InfoCert, al centro della “digital trust”

L’azienda continua a investire in prodotti e soluzioni necessari per dare pieno valore legale e massima sicurezza ai documenti digitali. Guardando anche a realtà di dimensioni minori e lavorando per abbattere l’ostacolo principale: l’inerzia al cambiamento.

Pubblicato il 22 Apr 2014

“Il nostro impegno per quest’anno – ha affermato Danilo Cattaneo, Direttore Generale di InfoCert – è quello di continuare a investire in nuove soluzioni per la ‘digital trust’, ossia su tutto ciò che è necessario per dare pieno valore legale e sicurezza ai documenti digitali. Parallelamente, un trend sul quale stiamo lavorando molto è quello della digital identity. Abbiamo sempre effettuato investimenti impegnativi in ricerca e sviluppo: per il 2014 sono stati stanziati circa 4 milioni di euro, nel 2013 ne abbiamo spesi 3,6”.

Danilo Cattaneo, Direttore Generale di InfoCert

E i risultati non mancano… InfoCert, attore di rilievo nel mercato per i processi di conservazione sostitutiva e per i servizi di posta elettronica certificata, nel 2013 ha messo a segno una crescita a due cifre, 26%, con un fatturato che ha superato i 32,5 milioni di euro. “Il 40% del nostro fatturato – ha spiegato Cattaneo – deriva da soluzioni su commessa, veicolate per lo più dai system integrator, mentre la restante parte è generata con prodotti a volume, soluzioni per la dematerializzazione a norma, per la firma digitale e così via. Per quanto riguarda i target, il mercato più grande per noi è quello bancario-assicurativo e continuerà a esserlo anche per quest’anno. Segue il mondo delle PA, soprattutto le più grandi, tra cui la sanità, e l’industria privata; questi tre ambiti pesano sul totale dei ricavi generati, rispettivamente per il 40%, per il 25% e per il 35%”.
Anche per le realtà più piccole
InfoCert ha fatto tesoro della propria esperienza e ha strutturato i suoi prodotti per rispondere anche alle esigenze delle realtà più piccole: “Le realtà di dimensioni minori – ha dichiarato Cattaneo – hanno, sulle tematiche relative alla gestione documentale, le stesse necessità delle grandi banche sia dal punto di vista legale sia per quanto riguarda le problematiche di sicurezza. È chiaro che i passi per adottare le novità cambiano a seconda della situazione aziendale e la revisione dei processi documentali va inserita in una riorganizzazione generale. Dal canto nostro, abbiamo cercato di semplificare il più possibile l’introduzione delle tecnologie (integrando per esempio le nostre soluzioni con i principali Erp, con i più importanti motori Ecm eccetera), pacchettizzando l’offerta al fine di costruire una libreria di soluzioni. Inoltre abbiamo lavorato per offrire servizi cloud certificati che usufruiscono dei nostri tre datacenter dislocati sul territorio (Padova, Modena e Milano). Le aziende hanno così sperimentato con entusiasmo la possibilità di implementare nuove soluzioni in 6 settimane invece che in 6 o 7 mesi come accadeva in passato”.
All’inizio del prossimo giugno la fatturazione elettronica sarà oggetto di obbligo normativo per le PA; questo dovrebbe essere un fattore di rilievo per innescare un circolo virtuoso di innovazione: “Nella stragrande maggioranza delle aziende – ha evidenziato Cattaneo – il principale ostacolo che dobbiamo affrontare è l’inerzia al cambiamento. Le leggi ci sono, la tecnologia è matura, inoltre, una sempre più seria analisi dei vantaggi portati dalle innovazioni nei processi dovrebbe incentivare gli utenti, eppure succede ancora che le aziende si sentano più sicure con la carta… Ma le cose cambiano: anni fa l’introduzione del bilancio telematico è stata vissuta dalla maggior parte delle aziende esclusivamente come un obbligo; oggi da tutti è riconosciuta la preziosa possibilità di avere velocemente le informazioni relative alle aziende sparse su tutto il territorio. Ora la fatturazione elettronica, inizialmente, sarà utilizzata per le fatture attive, ma poi si capirà che il vero risparmio è su quelle passive. L’Italia ad oggi deve effettuare un passo in avanti per raggiungere paesi come Spagna e Messico, che già da qualche tempo – in termini di fatturazione elettronica – hanno acquisito una gestione sempre più “paperless”. D’altra parte, l’innovazione potrebbe partire dal mondo privato (Nokia per esempio impone la fatturazione elettronica lungo tutta la sua filiera); il percorso non è semplice, ma comunque siamo in cammino”.

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