Internazionalizzazione e innovazione ICT. Una fotografia delle aziende del “Made in Italy”

Differenti modelli e modalità di internazionalizzazione portano a diversi disegni e ruoli dei sistemi informativi.  Una fotografia di ciò che le aziende italiane del "Made in italy" possono fare per rendere più efficace il loro percorso di espansione.

Pubblicato il 21 Apr 2008

di Stefano Mainetti e Fabrizio Amarilli*

La definizione del piano di evoluzione del Sistema Informativo aziendale ha l’obiettivo di individuare un percorso di crescita del Sistema allineato ai bisogni di business, attuali e previsti, dell’azienda. Questo processo investe le molteplici componenti del Sistema, l’infrastruttura di comunicazione e di elaborazione, le applicazioni di base, il patrimonio applicativo di supporto alla produttività individuale e a livello aziendale, che devono essere analizzate e fatte crescere in modo armonioso e coerente alle esigenze di business dell’azienda. Tali esigenze sempre di più sono influenzate da fattori non direttamente connessi ai processi operativi dell’azienda, ma da scelte strategiche, quali quelle che coinvolgono la struttura organizzativa, le operazioni straordinarie quali fusioni e acquisizioni o il ricorso a nuovi capitali mediante quotazione in borsa, l’esternalizzazione di parti del processo produttivo, l’internazionalizzazione. In questo articolo, primo di una serie di quattro pubblicazioni in cui si analizzano alcuni fenomeni che con crescente intensità influenzano le scelte Ict delle imprese, si affronta il tema del legame fra il processo di internazionalizzazione delle imprese e le decisioni in ambito Ict. Tenendo in considerazione come questi fenomeni possano essere attribuiti facilmente alla dimensione media dell’impresa italiana, quella impresa del “made in Italy” che cerca, in un processo di internazionalizzazione del proprio business, una risposta al proprio sviluppo competitivo.
La presenza e l’attività di un’azienda in paesi diversi determinano infatti specifiche esigenze di comunicazione e integrazione che si riflettono in requisiti per il Sistema Informativo. Peraltro, l’evoluzione dell’offerta Ict rende oggi disponibile un ampio portafoglio di soluzioni su cui le aziende possono fare leva nei propri processi di internazionalizzazione.
Il processo di internazionalizzazione nei suoi differenti aspetti, dall’espansione commerciale alla delocalizzazione produttiva, è un fenomeno in crescita, come testimoniano alcuni indicatori. Nel dicembre 2007 il valore dell’esportazione di alcuni prodotti manifatturieri italiani, quali quelli del settore dell’automotive, della meccanica e della siderurgia, sono cresciuti a tassi fra il 10 ed il 20% rispetto ad un anno precedente [1]. Per quanto riguarda la delocalizzazione produttiva, alcuni dati puntuali possono rappresentare la dimensione del fenomeno: nel corso degli ultimi anni oltre 10.000 imprese del nord est italiano hanno investito in siti produttivi in Romania. Altre aree di elezione sono state l’Ungheria, la Bulgaria, l’Albania , la Polonia ed il bacino del Mediterraneo (Marocco, Tunisia, Egitto e Turchia in particolare). Più recentemente, sono cresciuti gli investimenti in Russia, India e, a tassi più elevati, in Cina, paesi che presentano un potenziale di crescita superiore alle aree di tradizionale scelta italiana [2]. L’Osservatorio Asia [3] ha rilevato, con una analisi ritenuta in difetto, data la difficoltà di raccolta delle informazioni, che la presenza italiana in Cina, outsourcing escluso, è di 1.202 aziende, di cui 455 con attività produttiva, 1.085 sono investimenti riconducibili a società registrate in Italia e 117 a società straniere con capitale italiano al 10% del totale. Per rilevare come questo fenomeno influenzi le scelte legate alle Ict è necessario scomporre le tipologie di internazionalizzazione.
Da un punto di vista generale, il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane interessa due tendenze principali: l’espansione del mercato di vendita a livello internazionale, realizzato attraverso lo sviluppo di una rete commerciale o altri strumenti di accesso al mercato, e l’estensione dei siti produttivi all’estero, anch’esso attraverso differenti modalità operative. Si individuano così le seguenti tipologie di internazionalizzazione:
