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Rapid Move: l’approccio ibrido per passare a S/4Hana

Il webinar organizzato da ZeroUno, in collaborazione con IBM, ha illustrato i benefici di una metodologia alternativa per la migrazione all’ultima piattaforma SAP. Al centro, la conversione selettiva dei dati e la possibilità di standardizzare i processi Erp

Pubblicato il 22 Mag 2020

SapHana 1

SAP ha annunciato il fine supporto per il sistema ECC con scadenza nel 2027, forzando la migrazione verso la soluzione S/4Hana. Indipendentemente dalla deadline, l’adozione della nuova piattaforma rappresenta comunque un passo obbligato per qualsiasi organizzazione intenda innovare i processi di business cogliendo le opportunità dell’in-memory computing e delle tecnologie esponenziali (Intelligenza Artificiale, automazione, blockchain, Internet of Things).

Ma come effettuare il passaggio in maniera rapida ed efficace?

ZeroUno ha organizzato un webinar dedicato al tema, moderato dalla giornalista Arianna Leonardi, con la partecipazione di Luca Dozio, Ricercatore Senior Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, Gianmarco Quarti Trevano, Executive Partner SAP Service Line Leader, e Mauro Danzo, Application Architech – S/4Hana Adoption Leader di IBM Italy. L’evento ha coinvolto anche SNP, partner di Big Blue, con la presenza di Klaus Wesp, Director Transformation Advisory, in collegamento dalla Svizzera.

Il viaggio delle aziende verso il cloud

La presentazione di Dozio sull’adozione e i benefici del cloud computing parte da un’importante premessa: come stimato da Forrester a livello globale, passando a S/4Hana, il 72% delle aziende effettua il salto da un approccio on-premise alla nuvola per la gestione delle applicazioni core.

Secondo i numeri dell’Osservatorio Cloud Transformation, il cloud ha raggiunto la fase della piena maturità anche in Italia e le aziende stanno abbandonando le riluttanze iniziali: “Il mercato – riporta Dozio – vale oggi quasi 2,8 miliardi di euro, con una crescita 2018 su 2019 del 18%. Il cloud pubblico ha registrato un aumento del 25%, superiore rispetto alle atre componenti analizzate (Virtual Private Cloud e Data Center Automation) e alla media internazionale (+21%).

Le aziende nazionali credono nella nuvola, considerandola un fattore importante a beneficio del business. L’84% delle grandi imprese italiane (con un numero di dipendenti superiore a 250) ha investito nella nuvola pubblica”. Se il 51% delle aziende ricorre al Public Cloud per attività di supporto al business, il 41% lo utilizza anche sui processi core, denotando la crescente fiducia delle aziende nel nuovo modello. Secondo il campione intervistato (179 grandi imprese), il 9% delle organizzazioni ha già portato il legacy aziendale sulla nuvola e il 21% dichiara che evolverà verso un modello full-cloud; il 54% opterà per un modello ibrido e solo il 16% preferisce tenere tutto in casa.

Come migrare le applicazioni sulla nuvola

Dozio elenca le strategie di migrazione applicativa: Lift & Shift (semplice trasferimento del software su IaaS senza modifiche); Replatform (ottimizzazione e passaggio in PaaS); Refactor (riscrittura in chiave cloud-ready prima della migrazione); Repurchase (dismissione e acquisto di soluzione SaaS equivalente).

“Per scegliere la metodologia ottimale – dice l’analista – bisogna considerare cinque fattori: tipologia di processo e prevedibilità dei workload; obiettivi del progetto (ad esempio riduzione dei costi, miglioramento delle performance o aggiunta di funzionalità); condizione attuale dell’applicazione (è standard o customizzata? è cloud-ready o basata su un’architettura legacy?); disponibilità interna delle competenze; costi (per la trasformazione, la manutenzione eccetera)”.

Da un focus group con 60 aziende, il Repurchase è scelto soprattutto per applicazioni non core e per migliorare un processo standardizzato. Il Lift & Shift è preferibile su applicazioni personalizzate, che difficilmente possono essere sostitute da applicazioni già pronte, per accelerare i tempi di migrazione, contenere i costi e limitare i rischi; Replatform e Refactor, richiedendo maggiore impiego di risorse, vengono scelte per applicazioni core e mission-critical su cui vale la pena di investire.

Dozio conclude con un dato importante: su un campione di 167 grandi aziende, il 77% si troverà a gestire ambienti ibridi che integrano servizi IaaS, PaaS e SaaS con sistemi on-premise. Le principali criticità percepite nell’adozione del nuovo modello sono relative soprattutto all’orchestrazione e ottimizzazione dei costi (48%), nonché alla gestione della sicurezza su molteplici sistemi (47%).

Le piattaforme che abilitano la Cognitive Enterprise

A seguire, la presentazione di Quarti Trevano porta l’accento sul concetto di Cognitive Enterprise, ovvero un nuovo modello di azienda che sfrutta le business platform per raccogliere gli stimoli di innovazione espressi dai clienti (con una dinamica outside-in) e per reinventare l’offerta attraverso l’uso intensivo delle informazioni e delle tecnologie intelligenti (inside-out).

“Le business platform – sostiene il manager IBM – permettono l’interconnessione nativa tra ciò che è dentro e fuori l’azienda, integrando i servizi all’interno delle architetture ibride e abilitando le tecnologie esponenziali, che sfruttano i dati per dare vita a nuovi contenuti e soluzioni”.

