “Facendo gli investimenti giusti e prestando attenzione agli standard è meno difficile rimpiazzare l’uno con l’altro di quanto non accadesse con l’Eia”, precisa Pezzini.
Nuove prospettive per gli Erp
La scelta dipende da molti fattori, non ultimo la strategia applicativa: un cliente Oracle o Sap dal punto di vista applicativo può avere buone ragioni per scegliere comunque la loro infrastruttura. Senza trascurare il fatto che per la scelta del prodotto le aziende dovrebbero aver chiare i propri requisiti. Il rischio è dunque scegliere un prodotto che in astratto è ottimo ma non necessariamente risponde al meglio alle proprie esigenze. Ulteriori errori tecnologici nelle fasi iniziali derivano dalla mancanza di competenze: affrontare un progetto sottovalutando la complessità tecnica e fidandosi troppo delle capacità interne o dei partner di sviluppo che normalmente si utilizzano.
Spesso il primo progetto deve essere sviluppato rapidamente perché è importante dal punto di vista business e ha scadenze stringenti: si scelgono così scorciatoie evitando di testare a sufficienza l’applicazione e l’infrastruttura sottostante, oppure ci si dimentica di aspetti importanti come creare l’infrastruttura e un’applicazione facilmente gestibile e mantenibile.
“Anche nel caso di sviluppo di soluzioni pacchettizzate, spesso le medie imprese di software sono più avanti delle grandi multinazionali”, aggiunge Pezzini, portando ad esempio Ifs ), azienda svedese che produce Erp per medie imprese, già da tre anni in ambiente Soa, mentre grandi vendor come Oracle e Sap ci stanno arrivando solo da poco.
Questi medi fornitori spesso non hanno la forza di basarsi su soluzioni infrastrutturali proprie e operano in partnership con fornitori specializzati sulla componente infrastrutturale.
Il “rischio è dunque – secondo Pezzini – che le soluzioni Soa vengano adottate prima da aziende clienti medie anziché dalle grandi imprese per le quali sembrerebbero più adatte, che aspettano invece l’arrivo delle soluzioni di grandi vendor internazionali”.
Anche se finora i pionieri sono le grandi banche e le aziende di telecomunicazioni, sembra aprirsi una prospettiva anche per le medie imprese, in parte perché strattonate dai loro fornitori (generalmente di medie dimensioni) sia perché le tecnologie Soa hanno oggi costi molto più abbordabili di soluzioni come le Eia di qualche anno fa.
Lo sviluppo delle architetture Soa potrebbe però anche, d’altra parte, essere destinato a stimolare ulteriormente le acquisizioni da parte dei fornitori di Erp (negli ultimi anni assai più frequenti che negli anni ’90), anche grazie alla maggior semplicità e convenienza nell’integrazione delle piattaforme tecnologiche. In tal modo è molto più facile mettere a disposizione degli utenti di una piattaforma applicativa le funzionalità di un’altra piattaforma, nonché integrare add-on e moduli di partner.
Con la Soa siamo già nell’era post-Erp, dove saranno vincenti quei fornitori capaci di rendere disponibili un’infrastruttura Soa affidabile, dei percorsi evolutivi credibili e modelli innovativi di sviluppo e integrazione degli Erp, basati su standard, evitando il rischio di trasformare la componentizzazione in una riedizione del make.
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