l’espansione del mercato di vendita a livello internazionale. Ha l’obiettivo di estendere il mercato potenziale di prodotti e servizi. La strategia può essere attuata attraverso differenti strumenti di accesso al mercato, quali lo sviluppo di una rete commerciale controllata dalla stessa azienda italiana, accordi commerciali con aziende o distributori locali fino a soluzioni di e-Commerce. Viene adottata da imprese che realizzano prodotti finiti identificabili con il brand italiano, come avviene per certe fasi del tessile, dell’automotive, dell’alimentare o del mercato del lusso, oppure per quei prodotti in cui la dimensione nazionale è naturalmente insufficiente a garantire un impiego ottimale del processo produttivo, come avviene per il settore siderurgico;
l’outsourcing a fornitori esteri. Viene attuato da aziende che hanno deciso di intervenire sulla propria filiera produttiva individuando fornitori esteri per alcuni componenti, materie prime o semilavorati che in precedenza erano acquisiti o realizzati direttamente dall’azienda con l’obiettivo di perseguire una strategia di concentrazione dell’azienda sulle attività a maggior valore aggiunto. Questa modalità è perseguita ad esempio da aziende del tessile o del calzaturiero, nonché da aziende del settore meccanico. In alcuni casi può portare all’apertura di sedi estere con l’obiettivo di effettuare la valutazione dei fornitori, gestire gli acquisti e svolgere il primo controllo di qualità;
la delocalizzazione in senso stretto. Fa riferimento al fenomeno di interruzione o riduzione della produzione in siti italiani ed al contemporaneo trasferimento in nuovi siti esteri, con l’obiettivo di usufruire dei vantaggi, tipicamente di costo, derivanti dalla nuova ubicazione. Questo approccio è tipico di aziende appartenenti ai differenti comparti del settore manifatturiero;
l’espansione della capacità produttiva all’estero. Come la delocalizzazione comporta l’apertura di siti produttivi all’estero, ma mantiene inalterata l’ubicazione delle unità produttive e il numero di occupati in Italia. Fa parte di una più forte strategia di internazionalizzazione in cui l’impresa mira anche a penetrare da un punto di vista commerciale il mercato di destinazione della delocalizzazione.
Questa complessa realtà determina differenti problematiche per i Sistemi Informativi aziendali rendendone difficile la pianificazione. Si pensi ad esempio alle necessità di gestire informazioni e documentazione in molteplici lingue, allo scambio informativo fra le aziende e le differenti sedi o i relativi fornitori, alla gestione della supply chain o alle necessità amministrative di consolidamento dei bilanci, alla gestione della manutenzione e assistenza delle apparecchiature, all’ovvia esplosione dei costi legati alla telefonia o alla necessità di coordinare una rete di partner con adeguati strumenti di lavoro collaborativo.
Un ulteriore fattore da considerare è la dinamicità con cui questi fenomeni avvengono. In termini di impatto sulle scelte Ict, questo comporta la necessità di poter riconfigurare frequentemente i sistemi, di poter garantire l’integrazione con molteplici applicazioni nonché la necessità di utilizzare standard internazionali sia per agevolare l’interoperabilità sia per poter garantire l’accesso alle competenze necessarie anche nei nuovi paesi.
Per poter comprendere l’impatto di questi fenomeni sul Sistema Informativo aziendale è possibile ricondurre le esigenze determinate dall’internazionalizzazione a due tipologie di requisiti:
il supporto alla comunicazione e al lavoro collaborativo (tipico soprattutto delle imprese con una struttura commerciale in altri paesi molto sviluppata) delle imprese che devono gestire rapporti commerciali o di fornitura con molteplici aziende, ma anche delle imprese in cui è richiesta una forte collaborazione nella gestione dei processi decentrati (si pensi ad esempio al codesign);
lo scambio informativo fra le applicazioni presenti nelle differenti sedi che determina la necessità di una integrazione applicativa tipica di imprese con processi produttivi frammentati o con strutture amministrative particolarmente complesse.
I fenomeni di internazionalizzazione possono così essere analizzati sulla base di una matrice di esigenze per il Sistema Informativo (figura 1).