La Cognitive Enterprise richiede un profondo cambiamento nell’approccio al lavoro e una cooperazione più trasparente e integrata tra aziende. Si realizza sulla base di tre elementi: le competenze e la capacità di concretizzare nuovi modelli organizzativi e collaborativi; le tecnologie esponenziali; le piattaforme digitali per gestire i flussi di dati e connettere gli ecosistemi cloud, assicurando workflow dinamici che cambiano in base agli eventi.

Come dichiara Quarti Trevano, in questo contesto anche il sistema Erp tradizionale deve evolvere e diventare una piattaforma intelligente: “In Italia, circa 7mila aziende lavorano su gestionali obsoleti, che devono essere ammodernati sia perché rimasti senza supporto sia per soddisfare le richieste di digital reinvention provenienti dal mercato. Come IBM, ci poniamo a fianco delle aziende nell’affrontare questi percorsi di innovazione e, insieme al nostro partner SNP, abbiamo elaborato la metodologia Rapid Move per l’adozione di SAP S/4Hana”.

Le caratteristiche principali di Rapid Move

“Si tratta di un approccio ibrido – prosegue Danzo -, ponendosi a raccordo tra un’implementazione da zero (Greenfield) e una conversione tecnica del sistema esistente (Brownfield). Si colgono così i vantaggi di entrambi i metodi, con la possibilità sia di utilizzare le nuove funzionalità presenti in SAP S/4Hana sia di preservare gli investimenti pregressi, con un passaggio tecnologico unico. Il software viene disaccoppiato dal dato e si rende possibile una revisione dei processi, in ottica di standardizzazione”.

Tra le altre caratteristiche, l’approccio proposto da IBM e SNP permette di accelerare il passaggio alla nuova interfaccia SAP Fiori utilizzata da SAP S/4Hana, grazie a modelli di implementazione pre-configurati.

Danzo passa in rassegna i benefici della metodologia, a partire dal “ritorno allo standard” che rappresenta un passaggio fondamentale per ricevere senza problemi i futuri aggiornamenti della piattaforma. “Rapid Move – continua l’esperto IBM – consente inoltre l’armonizzazione di dati e processi. Grazie al software T-Bone di SNP, diventa possibile effettuare una selezione mirata dei dati da convertire: si tratta di un fattore distintivo perché con il metodo Brownfield vengono trasferiti tutti i dati e con l’approccio Greenfield si effettua il passaggio solo dei dati che risultano aperti alla data della migrazione”.

Come funziona l’approccio di IBM e SNP

Scendendo nei dettagli del processo di migrazione, gli strumenti messi a disposizione da SNP permettono innanzitutto di creare una copia di SAP ECC all’interno di un empty shell che contiene l’insieme delle configurazioni e customizzazioni esistenti, escludendo i dati transazionali. L’empty shell viene migrata a SAP S/4Hana e si ottiene una nuova empty shell, che eredita tutte le precedenti personalizzazioni ma offre la possibilità di apportare modifiche e rivedere i processi per un ritorno allo standard. Una volta definito il landscape finale, la piattaforma viene trasferita al sistema target con un unico go-live e si procede alla conversione selettiva dei dati.

Grazie all’adozione degli empty-shell, il metodo Rapid Move permette di consolidare con un Big Bang go-live componenti tecnologiche e sistemi Erp differenti, che normalmente richiedono un processo in più fasi. Si riducono così i tempi della migrazione, ma rimane comunque possibile l’alternativa di un go-live graduale, per step successivi, in caso di necessità.

Tra i punti di forza dell’approccio IBM-SNP, Wesp sottolinea la possibilità di gestire all’interno di un unico progetto tutti i diversi aspetti della migrazione, proprio grazie al processo basato sulle empty shell e sulla migrazione selettiva dei dati.

Casi applicativi e aspetti consulenziali

A riprova dell’efficacia di Rapid Move, Quarti Trevano e Danzo citano dei casi applicativi. Utilizzando l’approccio IBM-SNP, in soli nove mesi, Vodafone Germania è riuscita a implementare circa il 50% delle nuove funzionalità presenti in SAP S/4Hana; il custom code è stato ridotto del 60% eliminando le parti obsolete, errate o non più utilizzate; gli 11 terabyte di dati sono stati ridotti del 90%, considerando di migrare soltanto i dati degli ultimi tre anni. Grazie alla metodologia fondata sulle empty shell, l’operatore di energie rinnovabili Arauco ha potuto utilizzare strategie di migrazione dei dati differenti consolidando due diversi sistemi su SAP S/4Hana.

In chiusura, Quarti Trevano sottolinea anche la capacità consulenziale di IBM nei processi di migrazione a SAP S/4Hana. Dalle risposte dell’instant poll lanciato durante il webinar, risulta infatti che le principali difficoltà nel passaggio alla nuova piattaforma consistono nella fase di ridisegno dei processi e nella mancanza di competenze interne. Big Blue mette a disposizione del cliente know-how e tecnologie di analisi per l’assessment iniziale, guidando la scelta delle strategie di migrazione. Wesp evidenzia infine come l’approccio Rapid Move venga incontro alle esigenze aziendali, permettendo proprio di razionalizzare selettivamente dati e processi nell’ottica “keep the best, transform the rest”.

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