Figura 1: Gli approcci all’internazionalizzazione e le esigenze del sistema informativo (Fonte: Politecnico di Milano)

(clicca sull’immagine per ingrandirla)


Dal punto di vista dell’offerta Ict sono oggi disponibili molteplici soluzioni che possono rispondere alle esigenze determinate dai processi di internazionalizzazione. In relazione all’esigenza di comunicazione è possibile ricorrere ad esempio a:
soluzioni Voip (Voice over Ip), ovvero applicazioni ed infrastrutture per la comunicazione vocale sulle reti dati basate su protocollo Ip. Il superamento dei limiti fisici legati alla connettività ha permesso la diffusione di tali soluzioni che permettono oggi una qualità della comunicazione confrontabile con la telefonia analogica. I vantaggi dell’introduzione dei sistemi Voip nelle imprese sono evidenti e riconducibili principalmente al contenimento dei costi o alla possibilità di avviare servizi aggiuntivi a valore (si pensi ad esempio all’inoltro automatico delle chiamate in base a regole predefinite dagli utenti o all’integrazione fra sistemi di telecomunicazione e applicazioni di Crm);
soluzioni per la Web conference o la videconferenza su Ip, ovvero applicazioni che permettono di sostituire le infrastrutture di videoconferenza basate su reti analogiche mediante l’utilizzo del protocollo Ip. La videoconferenza su reti IP rappresenta il naturale percorso di evoluzione nei servizi offerti dai già citati software di instant messaging, tuttavia esistono soluzioni in grado di offrire servizi di videoconferenza evoluti, mediante ad esempio la condivisione di informazioni e applicazioni e supportando il lavoro collaborativo;
soluzioni di Unified Communication ovvero di sistemi in grado di integrare in tempo reale molteplici applicazioni a supporto della comunicazione, quali applicazioni di messaggistica, telefonia, fax, email, voice mail, sistemi di notifica della presenza (in grado di permettere agli utenti di capire quando altri utenti sono connessi alla rete e/o disponibili alla comunicazione) e di supporto alla produttività individuale.
In relazione invece all’esigenza di integrazione applicativa, sono disponibili molteplici soluzioni, quali ad esempio:
Enterprise Portal (EP) multilingue. Si tratta di tecnologie per la realizzazione di portali Web in grado di permettere a differenti utenti, interni ed esterni all’azienda, di accedere a contenuti, servizi ed applicazioni aziendali in forma personalizzata. Sono oggi disponibili soluzioni multilingua in grado di gestire contenuti e funzioni in differenti lingue, caratterizzate da differenti alfabeti, ideogrammi, orientamenti di scrittura. I benefici derivanti dall’impiego degli EP includono la razionalizzazione dei flussi informativi, la concentrazione e l’accessibilità ai contenuti attraverso un unico repository, la riduzione di costi interni alle aziende, mediante ad esempio le funzionalità “self service” rivolte agli impiegati (si pensi alle funzionalità di gestione rimborsi, prenotazioni viaggi, gestione ferie, pubblicate nelle Intranet aziendali);
applicazioni B2C (Business to Consumer). Applicazioni che sfruttano le tecnologie Web per il supporto alle transazioni commerciali fra azienda e clienti/utenti finali. I benefici di tali soluzioni sono riconducibili principalmente al contenimento dei costi, grazie sia al fenomeno di disintermediazione, sia alla semplificazione nelle transazioni, oltre che alla naturale estensione del mercato potenziale. Alcune imprese stanno inoltre esternalizzando le infrastrutture B2C (in questo caso di parla di B2C Project Outsourcing), con l’obiettivo semplificarne ulteriormente di gestione;
applicazioni di e-Supply Chain, execution e collaboration. Le prime fanno riferimento a soluzioni tecnologiche in grado di automatizzare lo scambio di documenti nel ciclo passivo, dalla contrattazione all’ordine e al pagamento, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza complessiva del processo, ridurne gli errori e contenendo i tempi di ciclo. Le seconde forniscono invece un supporto alla gestione delle attività di pianificazione e al processo di sviluppo e introduzione di nuovi prodotti mediante, ad esempio, la gestione delle revisioni, lo scambio di documenti di progettazione ecc. I principali benefici consistono nell’incremento di efficacia di tutta la catena di fornitura;
e-Procurement. Si tratta di strumenti che supportano sia la fase di approvvigionamento, dalla selezione dei fornitori alla negoziazione dei prezzi, sia la fase di gestione degli acquisti a catalogo di beni e servizi. I benefici riguardano il recupero di efficienza del processo di approvvigionamento, la riduzione dei prezzi ed il maggiore controllo delle spese;
Integration service provider. Si tratta di fornitori di servizi di integrazione B2B, quali i servizi di comunicazione e conversione dei formati dei dati e dei documenti scambiati, di gestione delle transazioni, di integrazione dei sistemi di back end. Queste soluzioni si dimostrano adatte ad imprese caratterizzate da dimensioni e risorse informatiche limitate, non in grado di gestire internamente transazioni B2B;
Erp di secondo livello. Si tratta di applicazioni gestionali che presentano alcune caratteristiche tipiche dei più noti Erp, quali la modularità, l’apertura e lo sviluppo attraverso tecnologie standard e allo stato dell’arte, ma caratterizzate da una semplificazione delle funzionalità disponibili. Tali applicazioni, in grado di comunicare agevolmente con gli Erp, si dimostrano una soluzione adatta per le sedi decentrate di imprese che dispongano di una soluzione Erp nel sito principale. I costi ed i tempi di installazione e avvio (roll out) di tali soluzioni sono infatti più contenuti rispetto all’estensione a più sedi dei sistemi Erp;
Integration suite e Integration and Infrastructure appliance. Si tratta di un insieme di componenti infrastrutturali in grado di mettere in comunicazione e integrare sistemi indipendenti e sviluppati mediante tecnologie differenti. Offrono funzionalità quali lo scambio e la trasformazione di dati, routine intelligente, Business Process Management, amministrazione, gestione e monitoraggio, servizi B2B, basate tipicamente su una piattaforma a messaggi Mom (Message Oriented Middleware). Il beneficio legato a tali soluzioni consiste principalmente nella flessibilità derivante dalla possibilità di integrare applicazioni differenti e indipendenti;
Software as a Service (SaaS). Definito anche Software on Demand, si basa su un insieme di servizi applicativi, tipicamente residenti in una infrastruttura esterna e non gestita direttamente dall’azienda, cui gli utenti possono accedere “a richiesta” e con un meccanismo di pagamento basato sull’uso. Questo approccio si sta diffondendo per le applicazioni gestionali nel loro insieme o per il supporto a singoli processi di business delle imprese (amministrativo, gestione delle risorse umane, Crm), e promette, almeno in linea teorica, molteplici vantaggi, quali la riduzione e semplificazione delle attività di installazione e manutenzione del software, il contenimento dei costi, l’aumento della flessibilità grazie sia alla possibilità di ampliare il portafoglio di servizi cui le postazioni possono accedere che di estendere l’accesso a nuove postazioni in maniera immediata. L’impresa che affronta quindi un processo di internazionalizzazione ha quindi a disposizione un ampio portafoglio di soluzioni. Come individuare quindi la combinazione migliore? Non esiste una “ricetta” unica, le scelte dipendono anche dalle strategie, dalle aspettative e dalla sensibilità alle tecnologie di chi guida le imprese. Possiamo comunque individuare tre modalità di impiego di queste tecnologie:
approccio tattico. Basato sull’investimento in tecnologie consolidate e che determinano risparmi di costi misurabili in tempi brevi, come le soluzioni Voip o di Unified Messaging. È tipico di imprese operanti in contesti non eccessivamente dinamici e con una struttura commerciale molto complessa e sviluppata;
approccio orientato alla efficienza e all’integrazione. Si basa sull’adozione di applicazioni nativamente integrate fra loro (ad esempio di B2B), basate su tecnologie standard e mature. E’ tipico di imprese con l’esigenza principale di razionalizzare il funzionamento di una struttura produttiva delocalizzata;
esiste poi un terzo approccio orientato alla flessibilità e adottato da organizzazioni complesse e operanti in contesti dinamici, dove i costi necessari per lo sviluppo delle interfacce di integrazione e la minore efficienza rispetto a soluzioni applicative integrate sono compensati dalla estrema flessibilità del sistema, in grado di mettere in comunicazione virtualmente ogni applicazione. Si basa sull’impiego di tecnologie e servizi di integrazione quali Soa (service Oriented Architecture), Esb (Enterprise Service Bus), Eda (Event Driver Archietecture) in grado di mettere in comunicazione applicazioni e sistemi differenti. Obiettivo di queste architetture è arrivare a realizzare sistemi informativi flessibili e dinamici, in grado di evolvere in funzione delle esigenze di business.


[1] Fonte: Istat, Data Warehouse commercio esterno, 2007. Dati di previsione, non definitivi; [2] Fonte: Databank, 2005; [3] www.osservatorioasia.com, 2008

*Stefano Mainetti è docente di Tecnologie dei Sistemi Informativi, Politecnico di Milano, responsabile area Innovazione Digitale, Fondazione Politecnico. Fabrizio Amarilli è docente di Laboratorio di Analisi dell’Informazione, Politecnico di Milano, ricercatore nell’area Innovazione Digitale, Fondazione Politecnico.

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